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ANTIPROIBIZIONISMO

crasty

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QUI ci sono una serie di articoli e commenti legali sulle notizie che avete linkato sopra.

(se e' considerato spam me ne scuso e cancellate pure mi sembrava utile segnalarlo)
 

Majo

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Sarebbe un sogno porre fine alla Fini-Giovanardi. E soprattutto sarebbe anche ora di dare un calcio alle palle a questo insulto alla libertà dell'uomo.
 

pasqsn

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La droga nell’agenda politica

Franco Corleone commenta le prese di posizione sulla Fini-Giovanardi in vista delle prossime elezioni politiche per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 20 febbraio 2013.

Alla vigilia delle elezioni è stata diffusa una lettera del segretario Pier Luigi Bersani indirizzata alle Comunità Terapeutiche associate in “Comunitalia”, che accompagna le proposte del Partito Democratico per “un cambio di passo” nella politica sulle droghe.
E’ un documento molto articolato, che contiene affermazioni non generiche o rituali, ma affronta i nodi di scelte non fatte, che hanno pesato finora negativamente sul lavoro degli operatori dei servizi pubblici e del privato sociale. Bersani punta il dito contro le misure “inutilmente repressive se non controproducenti del duo Berlusconi/Giovanardi” e condanna l’inerzia di Andrea Riccardi, l’attuale ministro responsabile del governo tecnico.
Il primo dei dieci punti chiede l’immediata abrogazione della Fini-Giovanardi. E’ confortante leggere a firma di Bersani la denuncia della incostituzionalità della legge del 2006 e dell’impatto di quelle norme nel determinare il sovraffollamento carcerario: i dati citati confermano poi che in carcere entrano soprattutto consumatori o piccoli spacciatori, con un notevole peso, tra le sostanze, della cannabis. Vi è poi una vera e propria persecuzione verso chi coltiva marijuana per uso personale.
La riforma della legge antidroga è stata sostenuta anche da Vendola e Ferrero. E’ un buon risultato: il lavoro di approfondimento compiuto in questi sette anni sul carattere ideologico e antiscientifico della svolta repressiva con la pubblicazione di tre Libri Bianchi sulla legge antidroga e le sue conseguenze sul funzionamento della giustizia e sul carcere (condotto da associazioni come Forum Droghe, Antigone, Cnca), ha finalmente fatto breccia. Di recente, il Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto l’adozione di un decreto legge di modifica della Fini-Giovanardi per superare il sovraffollamento carcerario, indicazione disattesa colpevolmente dalla ministra Severino.
Nelle settimane scorse il congresso di Magistratura Democratica ha varato una mozione finale che chiede la riforma della legge antidroga per superare l’illegalità delle nostre carceri, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo. Per mettersi in regola vi è un anno di tempo ed è importante che al possibile capo del nuovo governo non sfuggano i termini della questione.
Infine, vi è una critica dura al Dipartimento Antidroga per ”come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni”. C’è da augurarsi che questo passaggio significativo sia letto anche dal sindaco di Reggio Emilia Delrio, che come presidente dell’Anci aveva siglato alla vigilia di Natale un accordo proprio con Serpelloni per la costituzione di un Consorzio Etico (sic!) in ogni città per una “community contro le droghe”, secondo principi elaborati dal Dipartimento stesso e fondati su messaggi terroristici e antiscientifici per i giovani. E’ una gaffe imbarazzante.
Sembra dunque che il movimento sia riuscito a influire sull’agenda della politica. L’impegno continua con la raccolta di firme sulle tre leggi di iniziativa popolare su tortura, carcere e droghe.

http://www.fuoriluogo.it/blog/2013/02/20/la-droga-nellagenda-politica/
 

pasqsn

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Anche Bersani per l'abolizione della Fini Giovanardi

Dopo l'appello di Ferrero e Rivoluzione Civile su il Fatto, anche il PD si esprime sull'abolizione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.

In una lettera di risposta a Comunitalia, una Associazione che raccoglie una serie di Comunità terapeutiche italiane, il candidato premier del Centro Sinistra ha presentato le proposte del PD sulle tossicodipendenze. Si attendeva da tempo una posizione netta sulla questione droghe del partito che si candida a diventare la compagine di maggioranza relativa nel prossimo parlamento e guida del Governo del paese. Si tratta quindi di una presa di posizione importante, che va apprezzata ma soprattutto ricordata il giorno successivo al voto.

Nel documento (scaricabile qui: pd_fini_giovanardi.pdf), come primo punto, si legge infatti che è necessario

"prendere atto del totale fallimento delle norme volute da Giovanardi e Fini in chiusura di legislatura nel 2006 (con una operazione di dubbia costituzionalità in quanto inserite in un Decreto Legge sulle Olimpiadi invernali di Torino). E’ ormai ampiamente assodato che l’impatto carcerario di tali norme è una delle cause (non certamente secondaria), del sovraffollamento negli istituti di pena, norme che se da un lato hanno portato all’aumento di carcerazioni e di sanzioni amministrative, di contro hanno fatto registrare un minor investimento in programmi terapeutici e riabilitativi. I dati complessivi ci ricordano poi come un numero considerevole delle persone che entrano in carcere per la legge antidroga siano consumatori o piccoli spacciatori, con particolare preferenza sulla cannabis e con una recente predilezione per i coltivatori per uso personale."

Dal documento risulta anche un giudizio netto anche sul Dipartimento Antidroga:

Il Dipartimento Antidroga del Governo centrale deve operare per apportare valore aggiunto alle strategie regionali e locali e non in competizione o sovrapposizione agli stessi, rispettando competenze e ruoli di ogni livello istituzionale (Stato, Regioni, province, Comuni, ASL). Una struttura che sappia valorizzare i soggetti non istituzionali, dando spazio alle dinamiche e potenzialità di ognuno ma che persegua un uso ottimale delle risorse umane e finanziarie disponibili. Cioè esattamente il contrario di come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni.

Il Partito Democratico propone quindi una legge delega al Governo per uno o più decreti legislativi che introducano

norme chiare sulla riduzione del danno, che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative.

In particolare il PD propone di rimodulare le tabelle e superare il criterio della dose minima ed eliminare le sanzioni amministrative:

a) rimodulare le tabelle delle sostanze rispetto alla pericolosità sociale, superando il criterio della “dose minima” ai fini della distinzione tra spaccio e consumo;

b) ridefinire le scelte sanzionatorie disciplinate dal testo unico mediante:

il riordino ed il riequilibrio delle pene, delle attenuanti e delle aggravanti, in relazione alle caratteristiche delle condotte, alla gravità e alla reiterazione delle violazioni;
la decriminilizzazione delle condotte legate al mero consumo, con l’eliminazione delle sanzioni amministrative, ma prevedendo l’invito al consumatore a presentarsi presso i servizi sociosanitari, a cui compete la valutazione dell’intervento adeguato;
la previsione di azioni di responsabilizzazione nei confronti di chi consuma sostanze stupefacenti, contrastando nel contempo i comportamenti irresponsabili, come la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti od alcoliche, tramite il potenziamento e l’intensificazione delle misure di controllo e con la previsione anche di nuove figure di reato o l’aggravamento di quelle esistenti nel caso di lesioni a terzi;
la previsione di specifiche ipotesi di sospensione del processo e messa alla prova, di misure alternative alla pena detentiva nei casi di lieve entità e di programmi terapeutici di recupero alternativi al carcere;

c) rafforzare gli strumenti di prevenzione, cura, riabilitazione e riduzione del danno legato al consumo, attraverso:

la previsione di una maggiore e più specifica tutela dei minori contro la diffusione dei comportamenti a rischio derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti od alcoliche, prevedendo anche una disciplina specifica sulla pubblicità delle sostanze alcoliche;

la predisposizione di interventi idonei a contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti tramite Internet;

Infine impegni vengono presi anche sulle pene alternative al carcere e sul ruolo internazionale dell'Italia. Per il PD è infatti necessario:

"portare avanti con forza e determinazione la proposta di inserire tra gli obiettivi dell’Agenzia dell’ONU politiche di riduzione dei rischi sulla salute derivanti dall’abuso di droghe, nella consapevolezza che la criminalizzazione del consumo non ha sortito alcun risultato mentre crescono interessanti esperienze positive e risultati incoraggianti negli Stati che hanno fatto del consumo di droghe prima di tutto un problema di salute pubblica"

http://www.fuoriluogo.it/sito/home/...bersani-per-labolizione-della-fini-giovanardi
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO PER “UN CAMBIO DI PASSO” NELLE POLITICHE SU DROGHE E DIPENDENZE

Riceviamo e pubblichiamo questo documento programmatico, una mozione di intenti della direzione PD che apprezziamo e valutiamo positivamente e che gradiremmo vedere anche nel programma ufficiale della coalizione PD/SEL.

Il PD, attraverso il Forum Salute ed un coordinatore specifico, fin dalla sua fondazione si occupa di tossicodipendenze e droghe, ha idee ben precise in proposito, che in diverse occasioni ha confrontato con il mondo degli operatori, sia pubblici che del Privato Sociale, raccogliendo proposte e suggerimenti, ma anche un forte incoraggiamento a tenere salda la rotta verso gli obiettivi che di seguito sono richiamati.
Ben sappiamo che nessuno ha la facile ricetta in tasca, ma il PD non rincorre ipocrisie e falsità, non sopporto chi usa la scienza in modo scorretto o strumentale usando dati in modo parziale o ignorando le evidenze scientifiche e tantomeno chi valuta il fenomeno usando esclusivamente categorie morali.
Nel suo lungo percorso di impegno diretto sulle tossicodipendenze, il PD ho toccato con mano quanto disinformazione, incompetenza, pregiudizi, abbiano giocato pesantemente contro l’adozione di politiche in grado di incidere efficacemente nel contrasto al fenomeno dell’abuso di sostanze stupefacenti; ha puntato il dito sulle scelte inutilmente repressive se non controproducenti del duo Berlusconi/Giovanardi, lamentando altresì l’inerzia del ministro Riccardi, titolare delle competenze nel governo tecnico.
Eppure non meno di 2/3 milioni di italiani (stando ai dati dell’Osservatorio Europeo sulle droghe) ogni anno sperimentano, usano od abusano di qualche sostanza illegale; se poi a questi si aggiungono i dipendenti patologici da gioco e gli etilisti, possiamo ben dire che la questione “dipendenze” è una vera e propria emergenza nazionale, aggravata ed alimentata dall’inerzia e dalla furia punitiva del centrodestra.
Noi siamo pronti ad assumerci impegni e responsabilità concrete, individuando nei seguenti punti una linea d’azione del nostro prossimo governo in materia di droghe e dipendenze patologiche.

1. L’IMMEDIATA ABROGAZIONE DELLA FINI-GIOVANARDI

Prendere atto del totale fallimento delle norme volute da Giovanardi e Fini in chiusura di legislatura nel 96 (con una operazione di dubbia costituzionalità in quanto inserite in un Decreto Legge sulle Olimpiadi invernali di Torino). E’ ormai ampiamente assodato che l’impatto carcerario di tali norme è una delle cause (non certamente secondaria), del sovraffollamento negli istituti di pena, norme che se da un lato hanno portato all’aumento di carcerazioni e di sanzioni amministrative, di contro hanno fatto registrare un minor investimento in programmi terapeutici e riabilitativi. I dati complessivi ci ricordano poi come un numero considerevole delle persone che entrano in carcere per la legge antidroga siano consumatori o piccoli spacciatori, con particolare preferenza sulla cannabis e con una recente predilezione per i coltivatori per uso personale.

