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##BE-O-POINT OF VIEW##

filimagno

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Raccolgo in questo thread il mio work in progress per DOLCEVITA, rivista sulla quale ho l'onore di scrivere assieme ai piu' grandi luminari in materia,e rivista molto sensata nell'interesse socio culturale underground cui ho il piacere di farvi parte integrante con la mia rubrica CHE TRATTA DI AGRI-BIOLOGICA.
Mi e' venuto in mente di fare questo passo per tre motivi:
- Chiarire i miei punti di vista per cui ritengo che il biologico sia migliore senza mezzi termini, ma con ragionamenti fondati...senza la tensione che puo' provocarsi in un topic o a seguito di una risposte male interpretata.CHIARO...sono una persona pacifica anche se talvolta non traspare cosi' palesemente.
- Il secondo motivo e' ,come si puo' immaginare bene, stimolare tutti lettori e non ad una curiosa e profiqua ricerca personale del migliore modo di interpretare le possibili opzioni che la natura ci offre per venire incontro alle nostre necessita' di giardinieri avari di raccolti abbondanti senza che questi diventino motivo di conflitto con la nostra etica...keep it greenie and peacefullfilled
- il terzo e' meramente logistico ....volevo avere un punto in rete dove riporre mano a mano che li produco i miei scritti cosi da avere un chiaro riferimento immediato di quello ke stavo facendo con lausilio della community che mi ha forgiato durante tutti questi anni di navigate mediatiche.

spero apprezzerete e si spezzeranno le polemiche inutili...questo e' solo il frutto della mia esperienza e che mi fa immenso piacere condividere con VOI.


be ORGANIC "point of VIEW"......

FILI...MAGNO
 

filimagno

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_ Gustomagno_

Il motivo che piu di ogni altro ci ha spinto ad iniziare questo spazio dedicato all’agricoltura biologica , e’ l’affermazione dei principi ecosostenibili che presiedono ed esaltano il “gusto” e la natura stessa dei prodotti di cui ci cibiamo e dei quali ancora riusciamo a distinguere il “vero” sapore; il sapore della terra da cui proveniamo!! Vogliamo oltre si sfatare il mito, secondo il quale, i prodotti ottenuti tramite pratiche chimico sintetiche siano i più puri od esenti da patologie e metalli pesanti,o come se fossero la massima espressione del progresso scientifico. Ebbene il mio pensiero ,come pure quello che si sta’ affermando negli ultimissimi anni in campo scientifico\medico, e’ che queste stesse tecnologie chimiche si stiano dimostrando lesive sia della qualità delle colture, come pure della salute del consumatore finale, per non parlare poi delle conseguenze che si stanno verificando a livello globale e di cui il pianeta terra ne sta risentendo. Una visione futuribile, di questo approccio sistematico che utilizza la chimica, non può che far presagire ad una perdita totale sia del gusto che del valore nutritivo espresso dal grado BRIX(concentrazione di sostanze nutritive nei vegetali). Chi e’ che non ha mai detto davanti ad un pomodoro acquoso del supermercato; “non sa di nulla!!”.. Beh chi ha un orticello casalingo e biologico può capirmi benissimo, perché conosce ed apprezza quei sapori rurali e intensi che vuole.
L’idea di riscoprire, con le nuove tecnologie, i segreti racchiusi nelle antiche pratiche agricole e i veri sapori espressi dai nostri vegetali non può che favorire una presa di coscienza scientifica della reale efficacia dei mezzi eco sostenibili, vanificando così i tentativi di seppellire antiche culture in nome della modernizzazione e della praticità.
Detto questo come breve premessa andremo, in questa prima parte della nostra avventura ,ad enunciare brevemente ed in maniera schematica quelle che sono le reali disponibilità ,messe in campo dalla natura e dall’ingegno dell’uomo(furbo), per l’agricoltore biologico sia questi amatoriale oppure il piu esigente dei professionisti in campo agricolo. Diciamo incisivi subito che c’e veramente l’imbarazzo della scelta; sia per tutte le risposte che cerchiamo alle necessità di fertilizzazione mirata,o qualsiasi esigenza abbiamo siano esse per la difesa da parassiti, patologie fungine o anche per eventuali correzioni della situazione biochimica del suolo (Ph , rapportoC\N , aerazione, scambio cationico ,batteri ,enzimi,etc. etc.). Dico questo per rendere conto ai “growers”appassionati e coscienti che ci sono moltissimi prodotti “VERAMENTE BIOLOGICI” che funzionano benissimo , e talvolta meglio, dei loro omologhi chimici o delle miriadi di prodotti messi sul mercato per disorientare il consumatore ai fini del marketing, e indurlo così all’acquisto di una molteplicità di flaconi di cui non conosce nemmeno la natura e talvolta neppure la composizione. Faremo quindi una netta distinzione fra i prodotti :
- minerali
- sintetici
- di origine organica; estratti Naturali e Non
- organici fermentati
- organici solidi
Di cui gli ultimi due gruppi sono quelli che interessano a noi in particolar modo e sono quelli accettati in agricoltura biologica ai sensi della regolamentazione comunitaria CEE 2091\92 e che in alcuni paesi e’ piu restrittiva ed in altri meno (approfondiremo nel susseguirsi delle spiegazioni nel corso degli articoli).
Questa distinzione servirà a rendere ancor piu lucidi e coscienti i consumatori e portarli cosi a conoscenza :
1) di cosa c’e’ veramente sotto al mondo dei fertilizzanti o antiparassitari di cui possiamo disporre sul mercato
2) di cosa stiamo effettivamente dando alle nostre piante
3) di quali siano realmente biologici o meno sfatando cosi miriadi di “allusioni furbesche da etichetta”.
Nella tabella che segue troveremo, come anticipato in precedenza , un chiaro quadro sommario degli elementi di cui necessitano le piante per il loro metabolismo o la loro difesa, la funzione che essi svolgono a grandi linee ed una distinzione fra le proposte del panorama biologico confrontate con quelle del mondo chimico sintetico per un efficace approccio sistematico alla questione.