2. METTER MANO CON ASSOLUTA PRIORITA’ AL SISTEMA DEI SERVIZI PER LE DIPENDENZE


Tutta la rete dei servizi dedicati: SERT, Comunità Terapeutiche, Unità di Strada, Drop-in, Centri Crisi, ecc. oggi soffrono di una profondissima crisi. Dopo anni di lacerazioni ideologiche e di abbandono di ogni investimento specifico sono sempre più alla deriva nel sistema sanitario e socio-assistenziale. Il rilancio del Sistema Integrato dei Servizi per le dipendenze patologiche é la grande sfida per rivedere le politiche sulle droghe; é l’assoluta priorità di una seria proposta che con l’inserimento delle ludopatie e, potenzialmente, di tutte le dipendenze patologiche nei Livelli Essenziali di Assistenza apra la strada verso la riqualificazione e la riprogettazione di un Sistema di Intervento che da tempo langue immobile in una sorta di limbo a cui è stato demandato più un compito di contenimento sociale che non di cura ed assistenza.

3. IL VOLONTARIATO ED IL TERZO SETTORE VOLANO PER UNA RINNOVATA STRATEGIA DI CONTRASTO ALLE DIPENDENZE

il pieno riconoscimento del ruolo di “Servizio Pubblico” per le Comunità e i Servizi del Privato Sociale che rispondono ai criteri dell’accreditamento.
Una scelta di forte sostegno alle associazioni di volontariato che da anni giocano un ruolo fondamentale, in quanto integrano il punto di vista tecnico con quello dei fruitori dei servizi; arricchiscono la programmazione con proposte concrete, stimolano i professionisti a mantenere alta l’attenzione sulla centralità della persona, controllano l’uso delle risorse e la congruità della risposta e, soprattutto, assicurano supporto ed accompagnamento ai soggetti che vivono in prima persona problematiche di salute complesse e spesso ad andamento cronico e alle loro famiglie.
Occorre poi individuare una forma chiara ed immediata di pagamento delle rette per tali strutture, adeguandole ai costi reali di gestione.
Va infine perseguito in sede di Conferenza Stato Regioni un accordo che consideri in modo paritario tutte le strutture a livello nazionale.

4. BASTA CON LA FRAMMENTAZIONE DELLE INIZIATIVE DI PREVENZIONE

E’ più che mai urgente e necessario stipulare un grande patto tra Famiglie, Agenzie educative, Enti Locali, Associazionismo giovanile, gestori dei luoghi di divertimento, mondo del lavoro, per strategie concordate e condivise di prevenzione.
Una ragnatela di soggetti che interagiscono nel quotidiano con il mondo adolescenziale e giovanile in grado di fornire loro anche conoscenze e competenze volte a prevenire l’inizio dell’assunzione di droghe; un progetto nazionale di prevenzione che punti, innanzitutto, a un coinvolgimento attivo dei giovani stessi.
Un requisito fondamentale per rendere incisiva una strategia di prevenzione è infatti il loro forte protagonismo.
Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto agli scarsi risultati fin qui raggiunti. Occorre prendere atto che fino ad oggi le basi teoriche, i concetti, i metodi e le politiche di prevenzione sono stati definiti solo dai responsabili politici, dagli esperti, da chi esercitava compiti educativi, mentre un nuovo approccio deve mobilitare ed utilizzare il potenziale dei giovani stessi, sia in quanto i “maggiori esperti” della gioventù (coloro che conoscono meglio le loro necessità e i loro desideri) sia per la maggior “credibilità” dei messaggi se sono loro stessi che li hanno pensati, costruiti e veicolati.
Con loro e attraverso di loro occorre diffondere una cultura volta ad individuare e rimuovere elementi ambientali, sociali, culturali, psicologici che possono determinare o aggravare la condizione di dipendenza, in opposizione ad istanze emarginanti ed escludenti, promuovendo la cultura dell’inclusione sociale, della legalità, come possibilità di vita e di riscatto anche da situazioni estreme di marginalità, attraverso attività di sensibilizzazione del contesto sociale e del mondo del lavoro.

In uno spirito di rinnovata collaborazione SCUOLA/TERRITORIO occorre poi sviluppare esperienze di ascolto e sostegno psicologico ed educativo quali, ad esempio, gli SPORTELLI D’ASCOLTO PER ADOLESCENTI E GIOVANI mirati al sostegno delle situazioni più a rischio e finalizzati a far emergere i punti critici in un percorso di crescita (comportamenti trasgressivi, uso di sostanze, gioco compulsivo, abbandono scolastico, crisi affettive, ecc.) rendendoli più consapevoli di cosa li ha portati all’esposizione ad un rischio e del ruolo che essi stessi possono giocare nel determinare il loro percorso di vita.

5. RIVEDERE ALLA RADICE IL RUOLO DEL DIPARTIMENTO NAZIONALE SULLE POLITICHE ANTIDROGA.

Il Dipartimento Antidroga del Governo centrale deve operare per apportare valore aggiunto alle strategie regionali e locali e non in competizione o sovrapposizione agli stessi, rispettando competenze e ruoli di ogni livello istituzionale (Stato, Regioni, province, Comuni, ASL). Una struttura che sappia valorizzare i soggetti non istituzionali, dando spazio alle dinamiche e potenzialità di ognuno ma che persegua un uso ottimale delle risorse umane e finanziarie disponibili. Cioè esattamente il contrario di come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni.

6. SOTTOPORRE AL PARLAMENTO UN DISEGNO DI LEGGE DELEGA PER AGGIORNARE LA LEGISLAZIONE COMPLESSIVA

Un immediato e forte impegno per il rilancio delle attività di prevenzione e recupero (come richiamato nei punti precedenti), sono la precondizione per una più complessiva revisione di tutto l’impianto legislativo in materia di droga e tossicodipendenze. E’ infatti importante prendere atto dei grandi cambiamenti avvenuti dal 1990 ad oggi, circa le modalità di consumo, le droghe più usate, le nuove forme di dipendenza ecc.

Occorrono norme chiare sulla riduzione del danno, che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative.

Una legge che deleghi il Governo ad adottare, uno o più decreti legislativi per la modifica del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni e integrazioni, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) rimodulare le tabelle delle sostanze rispetto alla pericolosità sociale, superando il criterio della “dose minima” ai fini della distinzione tra spaccio e consumo;

b) ridefinire le scelte sanzionatorie disciplinate dal testo unico mediante:
- il riordino ed il riequilibrio delle pene, delle attenuanti e delle aggravanti, in relazione alle caratteristiche delle condotte, alla gravità e alla reiterazione delle violazioni;
- la decriminilizzazione delle condotte legate al mero consumo, con l’eliminazione delle sanzioni amministrative, ma prevedendo l’invito al consumatore a presentarsi presso i servizi sociosanitari, a cui compete la valutazione dell’intervento adeguato;
– la previsione di azioni di responsabilizzazione nei confronti di chi consuma sostanze stupefacenti, contrastando nel contempo i comportamenti irresponsabili, come la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti od alcoliche, tramite il potenziamento e l’intensificazione delle misure di controllo e con la previsione anche di nuove figure di reato o l’aggravamento di quelle esistenti nel caso di lesioni a terzi;
– la previsione di specifiche ipotesi di sospensione del processo e messa alla prova, di misure alternative alla pena detentiva nei casi di lieve entità e di programmi terapeutici di recupero alternativi al carcere;

c) rafforzare gli strumenti di prevenzione, cura, riabilitazione e riduzione del danno legato al consumo, attraverso:
– la previsione di una maggiore e più specifica tutela dei minori contro la diffusione dei comportamenti a rischio derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti od alcoliche, prevedendo anche una disciplina specifica sulla pubblicità delle sostanze alcoliche;
- la predisposizione di interventi idonei a contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti tramite Internet;

7. AFFRONTARE IL NODO DELLA DIVERSITA ‘DI DIRITTI E TRATTAMENTO LEGATA ALLA REGIONE DI RESIDENZA

Va riaffermata la cultura dell’eguaglianza, dello scambio, oltre le mura dei servizi, oltre i confini della singola regione, perché una società democratica sempre più complessa deve pensare ed organizzare i propri servizi in un’ottica di equità, di uguaglianza nelle possibilità di accesso alle risorse ed alle opzioni di cura, superando l’attuale situazione nazionale di frammentarietà e di profonda disomogeneità regionale nell’offerta di opportunità e servizi.

8. INDIVIDUARE NEI SERVIZI A BASSA SOGLIA LA RISPOSTA DI BASE PER LE SITUAZIONI E PERSONE A RISCHIO

Si tratta di riconoscere che ridurre i rischi rientra nelle azioni di tutela della salute per tossicodipendenti e non, configurandosi dunque come intervento ordinario di politica sanitaria. In questi anni si sono etichettati in modo riduttivo i servizi di prossimità come semplici interventi di “riduzione del danno” innescando ancora una volta un dibattito tutto ideologico su chi favorirebbe il consumo (perché fornisce siringhe pulite, perché dà strumenti ed indicazioni atte ad evitare malattie od infezioni), rispetto a chi “salverebbe” le persone. Non ci sono servizi di serie A e servizi di serie B, non c’è chi “salva” e chi “cronicizza”, ma tutti concorrono a dare salute e dignità allo stesso individuo, in tal senso tutte le attività volte a ridurre i rischi per la salute tra i consumatori e le persone con dipendenze patologiche devono essere ordinariamente strutturate nella rete dei servizi sanitari e sociali.
Anzi, investire maggiormente sui servizi di soglia più bassa, che svolgono il ruolo di sensori più periferici, più vicini alla strada, ai luoghi di consumo, ci offre un tramite indispensabile per una azione di responsabilizzazione e di presa in carico precoce.

9. PROMUOVERE UN PIANO STRAORDINARIO D’INTERVENTI ALTERNATIVI AL CARCERE

Il carcere, o comunque lo strumento penale, non è mai stato e non può essere il mezzo per scoraggiare i consumi personali. Vogliamo por mano alla drammatica situazione carceraria, che vede crescere di giorno in giorno consumatori e dipendenti ristretti senza che siano attivate le diverse forme di alternativa al carcere (tanto sbandierate dal sottosegretario Giovanardi, ma di fatto applicate in modo risibile) non solo con le modifiche di legge sopra richiamate sull’uso più prudente dello strumento penale, ma anche occupandoci di chi oggi è già detenuto, con un grande Piano Nazionale di sostegno alle alternative al carcere.
C’è già in questa direzione la disponibilità delle grandi reti di accoglienza del Privato Sociale; occorre solo una intesa tra Regioni e Ministero della Giustizia per far si che al calo dei costi per l’assistenza sanitaria ed il mantenimento in carcere, corrisponda un tempestivo ed adeguato pagamento delle rette per le Comunità che li accoglieranno (che peseranno comunque per un 70% in meno sulla spesa pubblica allargata).

10. UN DIVERSO PROTAGONISMO DELL’ITALIA NEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI

Registriamo segnali interessanti per andare nella direzione di un cambio di rotta nelle strategie internazionali per la lotta alla droga, quali la legalizzazione dalla cannabis in alcuni Stati USA, la proposta del Ministero della Salute per le stanze “del buco” in Francia, il documento di alcuni Stati del sud America sul fallimento del proibizionismo.
C’è sempre più la consapevolezza, a livello mondiale, che la guerra alla droga non può diventare guerra alle persone.

In questa direzione l’Italia può giocare un ruolo da protagonista impegnandosi a:

- portare avanti con forza e determinazione la proposta di inserire tra gli obiettivi dell’Agenzia dell’ONU politiche di riduzione dei rischi sulla salute derivanti dall’abuso di droghe, nella consapevolezza che la criminalizzazione del consumo non ha sortito alcun risultato mentre crescono interessanti esperienze positive e risultati incoraggianti negli Stati che hanno fatto del consumo di droghe prima di tutto un problema di salute pubblica;

- porre una particolare attenzione alle connessioni tra la produzione e il traffico di droga, il finanziamento di attività terroristiche, il riciclo di denaro sporco;

- promuovere una lotta al traffico di stupefacenti via internet, anche attraverso una mirata revisione normativa concordata a livello europeo;

- una più stringente ed omogenea strategia politica dei paesi aderenti alla UE in materia di lotta allo spaccio intensificando lo scambio info-operativo sui gruppi criminali dediti al narcotraffico e sulle relative rotte conformemente alle disposizioni della Convenzione di Europol;

- l’adozione di un Piano d’Azione realistico ed attuabile nel concreto, rispettoso degli indirizzi della Commissione e del Parlamento della UE, costruito in sintonia ed in collaborazione tra Governo Centrale, Regioni, Enti Locali, Terzo Settore, e con l’apporto delle conoscenze e competenze del mondo scientifico e professionale.

Nel nostro Progetto non vi è rassegnazione alla presenza delle droghe nel nostro quotidiano, ma la lucida consapevolezza che con le sostanze psicoattive l’uomo ci convive fin dalle sue origini, sapendo a volte dominarle ed altre rimanendone vittima. L’incontro, l’attrazione, la curiosità, il desiderio di provare non possono essere evitati pensando di far sparire d’incanto tutte le droghe, ma facendo crescere competenze, abilità, consapevolezza, autostima, protagonismo, in chi, gli adolescenti ed i giovani, vi è più esposto. Significa dar loro credito, autonomia, responsabilità e fiducia da parte degli adulti.
Il sistema repressivo voluto da Berlusconi Fini e Giovanardi ha puntato al basso, ha relegato i Servizi di cura e riabilitazione alla funzione di contenitori e controllori dei tossicomani e delle persone che in generale soffrono di dipendenze patologiche.
 Il Partito Democratico vuole affrontare con coraggio decisioni, scelte e strategie apparentemente, sino ad oggi, immutabili che di fatto anno marginalizzato centinaia di migliaia di persone bollate come tossicodipendenti. Basta con politiche di esclusione sociale, un futuro migliore passa anche attraverso il ridare dignità e valore ai “diversi” dai modelli dominanti, facendone una risorsa e non un peso per la società.

Roma, febbraio 2013

http://www.legalizziamolacanapa.org/
 

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LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO PER “UN CAMBIO DI PASSO” NELLE POLITICHE SU DROGHE E DIPENDENZE

Riceviamo e pubblichiamo questo documento programmatico, una mozione di intenti della direzione PD che apprezziamo e valutiamo positivamente e che gradiremmo vedere anche nel programma ufficiale della coalizione PD/SEL.

Il PD, attraverso il Forum Salute ed un coordinatore specifico, fin dalla sua fondazione si occupa di tossicodipendenze e droghe, ha idee ben precise in proposito, che in diverse occasioni ha confrontato con il mondo degli operatori, sia pubblici che del Privato Sociale, raccogliendo proposte e suggerimenti, ma anche un forte incoraggiamento a tenere salda la rotta verso gli obiettivi che di seguito sono richiamati.
Ben sappiamo che nessuno ha la facile ricetta in tasca, ma il PD non rincorre ipocrisie e falsità, non sopporto chi usa la scienza in modo scorretto o strumentale usando dati in modo parziale o ignorando le evidenze scientifiche e tantomeno chi valuta il fenomeno usando esclusivamente categorie morali.
Nel suo lungo percorso di impegno diretto sulle tossicodipendenze, il PD ho toccato con mano quanto disinformazione, incompetenza, pregiudizi, abbiano giocato pesantemente contro l’adozione di politiche in grado di incidere efficacemente nel contrasto al fenomeno dell’abuso di sostanze stupefacenti; ha puntato il dito sulle scelte inutilmente repressive se non controproducenti del duo Berlusconi/Giovanardi, lamentando altresì l’inerzia del ministro Riccardi, titolare delle competenze nel governo tecnico.
Eppure non meno di 2/3 milioni di italiani (stando ai dati dell’Osservatorio Europeo sulle droghe) ogni anno sperimentano, usano od abusano di qualche sostanza illegale; se poi a questi si aggiungono i dipendenti patologici da gioco e gli etilisti, possiamo ben dire che la questione “dipendenze” è una vera e propria emergenza nazionale, aggravata ed alimentata dall’inerzia e dalla furia punitiva del centrodestra.
Noi siamo pronti ad assumerci impegni e responsabilità concrete, individuando nei seguenti punti una linea d’azione del nostro prossimo governo in materia di droghe e dipendenze patologiche.

1. L’IMMEDIATA ABROGAZIONE DELLA FINI-GIOVANARDI

Prendere atto del totale fallimento delle norme volute da Giovanardi e Fini in chiusura di legislatura nel 96 (con una operazione di dubbia costituzionalità in quanto inserite in un Decreto Legge sulle Olimpiadi invernali di Torino). E’ ormai ampiamente assodato che l’impatto carcerario di tali norme è una delle cause (non certamente secondaria), del sovraffollamento negli istituti di pena, norme che se da un lato hanno portato all’aumento di carcerazioni e di sanzioni amministrative, di contro hanno fatto registrare un minor investimento in programmi terapeutici e riabilitativi. I dati complessivi ci ricordano poi come un numero considerevole delle persone che entrano in carcere per la legge antidroga siano consumatori o piccoli spacciatori, con particolare preferenza sulla cannabis e con una recente predilezione per i coltivatori per uso personale.

2. METTER MANO CON ASSOLUTA PRIORITA’ AL SISTEMA DEI SERVIZI PER LE DIPENDENZE


Tutta la rete dei servizi dedicati: SERT, Comunità Terapeutiche, Unità di Strada, Drop-in, Centri Crisi, ecc. oggi soffrono di una profondissima crisi. Dopo anni di lacerazioni ideologiche e di abbandono di ogni investimento specifico sono sempre più alla deriva nel sistema sanitario e socio-assistenziale. Il rilancio del Sistema Integrato dei Servizi per le dipendenze patologiche é la grande sfida per rivedere le politiche sulle droghe; é l’assoluta priorità di una seria proposta che con l’inserimento delle ludopatie e, potenzialmente, di tutte le dipendenze patologiche nei Livelli Essenziali di Assistenza apra la strada verso la riqualificazione e la riprogettazione di un Sistema di Intervento che da tempo langue immobile in una sorta di limbo a cui è stato demandato più un compito di contenimento sociale che non di cura ed assistenza.

3. IL VOLONTARIATO ED IL TERZO SETTORE VOLANO PER UNA RINNOVATA STRATEGIA DI CONTRASTO ALLE DIPENDENZE

il pieno riconoscimento del ruolo di “Servizio Pubblico” per le Comunità e i Servizi del Privato Sociale che rispondono ai criteri dell’accreditamento.
Una scelta di forte sostegno alle associazioni di volontariato che da anni giocano un ruolo fondamentale, in quanto integrano il punto di vista tecnico con quello dei fruitori dei servizi; arricchiscono la programmazione con proposte concrete, stimolano i professionisti a mantenere alta l’attenzione sulla centralità della persona, controllano l’uso delle risorse e la congruità della risposta e, soprattutto, assicurano supporto ed accompagnamento ai soggetti che vivono in prima persona problematiche di salute complesse e spesso ad andamento cronico e alle loro famiglie.
Occorre poi individuare una forma chiara ed immediata di pagamento delle rette per tali strutture, adeguandole ai costi reali di gestione.
Va infine perseguito in sede di Conferenza Stato Regioni un accordo che consideri in modo paritario tutte le strutture a livello nazionale.

4. BASTA CON LA FRAMMENTAZIONE DELLE INIZIATIVE DI PREVENZIONE

E’ più che mai urgente e necessario stipulare un grande patto tra Famiglie, Agenzie educative, Enti Locali, Associazionismo giovanile, gestori dei luoghi di divertimento, mondo del lavoro, per strategie concordate e condivise di prevenzione.
Una ragnatela di soggetti che interagiscono nel quotidiano con il mondo adolescenziale e giovanile in grado di fornire loro anche conoscenze e competenze volte a prevenire l’inizio dell’assunzione di droghe; un progetto nazionale di prevenzione che punti, innanzitutto, a un coinvolgimento attivo dei giovani stessi.
Un requisito fondamentale per rendere incisiva una strategia di prevenzione è infatti il loro forte protagonismo.
Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto agli scarsi risultati fin qui raggiunti. Occorre prendere atto che fino ad oggi le basi teoriche, i concetti, i metodi e le politiche di prevenzione sono stati definiti solo dai responsabili politici, dagli esperti, da chi esercitava compiti educativi, mentre un nuovo approccio deve mobilitare ed utilizzare il potenziale dei giovani stessi, sia in quanto i “maggiori esperti” della gioventù (coloro che conoscono meglio le loro necessità e i loro desideri) sia per la maggior “credibilità” dei messaggi se sono loro stessi che li hanno pensati, costruiti e veicolati.
Con loro e attraverso di loro occorre diffondere una cultura volta ad individuare e rimuovere elementi ambientali, sociali, culturali, psicologici che possono determinare o aggravare la condizione di dipendenza, in opposizione ad istanze emarginanti ed escludenti, promuovendo la cultura dell’inclusione sociale, della legalità, come possibilità di vita e di riscatto anche da situazioni estreme di marginalità, attraverso attività di sensibilizzazione del contesto sociale e del mondo del lavoro.

In uno spirito di rinnovata collaborazione SCUOLA/TERRITORIO occorre poi sviluppare esperienze di ascolto e sostegno psicologico ed educativo quali, ad esempio, gli SPORTELLI D’ASCOLTO PER ADOLESCENTI E GIOVANI mirati al sostegno delle situazioni più a rischio e finalizzati a far emergere i punti critici in un percorso di crescita (comportamenti trasgressivi, uso di sostanze, gioco compulsivo, abbandono scolastico, crisi affettive, ecc.) rendendoli più consapevoli di cosa li ha portati all’esposizione ad un rischio e del ruolo che essi stessi possono giocare nel determinare il loro percorso di vita.

5. RIVEDERE ALLA RADICE IL RUOLO DEL DIPARTIMENTO NAZIONALE SULLE POLITICHE ANTIDROGA.

Il Dipartimento Antidroga del Governo centrale deve operare per apportare valore aggiunto alle strategie regionali e locali e non in competizione o sovrapposizione agli stessi, rispettando competenze e ruoli di ogni livello istituzionale (Stato, Regioni, province, Comuni, ASL). Una struttura che sappia valorizzare i soggetti non istituzionali, dando spazio alle dinamiche e potenzialità di ognuno ma che persegua un uso ottimale delle risorse umane e finanziarie disponibili. Cioè esattamente il contrario di come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni.