Questa tabella sarà in pratica un punto di riferimento quando faremo cenno ad una particolare situazione o ad una fase del ciclo (radicazione,crescita,fioritura,difesa) e li andremo ad approfondire l’argomento in maniera più esaustiva parlando dettagliatamente delle situazioni in cui possiamo incorrere e dei prodotti piu indicati per adoperarsi in merito senza ricorrere all’ausilio della chimica.
Sarà poi piu semplice ,di quanto possa sembrare in apparenza, ricorrere a questa favolosa magia che la natura ci offre , e oltremodo entusiasmante coglierne le differenze nei sapori e nella sostanza con le tecniche di coltura utilizzate fino ad ora con i fertilizzanti tradizionali. Potremo in un futuro prossimo dire addio al “tilt del grower” proprio perché non necessiteremo più di tantissimi prodotti che simulano la vita nel suolo con l’artifizio sintetico, ne tanto meno necessiterete più correzioni continue del pH della soluzione e nemmeno l’addizione di tanti flaconi simultaneamente (cosa che più di ogni altra confonde il grower quando tira le somme sul suo operato). Tutto questo perché il miracoloso processo che avviene durante la fermentazione e la decomposizione del materiale organico racchiude in sé tutto questo prezioso lavoro che la natura svolge e attua per noi. Enzimi, batteri e microrganismi , che vengono invece perduti, o perdono la loro vitalità durante i processi di estrazione chimica, hanno invece la loro massima espressione nei fertilizzanti biologici fermentati. Di pari passo li possono seguire per qualità gli estratti a freddo cellulari di alghe , sangue , carniccio etc. ,poi vengono per ultimi , ma non per questo da meno, i pellettati e gli sfarinati organici; compostati o secchi (batguano, humus, letame, pollina etc.) l’unica differenza sta nel fatto che i primi sono piu completi e “vitali” sotto il profilo nutrizionale e più rapidi per la loro maggiore efficacia essendo già stati fermentati durante il processo di produzione.
Approfondiremo poi in seguito le varie titolazioni e i contenuti dei materiali o dei prodotti enunciati in questa prima sessione, perché e’ molto importante conoscere a priori gli elementi che vogliamo apportare, senza dover poi incorrere in degli errori di sovradosaggio o errori di apporto sbagliati per la fase che ci interessa in un determinato momento.
 
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filimagno

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“SUBSTRATI DI COLTIVAZIONE; MEDIUM E AMMENDANTI”

Nella buona pratica dell’agricoltore biologico, un primo passo per un ottimo successo nei propri sforzi, e’ quello di focalizzare il migliore substrato di coltivazione o il mix che più si addice alle proprie esigenze di coltura. C’e’ che decide di arricchire con materiali organici che col tempo si trasformeranno, oppure chi decide di mantenere una miscela molto povera per potere gestire al meglio le fertilizzazioni liquide ed essere quindi più cosciente fermare quanto segue:
a) torba, fibra di cocco, per aumentare la capacità di ritenzione idrica;
b) pomice,zeolite, sabbia grossolana, lapilli vulcanici, e cortecciame per aumentare la porosità libera e il drenaggio;
c) torba bionda e sabbia per acidificare il substrato;
d) materiale organico e zeolite per aumentare il Coefficiente di Scambio Cationico e il potere tampone per gli sbalzi di pH;
e) substrati con elevato rapporto C/N per favorire maggiore durata e stabilità nel tempo (ad esempio fibra di cocco o materiali legnosi,proteine e zuccheri).

In generale, per quanto riguarda la dotazione di elementi nutritivi, sono da preferire dei mix piuttosto poveri, al fine di poter meglio gestire la coltura, al fine di apportare i necessari nutrienti nella forma e nei momenti più idonei per soddisfare le richieste delle diverse specie coltivate.
Il rapporto tra i diversi costituenti di un miscuglio varia anche in funzione delle condizioni ambientali in cui si opera, infatti, in condizioni di temperature elevate (come nel caso dell’outdoor ove vi e’ anche la siccità probabilmente), per evitare rapido essiccamento, è razionale l’impiego di componenti che possiedano capacità di ritenzione idrica molto elevata e che, nello stesso tempo, garantiscano resistenza alla decomposizione (ad esempio fibra di cocco,lapilli,zeolite). Quando, invece, si opera in ambienti umidi e con bassa radiazione solare si dovranno preferire i componenti con elevata macroporosità, al fine di garantire un buon drenaggio, con conseguente rapido sgrondo delle acque in accesso. In questo caso si dovranno aggiungere componenti più grossolane rappresentate ad esempio da pomice leggera, zeolite, agriperlite e altri similari.

Le esigenze fino ad ora esposte, portano alla formulazione di mix per la cui preparazione dovrà essere necessariamente l’ottenimento di una massa omogenea più facilmente mescolabile, sufficientemente umida e con buona calibratura delle particelle. ciò al fine di ricavare un prodotto standard con caratteristiche note e costanti nel tempo. Alla domanda: Qual è il substrato ideale? l’unica risposta razionale è: “non esiste il substrato ideale”. Ogni substrato presenta caratteristiche e peculiarità differenti che, se opportunamente gestite, possono farlo divenire “il substrato ideale”.

Vediamo ora di tracciare un chiaro riferimento e per ottenere il migliore substrato per le nostre piante ,chiarendo il tutto con degli esempi semplicissimi di substrati con i quali ho ottenuto personalmente, e a chi li ho consigliati, degli ottimi successi:

OUTDOOR:

-100 L DI TERRICCIO BIO pH 6.3 -7.0 (gia miscelato con, bentonite ,pomice ,sabbia silicea)
-1kg di zeolite
-da 3 a 5 litri di humus di lombrico
-1kg superguano (5-14-6)
-1kg organikappa(3-6-12)
-100 gr Mycorrize + batteri + trichoderma

Miscelare il tutto in un metro quadro di superficie precedentemente vangata in profondità e ripulita di tutte le malerbe infestanti comprese le radici e frollare a dovere. Dopodiché trapiantate nei giorni successivi senza che le piante ancora piccole entrino in contatto con la parte sottostante dove c’e il fertilizzante. Nel caso di utilizzo in vaso e’ necessario allungare il tutto con altri 100 litri di terriccio aggiungendo un altro kg di zeolite. Fertilizzate solo con stimolatore crescita o attivatore del suolo per il primo mese e poi ragionate in base alle esigenze delle piante (tratteremo questo capitolo a se stante in maniera esaustiva e approfondita in uno dei prossimi numeri).Tenendo in considerazione le varie fasi (crescita e fioritura)della pianta potremmo anche considerare di utilizzare del sangue di bue come ammendante per il terriccio di crescita (in vaso) e utilizzare il superguano e l’organikappa solo nell’ammendo in sito di trapianto. La cosa importante e non eccedere coi fertilizzanti liquidi una volta che si e’ abbondanti con i solidi.
Nel prossimo numero affronteremo il discorso relativo alla mescola ideale per la coltivazione indoor; che differisce sensibilmente dalla coltura in vaso chiuso perché in questa tecnica e’ piu decisivo preparare in anticipo una miscela ideale molto leggera e gestire il piano fertilizzazioni(che pure verra’ approfondito in un capitolo a se’ stante) in maniera piu bilanciata,in quanto nel vaso non ci sono ne dispersioni per dilavamento ne per osmosi circostante, ma possiamo incontrare problemi di over fertilizzazione nel qual caso abbondassimo con i fertilizzanti solidi.
 
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filimagno

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SUBSTRATI DI COLTIVAZIONE E AMMENDANTI : "INDOOR"

Salve a tutto il popolo di BIOfanatici …proseguiamo la parte riguardante i substrati di coltivazione e le miscele da attuare per un ottima riuscita, lasciato in sospeso la volta precedente, quando abbiamo trattato l’argomento nella versione per coltivazioni outdoor. Ebbene in questo numero tratteremo con particolare riguardo alle soluzioni che riguardano la coltivazione indoor, che come bene sappiamo necessita di alcune precauzioni in più rispetto alla fruizione e alla distribuzione delle varie irrigazioni e\o fertilizzazioni.

Le ragioni di questa differenza si possono schematizzare come segue :

- dimensioni dei contenitori (indoor tutto quello che diamo rimane in poco spazio)
- natura chimico fisica del substrato (outdoor ha un alto potere colloidale e subisce maggiori dilavamenti per intemperie ,indoor solitamente e’ gia perfetto ma si altera facilmente)
- condizioni climatiche (outdoor sono casuali , indoor le possiamo regolare)
- escursioni termiche (outdoor sono casuali , indoor le possiamo regolare)

Per quanto riguarda le dimensioni del vaso diciamo che vanno sempre paragonate alle dimensioni della pianta per non incorrere in problemi di asfissia radicale o peggio ancora marciumi e squilibri che alterano la normale vita del substrato. Infatti il substrato non dovrà mai essere ne troppo pregno di acqua e ne troppo secco; ma mantenere sempre un buon rapporto fra umidità e aria contenuta nel suolo cosicché la vita positiva di batteri ed enzimi possa lavorare sempre al meglio, cosa che all’esterno e molto piu semplice da attuare viste le proprietà chimico fisiche del suolo, il quale riesce meglio ad ammortizzare eventuali squilibri dovuti a nostri sbagli di valutazione. All’esterno poi ci sono meno problemi anche per quanto riguarda la gestione delle temperature, e questo per diversi fattori sia genetici di adattamento nei confronti delle avversità e sia per quanto riguarda la forza che prendono le piante per resistere al vento e alle intemperie. Semplificando con una metafora potremmo dire che se all’esterno abbiamo a che fare con delle atlete belle abbronzate, sane ,robuste e con genitori sani,mentre all’interno dobbiamo fare i conti con delle bimbe viziate da generazioni di coccole ricevute da genitori viziati a loro volta.