6. SOTTOPORRE AL PARLAMENTO UN DISEGNO DI LEGGE DELEGA PER AGGIORNARE LA LEGISLAZIONE COMPLESSIVA

Un immediato e forte impegno per il rilancio delle attività di prevenzione e recupero (come richiamato nei punti precedenti), sono la precondizione per una più complessiva revisione di tutto l’impianto legislativo in materia di droga e tossicodipendenze. E’ infatti importante prendere atto dei grandi cambiamenti avvenuti dal 1990 ad oggi, circa le modalità di consumo, le droghe più usate, le nuove forme di dipendenza ecc.

Occorrono norme chiare sulla riduzione del danno, che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative.

Una legge che deleghi il Governo ad adottare, uno o più decreti legislativi per la modifica del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni e integrazioni, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) rimodulare le tabelle delle sostanze rispetto alla pericolosità sociale, superando il criterio della “dose minima” ai fini della distinzione tra spaccio e consumo;

b) ridefinire le scelte sanzionatorie disciplinate dal testo unico mediante:
- il riordino ed il riequilibrio delle pene, delle attenuanti e delle aggravanti, in relazione alle caratteristiche delle condotte, alla gravità e alla reiterazione delle violazioni;
- la decriminilizzazione delle condotte legate al mero consumo, con l’eliminazione delle sanzioni amministrative, ma prevedendo l’invito al consumatore a presentarsi presso i servizi sociosanitari, a cui compete la valutazione dell’intervento adeguato;
– la previsione di azioni di responsabilizzazione nei confronti di chi consuma sostanze stupefacenti, contrastando nel contempo i comportamenti irresponsabili, come la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti od alcoliche, tramite il potenziamento e l’intensificazione delle misure di controllo e con la previsione anche di nuove figure di reato o l’aggravamento di quelle esistenti nel caso di lesioni a terzi;
– la previsione di specifiche ipotesi di sospensione del processo e messa alla prova, di misure alternative alla pena detentiva nei casi di lieve entità e di programmi terapeutici di recupero alternativi al carcere;

c) rafforzare gli strumenti di prevenzione, cura, riabilitazione e riduzione del danno legato al consumo, attraverso:
– la previsione di una maggiore e più specifica tutela dei minori contro la diffusione dei comportamenti a rischio derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti od alcoliche, prevedendo anche una disciplina specifica sulla pubblicità delle sostanze alcoliche;
- la predisposizione di interventi idonei a contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti tramite Internet;

7. AFFRONTARE IL NODO DELLA DIVERSITA ‘DI DIRITTI E TRATTAMENTO LEGATA ALLA REGIONE DI RESIDENZA

Va riaffermata la cultura dell’eguaglianza, dello scambio, oltre le mura dei servizi, oltre i confini della singola regione, perché una società democratica sempre più complessa deve pensare ed organizzare i propri servizi in un’ottica di equità, di uguaglianza nelle possibilità di accesso alle risorse ed alle opzioni di cura, superando l’attuale situazione nazionale di frammentarietà e di profonda disomogeneità regionale nell’offerta di opportunità e servizi.

8. INDIVIDUARE NEI SERVIZI A BASSA SOGLIA LA RISPOSTA DI BASE PER LE SITUAZIONI E PERSONE A RISCHIO

Si tratta di riconoscere che ridurre i rischi rientra nelle azioni di tutela della salute per tossicodipendenti e non, configurandosi dunque come intervento ordinario di politica sanitaria. In questi anni si sono etichettati in modo riduttivo i servizi di prossimità come semplici interventi di “riduzione del danno” innescando ancora una volta un dibattito tutto ideologico su chi favorirebbe il consumo (perché fornisce siringhe pulite, perché dà strumenti ed indicazioni atte ad evitare malattie od infezioni), rispetto a chi “salverebbe” le persone. Non ci sono servizi di serie A e servizi di serie B, non c’è chi “salva” e chi “cronicizza”, ma tutti concorrono a dare salute e dignità allo stesso individuo, in tal senso tutte le attività volte a ridurre i rischi per la salute tra i consumatori e le persone con dipendenze patologiche devono essere ordinariamente strutturate nella rete dei servizi sanitari e sociali.
Anzi, investire maggiormente sui servizi di soglia più bassa, che svolgono il ruolo di sensori più periferici, più vicini alla strada, ai luoghi di consumo, ci offre un tramite indispensabile per una azione di responsabilizzazione e di presa in carico precoce.

9. PROMUOVERE UN PIANO STRAORDINARIO D’INTERVENTI ALTERNATIVI AL CARCERE

Il carcere, o comunque lo strumento penale, non è mai stato e non può essere il mezzo per scoraggiare i consumi personali. Vogliamo por mano alla drammatica situazione carceraria, che vede crescere di giorno in giorno consumatori e dipendenti ristretti senza che siano attivate le diverse forme di alternativa al carcere (tanto sbandierate dal sottosegretario Giovanardi, ma di fatto applicate in modo risibile) non solo con le modifiche di legge sopra richiamate sull’uso più prudente dello strumento penale, ma anche occupandoci di chi oggi è già detenuto, con un grande Piano Nazionale di sostegno alle alternative al carcere.
C’è già in questa direzione la disponibilità delle grandi reti di accoglienza del Privato Sociale; occorre solo una intesa tra Regioni e Ministero della Giustizia per far si che al calo dei costi per l’assistenza sanitaria ed il mantenimento in carcere, corrisponda un tempestivo ed adeguato pagamento delle rette per le Comunità che li accoglieranno (che peseranno comunque per un 70% in meno sulla spesa pubblica allargata).

10. UN DIVERSO PROTAGONISMO DELL’ITALIA NEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI

Registriamo segnali interessanti per andare nella direzione di un cambio di rotta nelle strategie internazionali per la lotta alla droga, quali la legalizzazione dalla cannabis in alcuni Stati USA, la proposta del Ministero della Salute per le stanze “del buco” in Francia, il documento di alcuni Stati del sud America sul fallimento del proibizionismo.
C’è sempre più la consapevolezza, a livello mondiale, che la guerra alla droga non può diventare guerra alle persone.

In questa direzione l’Italia può giocare un ruolo da protagonista impegnandosi a:

- portare avanti con forza e determinazione la proposta di inserire tra gli obiettivi dell’Agenzia dell’ONU politiche di riduzione dei rischi sulla salute derivanti dall’abuso di droghe, nella consapevolezza che la criminalizzazione del consumo non ha sortito alcun risultato mentre crescono interessanti esperienze positive e risultati incoraggianti negli Stati che hanno fatto del consumo di droghe prima di tutto un problema di salute pubblica;

- porre una particolare attenzione alle connessioni tra la produzione e il traffico di droga, il finanziamento di attività terroristiche, il riciclo di denaro sporco;

- promuovere una lotta al traffico di stupefacenti via internet, anche attraverso una mirata revisione normativa concordata a livello europeo;

- una più stringente ed omogenea strategia politica dei paesi aderenti alla UE in materia di lotta allo spaccio intensificando lo scambio info-operativo sui gruppi criminali dediti al narcotraffico e sulle relative rotte conformemente alle disposizioni della Convenzione di Europol;

- l’adozione di un Piano d’Azione realistico ed attuabile nel concreto, rispettoso degli indirizzi della Commissione e del Parlamento della UE, costruito in sintonia ed in collaborazione tra Governo Centrale, Regioni, Enti Locali, Terzo Settore, e con l’apporto delle conoscenze e competenze del mondo scientifico e professionale.

Nel nostro Progetto non vi è rassegnazione alla presenza delle droghe nel nostro quotidiano, ma la lucida consapevolezza che con le sostanze psicoattive l’uomo ci convive fin dalle sue origini, sapendo a volte dominarle ed altre rimanendone vittima. L’incontro, l’attrazione, la curiosità, il desiderio di provare non possono essere evitati pensando di far sparire d’incanto tutte le droghe, ma facendo crescere competenze, abilità, consapevolezza, autostima, protagonismo, in chi, gli adolescenti ed i giovani, vi è più esposto. Significa dar loro credito, autonomia, responsabilità e fiducia da parte degli adulti.
Il sistema repressivo voluto da Berlusconi Fini e Giovanardi ha puntato al basso, ha relegato i Servizi di cura e riabilitazione alla funzione di contenitori e controllori dei tossicomani e delle persone che in generale soffrono di dipendenze patologiche.
 Il Partito Democratico vuole affrontare con coraggio decisioni, scelte e strategie apparentemente, sino ad oggi, immutabili che di fatto anno marginalizzato centinaia di migliaia di persone bollate come tossicodipendenti. Basta con politiche di esclusione sociale, un futuro migliore passa anche attraverso il ridare dignità e valore ai “diversi” dai modelli dominanti, facendone una risorsa e non un peso per la società.

Roma, febbraio 2013

http://www.legalizziamolacanapa.org/
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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E ora il terreno è più fertile!

E alla fine siamo arrivati al giorno del referto, che è molto ma molto chiaro: gli italiani sono stanchi degli intrallazzi, degli inciuci e dello spread, vorrebbero un’Italia diversa, dove essere tutelati come cittadini, rispettati come membri di una collettività, essere consultati sulle scelte politiche, ambientali ed economiche che riguardano la loro vita.

Ci dispiace sinceramente per la Lista Ingroia, che oltre ad aver preso una posizione molto netta sulla legge Fini-Giovanardi, avrebbe potuto riportare in parlamento quelle voci di dissenso che ormai mancano da molti anni e che avrebbero potuto supportare questa fase di delicato cambiamento in sicuro concerto con i volti nuovi che si apprestano a varcare le porte di Montecitorio e Palazzo Madama.

Non potendo immaginare nulla di quello che avverrà nei prossimi giorni, possiamo solo sperare che il centrosinistra abbia il coraggio di formare un governo e affidarsi al confronto con le nuove istanze che gli italiani hanno presentato con una scelta di voto molto precisa: CAMBIARE REGISTRO!

Probabilmente un appoggio esterno su un programma chiaro e a favore del cambiamento non potrà che essere appoggiato dal Movimento 5 Stelle e perché questo possa avvenire sarà indiscutibilmente importante l’influenza e la correttezza di SEL all’interno della Coalizione e della messa in pratica di quanto Vendola ha dichiarato di voler fare nel corso della campagna elettorale.

Ma per quanto riguarda la nostra battaglia come siamo messi?
Dovremo sicuramente aspettare qualche settimana per vedere cosa succede, se si riuscirà a formare un governo, se inizierà un dialogo tra le forze che potrebbero guidare il Paese e capire le eventuali priorità nel calendario politico, ma appena l’insediamento dei nuovi parlamentari sarà concluso e le forme istituzionali avranno preso corpo, torneremo immediatamente alla carica, per ricordare al PD di quanto affermato nella nota diffusa due giorni prima del voto a proposito della Fini-Giovanardi, per stimolare SEL a presentare urgentemente una proposta di legge che superi la Fini-Giovanardi secondo quanto ha dichiarato di voler fare Vendola e, dulcis in fundo, ricordare al Movimento 5 Stelle che nel forum del movimento, fra le proposte più urgenti da presentare al parlamento, il tema della cannabis è il più sentito, essendo presente al 2° e al 4° posto tra le migliaia di problematiche presentate.