Dopo questo primo approccio introduttivo vediamo di chiarire quelle che sono le miscele che secondo me’ si prestano di più alla coltivazione in vaso per ambienti indoor.

“Versione base fibra di cocco”


MISCELA DI COCCO IDEALE:
-70 o 80 litri di cocco ( pH 6.3 EC 0.4)
-30 litri di perlite (o pomice + bentonite)
-1 kg zeolite
-4 o 5 litri di humus di lombrico

Con questa versione proposta potrete tranquillamente iniziare a fertilizzare gia dai primi giorni per poi continuare con un programma costante di nutrimento e stimolatore (1ml\litro nel caso di Biomagno o 4\5 ml\litro nel caso usiate i normali fertilizzanti come canna o ghe).Infatti il cocco per sua natura si presta per caratteristiche fisico-chimiche ad un apporto maggiore di nutrimenti di quanto non si possa fare con un terriccio gia preparato a priori in fase di produzione. Se volessimo differenziare le miscele per le fasi o di crescita , o di fioritura basterebbe miscelare in sacchi o contenitori separati due ammendanti diversi sempre in ragione di 1kg \ 80-100 litri di cocco (sangue di bue o guano perù per la crescita , e superguano o organikappa per fioritura). Di solito si tende ad ammendare il mix con elementi che difficilmente troviamo in abbondanza nel fertilizzante organico liquido; per esempio i microelementi come nel caso della zeolite, azoto nel caso del sangue, il batguano apporta tantissimo fosforo e microelementi. Altresì questi materiali organici donano e stimolano una potentissima attività microbica che aumenta la mole di materiale che si trasforma come nutrimento per le radici,in pratica forniscono il motore e pure il carburante in un solo colpo, che e’ poi la magia che sta alla base della differenza fra l’effetto di un concime organico e quello dei minerali puri i quali danno solo la benzina senza preoccuparsi poi se il motore funzioni.
Stesso discorso dicasi per le mycorrize e i trichoderma che non li troviamo nei fertilizzanti di base ma necessitano di un inoculo per rendere il terriccio colonizzato; essi servono e presiedono una maggiore radicazione , un maggiore trasporto di minerali talvolta immobili come il fosforo e una potentissima difesa assoluta dagli attacchi patogeni (marciumi radicali, botrite, mal bianco ecc. senza indurre resistenza come nel caso dei solfati o dei prodotti rameici antifungini)


“Versione base terriccio torboso”


In questo caso possiamo seguire due diverse strategie (aggiungere fertisolidi e diminuire l’uso dei liquidi o viceversa ), ma ripeto, vanno sempre vagliate in base alle esigenze delle singole varietà di piante con cui stiamo lavorando; infatti talvolta dosaggi standard saranno esagerati se non consideriamo quello con cui ammendiamo il substrato. Poi una volta che avete preso coscienza di quello che e’ il dosaggio per il vostro fenotipo preferito mantenete gli stessi dosaggi di fertilizzante per le successive talee delle piante “prova” in modo da avere sempre un chiaro punto di riferimento quando puntate al risultato,ottenendo cosi un omogeneità nella produzione, sia in peso che in qualità, di ottimi raccolti prodotti con criteri biologici. Solitamente io parto con dosaggi dimezzati (0,5 ml\litro di Biomagno – 2ml\litro degli altri come Canna o ghe)soprattutto nella prima parte in cui il terriccio e’ ancora carico di suo come per esempio nel primo periodo di crescita e nel primo periodo di fioritura quando effettuiamo i travasi. E con tutta probabilità so per certo che raggiungendo gradatamente la dose massima (1ml\ litro Biomagno – 5ml\litro degli altri)non dovrei mai incorrere in errori di valutazione, in quanto basta fare attenzione ai segni che ci danno le foglie e leggerli come se fossero un libro aperto. Se notiamo un verde scuro e le foglie che iniziano a curvarsi verso il basso sospendiamo il trattamento e annaffiamo solo con acqua per 10 giorni almeno, per fare in modo che l’azoto in eccesso venga convertito e assorbito. Stesso discorso durante la fioritura se notiamo le punte delle foglie bruciacchiate o le estremità delle stesse che diventano necrotiche, significa che abbiamo esagerato con il fosforo o con il potassio che si bloccano vicendevolmente. In linea di massima possiamo asserire che dobbiamo sempre tenere conto che la fertilizzazione organica permette un continuo lavoro di trasformazione nel suolo, ed e’ quindi totalmente diversa dall’approccio dell’agricoltura tradizionale chimica, per cui dobbiamo dare oculatamente gli elementi in maniera che non si sommino le moli di sali convertititi che a loro volta spingono sulle radici per via dell’osmosi(principio per il quale le radici assorbono i minerali disciolti nel substrato passando da uno stato di maggiore concentrazione ad uno di minore conc.)
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Ricordatevi: ”ESAGERARE NON SERVE A NULLA, PEGGIORA SOLO LA PRODUZIONE!!
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Ecco qui di seguito la miscela che secondo il mio punto di vista riesce meglio ad esemplificare il substrato perfetto, starà poi alla sensibilità del singolo grower gestirlo al meglio per esaltarne tutte le qualità e pretendere da esso le migliori riuscite sia in termini qualitativi che in termini quantitativi. Diciamo che un buon termine di paragone per capire quando si sono raggiunti ottimi risultati quantitativi e quello di comparare i watt impiegati con la resa del prodotto finale , e se questo rapporto e’ 1 \ 1 possiamo pensare di essere diventati coscienti delle reali potenzialità della agricoltura biologica. La compattezza e gli aromi invece vi renderanno edotti della secolare differenza con le pratiche adoperate fino ad ora e della qualità a cui state andando in contro con questo diverso approccio più conscio delle sue potenzialità. Ricordandovi sempre che l’avete ottenuto solo e soltanto con l’utilizzo delle pratiche agronomiche della buona e salutare agricoltura biologica ORGANICA. Quella che il vostro nonno sognava e di cui usava soltanto le basi, le basi che hanno ispirato la riscoperta di quegli antichi sapori che si stavano perdendo.