Per ora, una piccola soddisfazione ce la siamo già tolta: FINI E’ FINI …TO!!!

Direttivo ASCIA

http://www.ascia-web.org/home/?p=901
 

jahlive908

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Sabato 2 Marzo 2013 ore 11

Sabato 2 Marzo 2013 ore 11

Cannabis Social Club
Un approfondimento indispensabile
Sabato 2 Marzo 2013
dalle ore 11
EX-Colorificio Liberato Rebeldia
Pisa, in via Montelungo 70
Le sostanze psicoattive accompagnano la storia umana fin dall’antichità e i danni di mezzo secolo di proibizionismo planetario sono sotto gli occhi di tutti, nonostante i tentativi di occultamento da parte di chi, dietro a“indiscutibili principi ideologici”, contribuisce alla perpetrazione di gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti dei consumatori di qualsiasi sostanza considerata illegale. Questo è ciò che hanno fatto le politiche proibizioniste in tutto il pianeta !
Il fallimento è certo, non solo perché non si è raggiunto l’obiettivo di un mondo libero dalle droghe, in origine sancito in seno alle organizzazioni mondiali, ma soprattutto per le conseguenze delle azioni poste in essere dal proibizionismo. Si è man mano assistito al consolidamento e all’accrescimento nel numero delle organizzazioni dedite al narcotraffico (Ma’NdraCa&Co), all’indebolimento delle comunità attraverso la corruzione, agli aumentati problemi di natura sanitaria conseguenti a politiche errate e ad una sempre maggiore diffusione di sostanze utilizzate in maniera inconsapevole ed irresponsabile. Al contempo, la violazione dei diritti umani perpetrata a più livelli ed in maniera differente nelle comunità – ancor più se povere, con maggior ferocia – generata dalle azioni di intelligence e polizia, ha tradito i principi su cui si fondano le organizzazioni mondiali (ONU) e ha invalidato qualsiasi supposta liceità della Guerra alla droga.
L’idea di adottare il Cannabis Social Club (CSC) quale modello per la produzione ed il consumo delle cosiddette droghe leggere va in direzione opposta al proibizionismo. Il CSC si pone l’obiettivo di sperimentare e sviluppare nuove forme e relazioni sociali,di Genuina Qualità, che si tengano alla larga dal narcotraffico, grazie all’autoproduzione consapevole e pacifica.
All’interno del club non circoleranno soldi, al di fuori di quelli necessari al processo di autoproduzione. L’obiettivo è quello di creare un circolo co-operativo dove i pericoli di uso e abuso vengano neutralizzati da tecniche di produzione biologica e da una distribuzione partecipata e condivisa, fondata sulla effettiva necessità dei soci; quest’azione collettiva mira ad accrescere e consolidare elementi di protezione individuale dai molteplici rischi presenti nel mercato nero e nella cultura consumistica.​
Cannabis Social Club
Un approfondimento indispensabile
Sabato 2 Marzo 2013
ore 11
EX-Colorificio Liberato Rebeldia
Pisa, in via Montelungo 70
www.rebeldia.net
Sono invitati tutti , singoli e collettivi, pazienti e impazienti,
chiunque sia interessato a dare una svolta dal basso a
questa situazione e ad abbracciare il modello dei CSC !
Osservatorio Antiproibizionista Canapisa
www.osservatorioantipro.org
8vofpf8D1U0B46jNpF8AAAAASUVORK5CYII=
 

pasqsn

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ITALIA - Droga. Petizione per le dimissioni di Serpelloni/DPA

Firma la petizione per chiedere le dimissioni di Serpelloni. Su iniziativa dell'associazione ASCIA.
Nb: questa raccolta firme non ha valore legale bensì sociale e mediatico, è utile a tenere alto l’interesse pubblico sull’argomento, per chiedere a voce alta il rispetto dei nostri diritti, a far sapere all’interessato che ci sono migliaia di persone che gradirebbero si dimettesse.
Molte sono state le vittorie democratiche ottenute anche grazie a questo strumento.
Ad ogni sottoscrizione della petizione, Change.org invierà una mail informativa al dottor Serpelloni all’indirizzo mail pubblico presente nel suo sito web personale.
Al raggiungimento del quorum firme verrà inviata una mail di richiesta di dimissioni al destinatario della petizione:

A: Dottor Giovanni Serpelloni, DPA Italia

Egregio dottor Giovanni Serpelloni,
In seguito al palese fallimento delle politiche sulle droghe da Lei adottate, La invitiamo a riflettere sulla intervenuta necessita’ di presentare le dimissioni dal suo attuale incarico di “capo del Dipartimento Politiche Antidroga”

Cordiali saluti,
[Il tuo nome]
______________________________________________________________________

«La cultura proibizionista è una finzione, inutile e pericolosa perché, nella realtà, essa produce solo un consumo illegale ed incontrollato.
Non c’è mai stata una politica proibizionista efficace, fin dalla messa al bando degli alcolici negli Stati Uniti quasi un secolo fa.
Le politiche proibizioniste fanno solo aumentare i profitti delle organizzazioni criminali e hanno messo a rischio la vita di chi ne fa uso e abuso (basti pensare alla diffusione di patologie come l’Aids attraverso il passaggio di siringhe non sterili).
La crescita esponenziale dei profitti mafiosi è collegata strettamente all’inasprirsi delle leggi proibizioniste.
Lo dimostrano i dati relativi, per esempio, all’introduzione nel 2006 del DDL Fini-Giovanardi.
Milioni di consumatori hanno dovuto fare i conti con l’aumento delle pene, passate dalle sanzioni amministrative della legge 309/90 (Iervolino-Vassalli), alle sanzioni penali (da 6 a 20 anni di reclusione).
Le mafie hanno beneficiato della sovrapposizione del mercato delle sostanze pesanti e leggere, che ha creato nuovi canali di profitto senza limitarne la diffusione.
La stessa Fini-Giovanardi (insieme alla Bossi-Fini sui reati connessi ai migranti) è responsabile dell’aumento spropositato della popolazione carceraria, poiché essa tende a dispensare sanzioni penali in particolare ai consumatori.
Tale legge, poi, ha innescato una vera e propria “macchina proibizionista” che costa almeno 2 miliardi di euro all’anno. Per questo intendiamo proporre l’immediata abolizione della legge Fini-Giovanardi e le dimissioni del capo del DPA.
Non si risolve nessun problema stigmatizzando comportamenti e rimuovendo i problemi.
Pensiamo che si debba, al contrario, adottare una legislazione che sia rispettosa dei diritti delle persone e che serva a perseguire duramente le grandi organizzazioni criminali che attualmente detengono il monopolio del commercio di sostanze. Pensiamo, quindi, ad una lotta su larga scala ai cartelli internazionali delle narcomafie.
Vogliamo che l’uso delle sostanze sia regolamentato e tendenzialmente ridotto.
È necessario, come avviene in altri paesi, avviare la sperimentazione della somministrazione delle sostanze psicotrope attualmente dichiarate illegali, in regime di monopolio di stato, consentendone l’utilizzo a scopo terapeutico dietro indicazione medica.
Riteniamo inoltre che vada depenalizzata la detenzione finalizzata al consumo personale e la coltivazione domestica delle sostanze meno dannose, come la cannabis.
Queste misure, colpirebbero immediatamente il gigantesco giro d’affari che alimenta le narcomafie.
Inoltre, il regime di monopolio di stato porterebbe introiti consistenti, che potrebbero essere immediatamente destinati a politiche sociali attive.
Riteniamo, infine, che vadano perseguite politiche di riduzione del danno, sulla scorta delle indicazioni dell’Unione europea dei cosiddetti “quattro pilastri”:
contenimento del numero di nuovi consumatori che entrano nel sistema, attraverso interventi a basso livello mirati ed efficaci, che si affianchino ad altre strategie di prevenzione; incoraggiare i consumatori a intraprendere precocemente percorsi di disintossicazione, anche attraverso programmi che prevedano terapie di mantenimento (ad esempio introducendo le stanze di iniezione in condizioni di sicurezza sanitaria, che hanno dimostrato la concreta possibilità di azzerare le morti per overdose);
minimizzazione degli aspetti negativi delle strategie repressive, favorendo forme alternative alla detenzione ai fini della riabilitazione; minimizzazione del danno per l’intera comunità, attraverso la riduzione dei reati commessi dai consumatori al fine di procurarsi droga.»
Tutto cio’ premesso e considerato che il Dott. Serpelloni e’ un fiero assertore di ideologie e di politiche proibizioniste ed un grande sostenitore della legge Fini-Giovanardi:

Chiediamo le dimissioni dell’attuale capo del DPA Italia, il Dott. Giovanni Serpelloni.

link per firmare: https://www.change.org/it/petizioni...oni-capo-del-dipartimento-politiche-antidroga
 

pasqsn

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Dall’educazione alla chimica

Susanna Ronconi commenta il progetto del DPA di promozione dei narcotest sui figli per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 6 marzo 2013. Vai al Dossier su Fuoriluogo.it.

«Ritengo che l’adozione di attività di diagnosi precoce e, nello specifico, la definizione e l’attuazione di un modello organizzativo per l’esecuzione di drug test precoce sui minori, sia di importanza cruciale per un’adeguata strategia di prevenzione», così Giovanni Serpelloni, dal sito del Dipartimento politiche Antidroga (DPA). Detto fatto. Non è difficile vedere in giro per ambulatori e uffici ASL depliant con lo slogan “Meglio vederci chiaro subito” e l’invito ai genitori “Hai il dubbio che tuo figlio usi droghe? Consulta sanitari esperti”. La comunicazione gioca su professionalità e counselling ma il cuore della questione è il test sui minorenni, in alleanza con i genitori, da promuovere a largo raggio come approccio al consumo dei più giovani.

Il progetto del DPA si chiama “Early detection of drug use and early intervention in children” (in inglese, perché siamo una colonia dell’americano National Institute on Drug Abuse, Nida): che vuol dire individuare precocemente, per avviare a un trattamento sanitario con fine l’astinenza, i children, cioè i ragazzini. Sui depliant compaiono i loghi di molte Asl, dunque dei Sert, e viene da chiedersi dove mai gli operatori pubblici abbiano messo la loro lunga esperienza in materia di prevenzione e di limitazione dei rischi. Perché testare e trattare i ragazzini che sperimentano una qualche sostanza è un approccio che scienza, coscienza ed esperienza hanno bocciato, e da tempo. Tre almeno gli imperdonabili vizi di questo approccio.

Primo, l’inefficacia: proprio dagli USA, dove l’uso del test è per primo entrato in vigore nelle scuole, sono venuti i primi studi indipendenti che denunciavano, oltre dieci anni fa, il fallimento e le perversioni di questo approccio (tra tutti, vedi lo studio di valutazione condotto in America dall’Università del Michigan in quaderni di Fuoriluogo, 3, 2007).

Secondo, la patologizzazione inutile (e la stigmatizzazione) dei giovani consumatori sperimentali o sporadici: il neo-biodeterminismo del DPA, che vede l’uso come (sempre) incontrollabile e come (sempre) destinato alla dipendenza patologica, non è che una profezia che crea il suo avverarsi. Avviare precocemente a una carriera di “malato” e “istituzionalizzato” un giovane consumatore serve solo a depotenziare tutti quei dispositivi (sociali, culturali, soggettivi e anche, sì, famigliari, come possibilità di dialogo “quotidiano” e “ordinario”) che possono aiutarlo a fare della sperimentazione di una droga un momento non problematico, consapevole e transitorio.