TERRICCIO BIOLOGICO PROFESSIONALE IDEALE:

-40% TORBE BIONDE NEUTRE
-30% TORBE BRUNE
-25% AMMENDANTI VARIA PEZZATURA (0-1mm Sabbia, 2-6mm, pomice, 6-14mm bentonite)
______ UN TERRICCIO DI QUALITA’ PER INTENDERCI_______
-3% HUMUS di LOMBRICO + (sangue di bue –>crescita , batguano->fioritura)
-1% ZEOLITE
-1% MYCORRIZE , TRICHODERMA

In questo caso, una volta che avrete trovato il vostro terriccio preferito tenendo conto di quanto detto sopra, deciderete voi o meno se aggiungere alla miscela il 3% della somma di humus e fertilizzante solido. Proprio perché dovrete vagliare le vostre necessità nutritive e bilanciarle in funzione della razza che state coltivando e gestire cosi in maniera migliore poi le fertilizzazioni con i prodotti liquidi che sono quelli che danno i migliori risultati ,sia in termini di praticità per la precisione con cui si utilizzano (specie per i neofiti), sia in termini di quantità nella resa sul prodotto finito. Tutto questo rimanendo sempre nell’ambito dei prodotti biologici per la nutrizione.

CONCLUSIONI

So per certo che uno spazio così piccolo non può essere esaustivo al meglio per spiegare tutte le varie valenze che possono assumere le variabili inerenti il substrato, ma approfondiremo meglio durante le prossime puntate quando analizzeremo i vari metodi di fertilizzazione e chiariremo anche un approccio sistematico per chi ancora non riesce ad ottenere buoni risultati. Ma questo purtroppo e’ il grande problema che attanaglia il mondo dell’homegrowing ; dove ci sono le notizie o i rumours delle compagnie di fertilizzanti, i quali secondo il mio parere confondono la gente soprattutto verso l’utilizzo di mille prodotti alla ricerca di un risultato incredibile solo sulla carta e utilizzando 5-10 flaconi di prodotti per volta. La cosa triste e’ che tutto questo sta accadendo, quando invece ne basta solo uno e serio che contenga tutto ciò che serve e necessita per le piante e il suolo per risultati piu che professionali utilizzando un solo flacone o al massimo due. Ma soprattutto questo senza dovere correggere il pH della soluzione o aggiungere enzimi ,batteri,proteine tutto separatamente per ragioni di marketing. Il mio motto e’ “piu coltivatori coscienti, piu coltivatori contenti” e mi piace pensare che grazie all’agricoltura biologica questo possa diventare il vero input da recepire dei prossimi anni a venire
Grazie a tutti per l’attenzione e arrivederci al prossimo numero dove inizieremo a trattare nello specifico le varie fasi della vita della pianta e del sistema suolo, come pure approfondiremo in maniera sistematica anche le componenti e i valori dei fertilizzanti da utilizzare per periodo e funzione nello specifico.
 