Terzo, la torsione del rapporto genitori – figli: controllo versus educazione, ma anche rinuncia al ruolo genitoriale a favore dei “professionisti”. Certo che se un genitore pensa che una canna destini suo figlio/a ad avere “buchi nel cervello”, si terrorizza e si sente inadeguato. Ma se sapesse che si tratta di una esperienza gestibile con le armi innocue dell’ascolto e del sostegno adulto, forse ci penserebbe da sé, senza ricorrere alla chimica del drug test.

http://www.fuoriluogo.it/sito/home/...a/rassegna_stampa/dalleducazione-alla-chimica
 

pasqsn

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6 MARZO 2013 - COLTIVAZIONE DI 2 PIANTE DI MARIJUANA: PRIMO PARERE FAVOREVOLE ALLA QUESTIONE DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE POSTA DAGLI AVVOCATI SIMONETTI E MIGLIO

Riceviamo dagli Avvocati Simonetti e Miglio:

Il 6 marzo 2013 è un giorno importante!
E’ un giorno importante per quello che, a breve, potrà accadere in tutta Italia.
Siamo di ritorno da una battaglia dalla quale siamo usciti vincitori, nei termini che seguono.
Alessandra e Gioia sono due giovani ragazze, sorridenti, piene di gioia di vivere ma che hanno commesso un grave reato per l’ordinamento giuridico italiano: HANNO COLTIVATO DUE PIANTE DI MARIJUANA.

Ebbene, dopo aver scritto articoli nei quali abbiamo predicato la possibilità di discutere, davanti ai giudici, l’illegittimità costituzionale di una legge che identifica come potenziale spacciatore il coltivatore di marijuana (per uso personale ovvero per uso terapeutico), oggi abbiamo raccolto il primo frutto maturo del nostro lavoro che da mesi ci vede impegnati.
Noi due avvocati, seduti vicino alle nostre due imputate nel tribunale di Padova eravamo fieri, fieri di difendere due giovani coltivatrici per uso esclusivamente personale.

Rischio pena art. 73 Legge stupefacenti: da anni 6 ad anni 20.
Rischio pena attenuata dall’art. 73 comma 5 Legge stupefacenti: da 1 a 6 anni.

Come è nostra abitudine, abbiamo anticipato via fax la questione di legittimità costituzionale della coltivazione di cannabis sia al pubblico ministero, sia al giudice per le indagini preliminari. Ciò in quanto la questione di legittimità è un’opera complessa ed è necessario che venga studiata anche dal giudice e dal pubblico ministero prima di ogni udienza.

Ebbene, quando il giudice ha aperto l’udienza, il pubblico ministero di Padova ha dato parere favorevole che la questione da noi presentata potesse essere sollevata dal giudice dinanzi la Corte Costituzionale!!
Ha ritenuto, infatti, che è irragionevole sostenere che una coltivazione, evidentemente per uso personale possa essere idonea ad incrementare il mercato della droga e che in tal caso, aderendo alla nostra argomentazione, è possibile configurare un consumo personale della sostanza estraibile dalle due piante in coltivazione.

Vittoria, bellissima vittoria.

Dopo il pubblico ministero, abbiamo proceduto con l’arringa difensiva volta a dare ancora più rilevanza alle nostre tesi che sono tutte volte a dimostrare il diritto all’autodeterminazione di coltivare e alla manifesta irragionevolezza ed arbitrarietà dell’attuale formulazione normativa della coltivazione.
Peccato solamente che il giudice, una volta che abbiamo finito di discutere, aveva già scritto l’ordinanza il giorno prima …e ha rigettato la richiesta.

Questo comportamento del giudice è stato gravissimo: aveva già scritto una ordinanza di rigetto della questione di legittimità costituzionale prima ancora che il pubblico ministero avesse espresso il proprio parere!
Parere del pubblico ministero che, lo si ripete, era favorevole all’accoglimento della questione di illegittimità costituzionale in relazione alla coltivazione!
Ma è comunque una vittoria: la nostra tesi argomentativa della illegittimità costituzionale in relazione alla coltivazione di marijuana sta cominciando a trovare consenso anche nelle aule dei tribunali.

Nota finale: siamo riusciti a far assolvere una delle due imputate incolpate di aver partecipato, a titolo di concorso, alla coltivazione.
Abbiamo, cioè, dimostrato come non basta convivere con la persona che coltiva per uso personale e che non basta essere presenti nella stessa abitazione (al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine) per essere incolpati di coltivazione.

E anche questa è stata una vittoria!
Buon lavoro a tutti.
Ad maiora

Avvocato Claudio Miglio
Avvocato Lorenzo Simonetti

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5322
 

CrazyDog

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Precisazione e commento legale su legittimità costituzionale relativa alla sanzionabi

Precisazione e commento legale su legittimità costituzionale relativa alla sanzionabi

Hola Pasqsn, ho trovato un commento dell' avv. Carlo Alberto Zaina per i fatti del 6 Marzoe sinceramente non ha tutti i torti...purtroppo siamo ancora molto molto indietro :(

Leggo sul sito di un noto movimento antiprobizionista una notizia che mi pare rappresentata in modo da ingenerare gravi e false attese in chi coltiva piante di cannabis.
Il PM presso il Tribunale di Padova, in un processo a carico di due coltivatrici, avrebbe espresso parere favorevole alla eccezione di legittimità costituzionale relativa alla sanzionabilità della coltivazione.
Da questa presa di posizione, che, peraltro, è stata, purtroppo, smentita dal giudice, che l’ha rigettata, se ne ricaverebbe la conseguenza di una grande – testuale “vittoria, bellissima vittoria”.
Non conosco i termini della eccezione proposta, condivido, comunque, l’idea di proporre la stessa (e se mi permettete ne sono stato un precursore, anche se adesso tutti rivendicano la pternità dell’idea), ma francamente non posso sostenere la tesi che l’adesione del PM, non seguita da una decisione positiva del giudice – che è colui che conta alla fine – costituisca una vittoria.
E’ una sconfitta, amara, ma sconfitta.
Poi ognuno può essere contento in ogni modo e può essere capace di accontentarsi, anche di un timidissimo isolato segnale, che non sposta neanche di un centimetro il problema, ma non si può vendere per vittoria un risultato sostanzialmente negativo.
Così si illudono la persone.
Ben altro valore avrebbe potuto avere avere un’ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale, prechè avrebbe significato l’accoglimento della eccezione.
Dunque, prima di creare false illusioni, in quanto troppe volte la questione dovrà essere ripresentata e raffinata, prima che venga accolta dalla magistratura, pensiamoci bene.
Noi difensori abbiamo delle responsabilità e non è serio vendere, anche solo per mera propaganda, un esito in realtà sfavorevole, facendolo apparire come un approdo giurisprudenziale nuovo.
I frequentatori dei forum non sono persone da illudere, perchè all’illusione segue la delusione e la perdita di credibilità di chi propala simili informazioni.
Pensiamo piuttosto a reiterare, in termini giuridicamente e scientificamente concreti la questione, nella convizione che la lunga strada potrebbe venire finalmente coperta con un risultato a favore.
avv. Carlo Alberto Zaina


Fonte: http://www.enjoint.info/?p=8433
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Hey dog! E' un piacere vederti in questo thread! :D Ecco il punto di vista di Ascia riguardo la questione:

Cari avvocati, a noi interessa il fine, tutto il resto è solo fumo!

Dopo l’articolo che ci è arrivato dagli avvocati Simonetti e Miglio relativo ad una sentenza del 6 marzo in cui è stata presentata una richiesta di illeggittimità costituzionale, l’avvocato Zaina, dal sito di Enjoint ha voluto precisare il suo punto di vista: http://www.enjoint.info/?p=8433

Dopodiché non poteva mancare la risposta dell’avvocato Simonetti che, entrando in palese polemica con quanto scritto dall’avvocato Zaina, precisa il senso della sua soddisfazione in merito alla presa di posizione del PM:

Questa breve nota ha la funzione di replicare ad un avvocato che dovrebbe investire il suo tempo a studiare e che invece, con tono provocatorio, lo usa per elevarsi a giudice dell’operato degli altri e si permette di dispensare giudizi salomonici e di bassa propaganda quando, invece, l’utenza alla quale si rivolge sa chi, veramente, assolve coraggiosamente e con coerenza la propria professione.

Leggo sul sito di enjoint.com – piattaforma web che stimo ed apprezzo – il commento su un mio articolo nel quale descrivo l’ottimo risultato ottenuto a seguito del parere favorevole del PM di Padova in relazione all’accoglimento della questione di legittimità costituzionale in tema di coltivazione di cannabis.

Colui che ha definito “una sconfitta, una amara sconfitta” quello che io definisco, invece, un ottimo risultato, dovrebbe preoccuparsi e chiedersi come mai un PM – che rappresenta la controparte in udienza – abbia aderito alla mia tesi difensiva ed è mancato pochissimo a che la questione non fosse sollevata.

Lo stesso critico dell’ottimo risultato ottenuto non sa che le guerre sono costituite da battaglie e che ogni battaglia è importante e dà un segnale, una voce alla battaglia successiva?

Colui che ha definito “una sconfitta, una amara sconfitta” quello che io definisco, invece, un ottimo risultato non sa che “una volta colte, le opportunità si moltiplicano”? (Sun Tzu, L’arte della guerra).

Lo stesso critico dell’ottimo risultato ottenuto, non ha visto i volti delle due imputate sprizzare di gioia e non ha visto che anche le stesse imputate si sono rese conto dell’importanza della questione di legittimità costituzionale presentata in loro favore.

Lo stesso critico dell’ottimo risultato ottenuto, piuttosto di perdere tempo a dire che “si illudono le persone”, dovrebbe cominciare a capire come scrivere una questione rilevante e non manifestamente infondata in tema di coltivazione di cannabis.

Lo stesso critico continua ad autodefinirsi “il precursore” di una cosa che non ha mai presentato nei tribunali, ma che continua da tempo a predicare ed questo predicare invano che costituisce, invece, una volontà di illudere gli utenti.

Mi sembra che ottenere, per la prima volta in tema di coltivazione di cannabis, il parere favorevole di un PM non rappresenti affatto una volontà di “creare false illusioni”, ovvero una “amara sconfitta”, ma una reale speranza di creare precedenti e opportunità!

Vorrei continuare a scrivere e a difendermi dalle critiche di colui che “difende” (solamente giudicando il mio lavoro) gli utenti del forum, e che forse con questo atteggiamento superficiale e senza fondamento possa pensare di fermare il mio quotidiano e faticoso lavoro.

Ma ora vi lascio, perché vado ad approfondire la questione di legittimità costituzionale in tema di coltivazione di cannabis!Avvocato Lorenzo Simonetti del foro di Roma


Noi non vogliamo entrare in merito alla polemica che anzi riteniamo assolutamente deleteria e controproducente e vorremmo dire agli avvocati che nel confrontarsi in questo modo, che ricorda molto quello tra politici, rischiano di non trarre alcun insegnamento da ciò che è accaduto ed è stato manifestato dalle ultime elezioni.

C’è un distacco netto tra le esigenze popolari e il linguaggio del potere, che sia questo politico, economico o giuridico e se questo distacco non viene avvertito da chi il potere lo detiene, ci sarà sempre più scollamento, sfiducia e risentimento tra chi è costretto a subire inutili sofferenze e chi queste sofferenze, non vivendole, le usa solo come sofisticato strumento dialettico/professionale e questo vale tanto per le aspettative del disoccupato che si ritrova davanti il linguaggio asettico e distaccato del governo, quanto per chi rischia di essere considerato un criminale da una legge liberticida e che invece di ascoltare di strategie condivise e comprensibili, ottiene in cambio inutili risposte in termini di articoli, comma e paragrafi.

Cari avvocati, qui non si tratta più di affermare il primato nelle intuizioni o gareggiare per chi riesce ad ottenere per primo un risultato degno di rilievo mediatico, qui si tratta di utilizzare tutti i metodi e strumenti più originali, vicini alle rivendicazioni che vengono poste e congeniali al metodo, per mettere in discussione nei tribunali non tanto la vicenda dell’imputato, quanto la nefasta legge che lo ha criminalizzato e questa e solo questa, è l’unica e reale esigenza di chi è costretto a combattere quotidianamente per la propria dignità, spero ne conveniate, il resto continua a rimanere solo piacevole conversazione da svolgere in salotto …se non ci fosse il problema …ma il problema c’è!

Di parole ne abbiamo ascoltate tante, forse troppe e ora vorremmo vedere i fatti …e quando parliamo di fatti, non ci riferiamo di certo a noi!

Giancarlo Cecconi

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5331
 

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Il caso dei Cannabis Social Club francesi

La battaglia per la legalizzazione del consumo e della coltivazione di cannabis sta aumentando di forza e di intensità in tutto il mondo. Che si limiti a rivendicare la libertà dei propri consumi per gli amanti della cannabis, o che sia intesa come primo graduale passo per una regolamentazione di tutte le sostanze stupefacenti, che derivi dall’affermazione del diritto a non essere perseguito per un comportamento privato e personale, o che nasca dalla volontà di troncare una delle maggiori fonti di guadagno delle criminalità organizzate, quello che sta montando dall’ Uruguay alla Spagna, tanto per citare solo due paesi, è un movimento vasto e ragionato che prende piede sia tra le forze politiche che tra le popolazioni.
In questo panorama, il caso francese è diventato di attualità a seguito dell’arresto, nel febbraio scorso, di Dominique Broc, coordinatore nazionale dei cannabis social club francesi, rilasciato dopo poche ore e in attesa di comparire davanti al Tribunale di Tours per rispondere di detenzione di sostanze illecite e rifiuto di eseguire test.
I cannabis social club francesi iniziano a nascere nel giugno 2012, sull’esempio di quelli spagnoli e di tutta una rete, l’ENCOD, European Coalition for Just and Effective Drug Policies, che opera da circa un decennio per una riforma delle leggi sulle droghe; a differenza della Spagna, dove è permessa con alcune limitazioni, e come in Italia, la coltivazione di canapa in Francia è vietata; questo ha richiesto un adattamento del codice di regolamentazione ENCOD. La coltivazione per uso personale dei soci dei club francesi si configura come una vera e propria disobbedienza civile.
Dal giugno 2012 ad oggi, i CSC francesi sono diventati centinaia, e i soci migliaia; tutto è andato avanti senza scosse fino al momento in cui il quotidiano fondato, tra gli altri, da Jean-Paul Sartre, Libération, pubblica un ampio e dettagliato reportage sull’iniziativa di Broc e compagni, accompagnato da una lunga intervista al leader dei CSC francesi in cui si annuncia il deposito, di lì a qualche giorno, dei loro statuti nelle prefetture. Subito dopo, la polizia è entrata in casa di Dominique Broc sequestrando le piante, le attrezzature, i computer e altro materiale.
Segno che le changement tanto decantato dal presidente François Hollande durante la campagna presidenziale, c’est pas maintenant, almeno su questo fronte, e che forse occorrerà aspettare un cambio di guardia à la Place Beauvau, o una presa di posizione coraggiosa del ministro della Giustizia, Christiane Taubira. Fatto sta che, nonostante la sinistra sia tornata al potere dopo quindici anni, alla guida del ministero degli Interni resta un’impostazione fortemente conservatrice; in materia di droghe e non solo, l’atteggiamento di Claude Guéant, ultimo ministro degli Interni di Sarkozy, non è poi così distante da quello del “socialista” Manuel Valls.
Intanto, in attesa dell’udienza, prevista per l’8 aprile, i CSC francesi hanno annunciato il deposito in massa dei loro statuti, e messo in atto una iniziativa di coming out. Riempiendo un format predisposto, centinaia, al momento attuale, di persone, esponendosi con nome, cognome e foto, stanno dichiarando il loro consumo e la loro intenzione di uscire dalla clandestinità, affinchè la società si evolva. Medici, avvocati, professionisti, impiegati, si stanno unendo a questa dichiarazione. I media internazionali si stanno interessando della cosa, e saranno presenti, molto numerosi, davanti al Tribunale di Tours l’8 aprile.
E dall’Italia? Intanto, ecco il sostegno dell’ Associazione radicale Antiproibizionisti:

fonte: antiproibizionistiradicali.blogspot.it
 

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Coltivare Evoluzione!


(Quante cose da spiegare ai nostri parlamentari… speriamo che qualcuno dei nuovi già le conosca, risparmieremo tempo).

E ancora una volta sarà una pianta a proiettarci in una nuova era.

Condividiamo il mondo con altre forma di vita, senza le quali non potremmo esistere, ci danno da mangiare, ci danno riparo, ci fanno vestire, arricchire e sono perfino in grado di alterarci l’umore. Non possiamo sopravvivere senza le piante in questo nostro pianeta, esse hanno sempre rappresentato una spinta all’evoluzione dell’umanità. Le piante ci danno energia per colonizzare il mondo, i materiali per costruire i prodotti, per vivere.


“Non si sente mai parlare del coraggio dell’agricoltura, di certo non è per i deboli di cuore, è un’occupazione carica di potenziali fallimenti e di mirabolanti successi. Per meglio comprendere la storia dell’umanità dobbiamo capire il rapporto tra l’uomo e le piante, la coltivazione di esse porta all’insediamento delle nuove civiltà e permette il fiorire di un nuovo mondo.”

Medio Oriente – 8000 a.C.

Nel punto dove una donna aveva buttato alcuni semi di grano vide che questi erano germogliati e allora pensò di poterne far crescere di più, dove desiderava. Fu la prima coltivazione nel mondo, l’inizio dell’agricoltura per come la conosciamo.

“L’agricoltura rappresenta un punto di svolta, è ciò che fa la differenza tra avere sulla Terra poche migliaia di esseri umani e averne miliardi, con essa l’umanità smette di essere nomade e mette radici. E’ l’inizio della civiltà.”

Messico – 1400 d.C.

Il mais, conosciuto anche come granturco, è una coltura geneticamente modificata in realtà, un innesto di grano selvatico, è un prodotto creato dall’uomo. Per gli aztechi era cosi importante da essere venerato al pari di una Dea. Senza il mais i padri pellegrini non avrebbero potuto sopravvivere nel nuovo continente. Al giorno d’oggi rappresenta la più grande coltura degli Stati Uniti.


Colonie europee in America – Virginia 1609

E’ un altra pianta, non commestibile, a portare al successo i primi coloni europei in America.

Il tabacco costituirà il prodotto americano di maggior valore per l’esportazione per ca. 200 anni. E’ stato capace di trasformare le numerose colonie inglesi in una potente nazione. Esportato in Inghilterra raggiunse prezzi altissimi. Il primo raccolto ebbe un valore di più di un milione di dollari odierni. Il tabacco inoltre crea dipendenza e diventò a breve il prodotto più esportato dall’America, perché il più ricercato, più fumi più ne vuoi, la domanda salì, la produzione anche, diventò il prodotto commerciale ideale, creando ricchezza. Solo una cinquantina di anni dopo metà dei coloni inglesi fumavano tabacco e si ebbe il primo vero boom economico. Una pianta indigena americana ha aiutato i coloni del vecchio mondo a conquistare il nuovo mondo.

“Ma fu ancora un’altra pianta a condurre il mondo sulla strada della rivoluzione industriale.”

New Hampshire – 1772

Le piante più grandi del pianeta, le sequoie, scateneranno una battaglia per la libertà. Le foreste rappresentano la più grande risorsa naturale del pianeta. Tutto è fatto con il legno e gli alberi americani valgono così tanto che la lotta per il loro possesso contribuirà allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Con il legno degli alberi si è costruita l’America intera.

“Ma è un’altra pianta ancora che distruggerà invece un Impero millenario.”

La Guerra dell’oppio 1839-1860

La Cina per 2000 anni è stata la potenza economica dominante del nostro pianeta e, per quanto possa sembrare incredibile, andrà in rovina a causa di un piccolo fiore. Gli inglesi divenuti grandi consumatori di the, ad un certo unto ritennero che i cinesi imponessero loro un prezzo troppo alto per questo prodotto e nacque la discordia. Per ristabilire l’equilibrio commerciale gli inglesi iniziarono a vendere alla Cina un’altra pianta, dal sicuro risvolto redditizio, l’oppio, provocando nella popolazione cinese la dipendenza da questa sostanza. Furono proprio gli inglesi a diffondere questa droga in Asia. L’oppio veniva prodotto dagli inglesi nelle loro colonie indiane, creò dipendenza e le persone iniziarono a pagare una fortuna pur di averlo. Nacque la ‘questione droga’ così come la conosciamo ancora oggi. Era un mercato enorme creato ai danni del potente Impero Cinese la cui economia di lì a breve andò in deficit. Tutto questo causò disordini e dopo la prima Guerra dell’oppio, la Cina fu costretta a legalizzarlo e ne fu devastata per i 150 anni a seguire. La dipendenza dall’oppio pose fine alla supremazia di un Impero.

“Una piccola pianta è stata capace di far crollare una nazione che aveva dominato per millenni il vecchio mondo, mentre la linfa di un albero amazzonico contribuirà a creare il mondo ‘moderno.”


Amazzonia – XVI secolo

Gli indios per secoli hanno raccolto la linfa degli alberi dalle grandi foreste del Sud America e la gomma fu l’ingrediente di spicco della rivoluzione meccanica. La gomma diventò parte essenziale del processo d’industrializzazione, l’albero della gomma ha creato il mondo moderno, stravolgendo abitudini e tradizioni.

“Sarà ancora però un altro prodotto derivato sempre dalle piante a dare un nuovo impulso economico all’America.”

Lo stile di vita degli americani era minacciato da un prodotto ricavato dalle piante di cereali, l’alcol, ma il tentativo di proibirne l’uso portò ad un’ondata di criminalità tale da scuotere il mondo intero…potenti lobbisti di stampo religioso convinsero il governo federale a proibire l’alcool, perché negli anni ’20, in America, il 50% dei reati era legato all’uso di questo. Fu il primo esperimento di proibizionismo, un tentativo ambizioso, si voleva che le persone andassero d’accordo e conducessero vite oneste, ma paradossalmente il voler trasformare i cittadini in “persone sobrie e impeccabili” ebbe un effetto disastroso, creando un fitto sottobosco di criminalità e d’illegalità. Un commercio illegale e fruttuoso che attirò i gangster e la malavita portando la popolazione a vivere in un clima di terrore. Il tentativo di ridurre la criminalità proibendo l’alcool di fatto produsse l’effetto contrario. Dopo 13 lunghi e difficili anni le leggi proibizioniste sull’alcol vennero ritirate e l’America andò incontro ad nuovo enorme sviluppo economico.