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filimagno

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LA FERTILIZZAZIONE BIOLOGICA ORGANICA

LA FERTILIZZAZIONE BIOLOGICA ORGANICA

LA FERTILIZZAZIONE BIOLOGICA ORGANICA

Nella agricoltura biologica esistono tre grandi famiglie di pensiero:
- agricoltura biologica organica
- agricoltura biologica vegetale
- agricoltura biodinamica
Come gia accennato nei numeri precedenti, questa rubrica mira a sancire quelle che sono le prospettive , le metodologie e le applicazioni dell’agricoltura biologica organica nella coltura indoor e outdoor, e a riscoprirne le sue valenze in epoca moderna.
Per quanto riguarda la fertilizzazione in senso stretto ci sono delle notevoli differenze fra la coltura in vaso e quella in terra aperta, perché se per esempio con un substrato preconfezionato noi sappiamo già i suoi parametri, di conseguenza attueremo una fertilizzazione mirata e bilanciata secondo le necessità della pianta, ma in relazione alla carica gia esistente nel terriccio stesso. Nei vasi difficilmente avremo delle perdite per dilavamento come nel caso della terra in campo aperto, dove oltretutto agiscono anche le proprietà colloidali dei minerali che formano la terra; i quali assorbono gli ioni trasformatisi fino a saturazione e il restante lo rendono disponibile per le radici. Quindi per quanto riguarda la coltura in pieno campo vale sempre la buona regola di fare un’analisi del terreno e vagliare le migliori soluzioni per ammendare il terreno, come già detto nei numeri precedenti, in base alle proprie esigenze. Nel caso della coltura in vaso invece sceglieremo il nostro medium o miscela preferita e agiremo come segue tenendo in considerazione quanto detto in precedenza.
FASE VEGETATIVA
Durante la fase vegetativa si ha principalmente la necessità di fare sviluppare l’apparato radicale e l’apparato aereo (tronco,steli,foglie) e per fare ciò dobbiamo fornire alla pianta azoto e calcio per la crescita fosforo per le radici, potassio per il metabolismo e ferro + magnesio per la fissazione della clorofilla. La natura ci viene incontro con tantissime soluzioni quali; sangue di bue , carniccio fluido , melasso di barbabietola , humus di lombrico e letame . Dove troviamo non solo gli elementi citati ma anche amminoacidi , proteine , vitamine , acidi umici e acidi fulvici; che non solo aumentano l’assorbimento dei macroelementi ma rendono anche vitale il terreno con l’apporto di batteri fissatori ed enzimi trasformatori. Questi microrganismi manterranno il terreno nutrito in costante, e il fluire degli elementi nutritivi sempre massiccio senza che vi siano carenze o blocchi temporanei dovuti a inattività batterica per carenza di cibo. La carenza di carbonio e’ la causa più frequente dei blocchi nutritivi quando si utilizzano i minerali in forma pura e di conseguenza il suolo si impoverisce del suo carburante principale per i batteri , cioè il carbonio organico. Questo fattore e’ detto “rapporto C/N” dove la minore concentrazione di 30/1 fa smettere direttamente l’assorbimento del macroelemento per eccellenza che viene trasformato e fissato dai batteri,ossia l’azoto.
L’ “ATTIVATORE” della linea “BIOMAGNO” e’ stato studiato appositamente per sopperire a questo impoverimento graduale di carbonio organico essendo un concentrato di melasso,proteine del latte e zuccheri organici e’ una fonte diretta di carbonio organico.
Con i fertilizzanti liquidi biologici si riesce molto bene a gestire questo fattore di crescita , e si riesce oltremodo ad apportare uno spettro nutritivo decisamente più ampio rispetto all’utilizzo di tanti singoli prodotti solidi, che talvolta sono anche più difficili da gestire e valutare.
Può essere il caso della cornunghia o del sangue di bue, che sono ottimi ammendanti e molto ricchi di azoto , ma il primo nutre quasi troppo e il secondo invece e’ molto lento nella sua azione ma sono comunque ottimi per l’apporto di macro-microelementi , batteri, ecc.
Con l’utilizzo dei fertilizzanti liquidi , che nei fermentati per idrolisi enzimatica trovano la loro massima espressione, troviamo lo spettro più completo di tutti gli elementi sopraccitati, e riusciamo a fornire tutto nella maniera più bilanciata possibile. Soprattutto per il fatto che contengono la più alta carica batterico enzimatica essendo essi stessi gia stati fermentati. Per quanto riguarda i dosaggi e’ sempre buona norma seguire i consigli dei produttori, anche se in linea di massima si può asserire che per le giovani piantine dosaggi dimezzati sono sempre favorevoli. Poi aumenteremo a seconda delle necessita espresse dalle foglie attraverso i segni visibili che ci ogni giorno ci danno, come se fossero un bel libro aperto da leggere ed interpretare. Nelle giovani piantine gli eccessi sono molto deleteri rispetto alla resistenza delle piante adulte, e il pallore per carenze o le bruciature sulle foglie per overdose solitamente sono sintomi di squilibri irreparabili. Normalmente verso la quarta settimana di vita si può iniziare con dosi regolari e piene di fertilizzante (1ml/ litro BIOMAGNO – 5ml / litro dei normali fertilizzanti)
Riassumendo brevemente possiamo dire che per nutrire le piante i maggiori nutrimenti, detti macroelementi, sono principalmente:
AZOTO ( N ) che favorisce la formazione del fogliame e del legno ; e nel caso di eccesso tende a conferire un colore verde scurissimo alle foglie e spesso ad incurvarle verso il basso nei casi estremi. Mentre la sua mancanza o un suo blocco può portare ad un pallore diffuso che parte dalle foglie più vecchie che si manifesta nella esilità e gracilità della pianta.
FOSFORO ( P ) che sollecita lo sviluppo di tutta la pianta con particolare rilievo alle radici in fase vegetativa e ai frutti in fioritura.
La sua carenza rende difficile lo sviluppo della clorofilla essendo alla base della produzione di Adenosina ( ADP) e provoca un pallore diffuso sulle foglie giovani e mediane. Dannosissimo anche il suo eccesso come nel caso del Batguano in dosi eccessive , che porta ad un blocco nell’assorbimento dei nutrimenti.
POTASSIO ( K ) che svolge un azione energica sull’assimilazione degli elementi indispensabili alla vita della pianta, come pure sulla resistenza alle fisiopatie e inoltre sollecita la maturazione dei frutti.
La sua carenza rende dapprima il fogliame violaceo poi rosso bruno come in fase di senescenza con macchie gialle ai bordi. Mentre il suo eccesso blocca l’assorbimento di fosforo con i segni citati per questo elemento.
Per concludere diciamo un secco NO ai fertilizzanti artificiali o comunque estratti con mezzi artificiali per un motivo semplicissimo.
Vanno evitati nella coltivazione perché,benché possano nutrire in modo adeguato e mirato le piante, non fanno assolutamente niente per la struttura del terreno. In agricoltura tradizionale dove si e’ ricorso massicciamente all’uso dei fertilizzanti artificiali chimici per lunghi periodi il terreno si e’ degradato a tal punto che la struttura e’ in sfacelo. E di pari passo molte culture di sementi hanno perso la loro forza per via di queste pratiche degradanti della natura, divenendo facilmente preda di qualsiasi patogeno o male fungino.
Arrivederci al prossimo numero dove tratteremo la fase di fioritura.
 

filimagno

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LA FERTILIZZAZIONE ORGANICA BIOLOGICA PARTE.2

Dopo aver trattato nei numeri precedenti il panorama dei fertilizzanti organici, il suolo per coltivazioni biologiche e la fase di crescita; in questo numero prenderemo in considerazione le necessità, lo sviluppo e le caratteristiche biochimiche che la pianta attraversa durante la fase di fioritura.

Fioritura

Il periodo nel quale la pianta entra in fioritura e maturazione, e’ accompagnato da un repentino cambio di segnali ormonali, che sono la chiave di lettura biochimica di quello che avviene all’interno della pianta al variare del foto-periodo. Questo cambio provoca la diminuzione di produzione di auxine a discapito di un aumento delle citochinine e gibberelline, per poi arrivare con la maturazione dove troviamo l’etilene e l’acido abscissico.
Detto questo prendiamo in considerazione il primo periodo della fioritura (1° mese circa) dove ancora notiamo crescita vegetativa e quindi ancora un alto potere di fotosintesi e metabolismo.
In questa fase la pianta necessita ancora di parecchio azoto (3% sufficiente solitamente)a differenza di quello che si possa pensare,e aumenta la necessità di fosforo che e’ il costruttore primario della massa a fiore e complice nel metabolismo come produttore di ADP(ricordiamo che tutte le sostanze zuccherine metabolizzate serviranno come scorta durante la maturazione ,dove l’etilene blocca l’entrata del colletto della foglia,per cui la foglia rilascerà il suo contenuto al floema).Se teniamo in considerazione quanto detto nei numeri precedenti noi quindi forniremo alla pianta ciò che richiede attraverso un ammenda prefioritura con guano N5P14K3 (3kg\m2outdoor-1kg\100litri terriccio indoor) e questo fornirà l’ingrasso sufficiente per tutta la prima fase di fioritura , in seguito in base alle esigenze azioneremo la nostra dieta mirata con i liquidi base e l’attivatore di borlanda partendo sempre da dosi dimezzate(0,5ml\litro BIOMAGNO-2ml\litro ALTRI) per arrivare alle dosi consigliate(1ml\litro BIOMAGNO-5ml\litro ALTRI),stando sempre attenti a non esagerare,specialmente indoor o con i vasi dove la progressiva decomposizione dell’organico può portare ad overfeeding. Oltre al fertilizzante base, durante la fioritura,cambieremo anche il tipo di alghe da usare come stimolatore,in quanto la laminaria digitata e’ quella che contiene più citochinine e gibberelline naturali di qualsiasi altra, e contiene anche tutta una serie di vitamine molto importanti come quelle del gruppo B .
Inoltre le alghe contengono moltissimi amminoacidi che aumentano l’assimilazione dei macroelementi forniti e soprattutto con le oligosaccaride svolgono un azione “elicitoria” ; ossia riconoscono una malattia e ne designano l’antagonista per scomposizione del dna del patogeno stesso (lo so, sembra fantascienza! ma e’ realtà biologica studiata scientificamente) e il patogeno soccombe.