“Da quel momento il tentativo di regolare gli eccessi nel commercio dei cereali distillati ha plasmato la storia dell’America”

L’eccessivo sfruttamento delle coltivazioni e l’impoverimento dei suoli fu risolto con una nuova idea, il granturco ibrido, creato in laboratorio e adatto a crescere anche nei terreni più aridi e a dare maggiore produttività. Fu l’inizio della ‘rivoluzione verde’ che da quel momento sfamerà l’America ed il resto del mondo.

La canapa in Asia centrale fu utilizzata per scopi medici, spirituali, religiosi o ricreativi (tramite inalazione o vaporizzazione) per almeno 5.000 anni. Sappiamo per certo che gli Ariani fumavano cannabis e che probabilmente furono loro a tramandarne le proprietà sia ai popoli Indiani che agli antichi Assiri.

Un trattato di farmacologia cinese attribuito all’Imperatore Shen Nung, datato 2737 a.C., contiene il primo riferimento all’utilizzo della cannabis come medicina. La data in cui la cannabis è stata introdotta in Europa centrale, settentrionale e occidentale è sconosciuta, ma probabilmente risale almeno al 500 a.C., in quanto a Berlino è stata ritrovata un’urna contenente foglie e semi di cannabis risalente a 2.500 anni fa.

La sua coltivazione in Europa è stata massiccia per secoli. Vestiti di canapa erano comunissimi in Europa centrale e meridionale. Ma gli europei conoscevano anche le potenzialità ricreative della pianta. Francois Rabelais ne scrive ampiamente nel XVI secolo.

La cannabis arrivò anche in Africa, secoli prima della colonizzazione europea. In Africa era coltivata, utilizzata come fibra e come medicinale, inalata e a volte venerata in aree diversissime: dal Sud Africa al Congo al Marocco.

Nel XVIII secolo, la cannabis era diffusissima anche in Nord America. La maggioranza dei terreni del padre degli USA, George Washington, erano coltivati a cannabis. Nel 1850 negli Stati Uniti si contavano ca. 8.000 piantagioni di cannabis (di 2000 acri di terreno ciascuna), utilizzate soprattutto per la produzione di fibra.

“La storia dell’umanità è quindi da sempre plasmata dall’utilizzo di piante fino ad arrivare all’uso che ne facciamo oggi, esse sono servite e servono per creare il mondo in cui viviamo, per generare ricchezza, per distruggerne, e anche per recare all’uomo giovamento…sono le piante che hanno permesso all’umanità di evolversi.”

Anche l’Italia è stata per secoli un’importante produttrice di cannabis. Il clima italiano è particolarmente favorevole alla coltivazione di questa pianta. In particolare, i contadini italiani producevano Cannabis per due ragioni. Prima di tutto perché era in grado di crescere su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali, secondo poi in quanto era una pianta “oleosa”, “fibrosa” e anche ‘commestibile’, versatile e della quale si poteva utilizzare tutto, dal fusto alle foglie ai fiori, con il massimo del ricavo. Eccelsero per le coltivazioni di canapa le città di Bologna e Ferrara. Grazie alla qualità delle sue canape l’Italia, divenne il secondo produttore mondiale e il primo fornitore della marina britannica. Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione medio-europea e mediterranea di canapa aumentò ancora.

Ma la Marijuana Tax Act del 1937, firmata USA, segnò l’inizio della fine per la coltivazione di questa pianta dalle mille risorse, mettendola di fatto al bando. Si accusò pseudo-scientificamente la cannabis di far diventare le persone violente e di farle impazzire o morire. Di riflesso, in gran parte del resto del mondo negli anni seguenti venne pian piano bandita. Iniziarono a chiamarla ‘marijuana’ (termine di origini messicane per indicare la canapa) con un’accezione negativa. La famosa casa editoriale/cartaria Hearst, la maggior sostenitrice della campagna anti-cannabis, aveva appena effettuato enormi investimenti sulla carta da albero. Il suo proprietario William Randolph Hearst, magnate della carta stampa, dichiarò che “la marijuana è la strada più breve per il manicomio… fuma la marijuana per un mese e il tuo cervello non sarà niente più che un deposito di orridi spettri, l’hashish crea un assassino che uccide per il piacere di uccidere.” I giornali di Hearst portarono avanti per anni un’enorme campagna di disinformazione contro la cannabis, attribuendole falsamente una miriade di “mali sociali”, dagli assassini, al comunismo, al pacifismo, all’infedeltà coniugale, ai rapporti sessuali tra “donne bianche e razze inferiori”.

Contemporaneamente la DuPont brevettò il Nylon e secondo molti studiosi tutte queste non furono semplici coincidenze.

Il resto della storia la conosciamo, la canapa è stata sostituita dal nylon, dal petrolio, dai farmaci chimici, è stato demonizzato il principio psicotropo della varietà indica, al fine di cancellarne anche i numerosissimi pregi della varietà sativa, e fu così che la stessa pianta che aveva garantito sostentamento e risorse di ogni genere per secoli, d’improvviso fu rinnegata e cominciò ad essere perseguitata.

Dal 1937 ad oggi si stima che ca 20 milioni di statunitensi siano stati incarcerati per la detenzione o l’utilizzo della pianta più popolare del mondo.

Le Nazioni Unite stimano che oggi, circa il 4% della popolazione mondiale adulta (162 milioni di persone), usi cannabis almeno una volta l’anno, e che lo 0,6% (22,5 milioni) la utilizzi giornalmente. Ciò dimostra che ancora oggi la cannabis, nonostante decenni di proibizione, rimane, nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo, una sostanza estremamente utilizzata, seconda solo all’alcol, alla caffeina e al tabacco.

Italia – 2013

La Legge Fini-Giovanardi si caratterizza per l’ulteriore inasprimento delle sanzioni relative alla produzione, al traffico, alla detenzione ed all’uso di sostanze stupefacenti, ha inoltre abolito ogni distinzione tra le cosiddette droghe leggere (cannabis) e le droghe pesanti, (eroina, cocaina e altre).

Numerosi studi scientifici, tra i quali, quello del professor David Nutt dell’Università di Bristol, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, affermano da un lato l’assurdità dell’equiparazione tra la cannabis e altre sostanze chimiche letali, dall’altra denunciano invece l’esclusione, arbitraria, del tabacco e dell’alcol dalle tabelle sulle droghe, in quanto per tassi di dipendenza e pericolosità sociale risultano secondi solo all’eroina.

“La discussione sulla proibizione di determinate sostanze è all’ordine del giorno dalla notte dei tempi. Oggi, in molti paesi al mondo, il consumo di droghe leggere è proibito anche in ambito privato, in altri è tollerato e in molti altri si parla insistentemente di legalizzazione della cannabis guardando al successo dei paesi che hanno attuato regimi di legalizzazione e di depenalizzazione “

Ricollegandoci al legame indissolubile tra l’evoluzione dell’umanità e l’uso delle piante e considerando il rinnovato interesse ridestatosi intorno alla meravigliosa pianta di canapa, vogliamo condividere con voi il momento storico che stiamo attraversando, invitandovi a riflettere su quanto importante sarebbe arrivare alla legalizzazione della cannabis, per interrompere quell’odiosa demonizzazione iniziata negli Stati Uniti nel secolo scorso. Il rilancio delle sue coltivazioni con la riscoperta dei suoi antichi, molteplici utilizzi, darebbe un grande impulso economico al mondo in cui viviamo, è una risorsa rinnovabile, infinita… la canapa è il simbolo di una nuova transizione sociale, verso una nuova civiltà, ecosostenibile, più ricca, sana e migliore.

Ancora una volta sarà una pianta a traghettarci in una nuova era!


Libero Arbitrio – ASCIA

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5372
 
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DXTR

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/21/marijuana-sentenza-storica-a-ferrara-coltivarla-a-fini-personali-non-e-reato/538011/#.UUxxGoad6U0.facebook

"Coltivare marijuana a uso personale non è previsto dalla legge come reato. È la sentenza a suo modo rivoluzionaria che giunge dalle aule del tribunale di Ferrara, dove per la prima volta un giudice entra nel merito di un dibattito sempre più vivo sia in dottrina giurisprudenziale che nella società civile. Il caso specifico vedeva imputati due giovani arrestati (e immediatamente rilasciati) dai carabinieri due settimane fa. Da una perquisizione domiciliare vennero alla luce quattro piantine di cannabis e otto grammi si stupefacente.

Durante il rito abbreviato, in sede di arringa difensiva, l’avvocato difensore Carlo Alberto Zaina, del foro di Rimini, ha sollevato una questione di legittimità per quanto concerne l’art. 73 della normativa in materia di stupefacenti, l’arcinota “Fini-Giovanardi”, sulla liceità della coltivazione di stupefacenti. Premesso che per quanto riguarda i due imputati, già in sede di indagini era stata esclusa la detenzione finalizzata alla cessione a terzi. Insomma era chiaro che la produzione di marijuana era destinata esclusivamente all’uso personale.

Il “sospettato di anticostituzionalità” analizzato dall’avvocato Zaina attiene “alla circostanza in cui la legge equipara inopinatamente derivati della cannabis, oppiacei e cocaina”. Esiste infatti una normativa del Consiglio d’Europa che dice in astratto come “non si possono equiparare droghe pesanti e droghe leggere. Urge insomma una differenziazione”. Identica questione di legittimità costituzionale è già stata sollevata dalla Corte d’Appello di Roma e sarà presto al vaglio della Corte Costituzionale.

A sostegno della propria tesi, poi, il legale ha portato all’attenzione del tribunale una decisione del Consiglio d’Europa, la numero 757/gai del 2004, il “testo sacro” a livello comunitario in materia di stupefacenti: “sono punite tutte le condotte – riassume l’avvocato – concernenti gli stupefacenti, salvo quelle che vedono un uso esclusivamente personale, laddove lo Stato ne ammetta l’uso personale, come l’Italia. Tra queste condotte c’è la coltivazione della cannabis. E in questo caso è provato l’uso personale e gli 8 grammi ritrovati in casa degli imputati derivano da questa produzione fai da te”.

“Se teniamo presente che in base alla normativa italiana non viene punito chi acquista da uno spacciatore una dose per uso personale – argomenta Zaina -, ecco che abbiamo anche un risvolto ‘civico’ in aiuto di questa interpretazione: la ratio della normativa è evitare l’uso e il commercio di stupefacenti, in questo caso c’è una conformità allo spirito della legge, visto che si evita di alimentare le mafie. Quindi se la coltivazione è a uso personale non vedo perché punirla”.

Motivazioni che hanno indotto il giudice Franco Attinà a entrare direttamente nel merito. Se chi lo ha preceduto ha infatti sospeso il giudizio di legittimità rinviando la questione alla Corte Costituzionale, Attinà ha assolto direttamente gli imputati perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, creando così un precedente nella letteratura giuridica italiana."
 

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