Quindi ricapitolando l’azoto e il fosforo (macro elementi) svolgono la funzione di “mattoni della vita”mentre tutte le restanti sostanze ormonali e i “non-plant foods” fungono da segnali e stimolazione.
Le citochinine sono responsabili della distensione laterale e invece le gibberelline sono atte alla massificazione del fiore per via della maggior produzione di numero dei calici.
Ora entriamo invece nella seconda parte della fioritura (2°mese->3°mese)dove arriva il decisivo cambio verso la maturazione, e con essa variano anche i fabbisogni degli elementi primari ed entrano a fare parte di un ruolo decisivo anche il magnesio e lo zolfo, in quanto responsabili della maturazione del frutto e delle sostanze aromatiche. Riguardo i macroelementi si configura una netta diminuzione del fabbisogno dell’azoto, che in rapporto all’inizio della fioritura e’ di circa 1\3. In funzione di questa riduzione di consumo di azoto si avrà un netto incremento della necessità di fosforo e potassio che si elevano ad attori protagonisti.

Quando agiremo ricordiamo sempre che “ESAGERARE NON SERVE A NULLA, MA SEMMAI RIDUCE E DANNEGGIA LA PRODUZIONE DRASTICAMENTE SIA IN QUALITA’ CHE IN QUANTITA’ ”.

Come fertilizzazione faremo sempre riferimento al guano per l’ingrasso di fosforo mentre per il potassio ,che aiuta la maturazione e aumenta i sapori, ammenderemo con del granulare biologico N3P6K12 che solitamente e’ pellettato e contiene letame umificato , pollina e rocce potassiche tenere. Continueremo poi con i fertilizzanti liquidi a dosi consigliate fino a sospenderlo nelle ultime settimane e lasciare il resto del lavoro al residuo nel terreno. Solitamente utilizzare lo stimolatore soltanto nelle ultime due settimane aiuta a fare assorbire tutti i macroelementi ancora nel suolo. Un ottimo aiuto in fase di maturazione ci può essere fornito anche dall’estratto di equiseto, che contiene moltissimo zolfo, magnesio e microelementi ed in più aiuta a prevenire eventuali marciumi e malattie fungine grazie all’apporto di solfati.
Attenendosi a tutto ciò che si può dare alle piante con i fertilizzanti biologici in linea teorica non dovremmo mai avere problemi di carenze o squilibri di alterazioni nel pH del suolo, questo grazie al fatto che la materia organica da un lato tampona gli squilibri di pH grazie agli acidi umici e gli acidi fulvici sempre presenti,e in più mantiene sempre viva e continua la vita del terreno e dei suoi microrganismi,grazie al carbonio organico,proteine e gli amminoacidi, senza impoverire il suolo o danneggiare la vita. D’altro canto e’ anche vero che la pianta essendo sempre in salute e con un apparato radicale sano mantiene più facilmente lo scudo alto contro gli attacchi di parassiti o malattie crittogamiche, e di pari passo si propone in fioriture più copiose e lussureggianti che con qualsiasi altra tecnica.
Naturalmente dobbiamo considerare che con i fertilizzanti organici la risposta di efficacia e’ più lenta ma più efficace quando raggiunge il massimo potere, e quindi, invece che agire giorno per giorno dovremo agire settimana per settimana, leggendo nelle foglie più basse eventuali carenze passate e da curare, mentre nelle foglie piu giovani gli errori che abbiamo fatto nell’attuale, e che di solito sono sintomi di squilibri , carenze o blocchi per esagerazioni.
Vi rimando al prossimo numero con questo argomento, dove tratteremo i sintomi di carenze, blocchi nutrizionali e malattie parassitarie e fungine…come riconoscerle e come combatterle biologicamente.

brano consigliato :MADLIB feat. Talib kweli – Over the counter – LP: Liberation (2007)
 
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PROBLEMI, CONSEGUENZE E RIMEDI BIOLOGICI

Il panorama dei problemi, e le conseguenze che essi comportano, in agricoltura e’ materia assai ampia. In questo numero tracceremo soltanto un quadro sommario di quelli che sono i più frequenti, dando per scontato condizioni di circolazione aria e temperatura ottimali.

Problemi , carenze ed eccessi.
Nella definizione di “problemi” voglio comprendere una successione di eventi o causalità che portano a degli squilibri nell’apparato suolo-pianta e, che a loro volta concatenandosi danno come risultato leggibile dei segni sulle foglie, o sulle radici oppure nella crescita stentata o sproporzionata dell’intera pianta.

Prendiamo quindi in esame quelli che sono i più ricorrenti :

- Le irrigazioni frequenti o eccessive hanno come conseguenza diretta la mancanza di ossigeno e quindi asfissia radicale, e nei casi più gravi la successiva formazione di marciumi radicali per via dei batteri anaerobi. Il rimedio più semplice e’ fare un terriccio ben areato con bentonite, zeolite e aggiungervi le mycorrize con batteri fissatori positivi atti a prevenire la formazione di quelli nocivi. Ricordandoci sempre di annaffiare moderatamente e nella giusta successione secondo le necessità della pianta (per esempio partendo da 100,200…500ml \2gg per pianta).

- I vasi troppo piccoli o sottodimensionati rispetto la grandezza della pianta portano presto ad una situazione di radici troppo fitte. Visto che le radici danno come essudato l’acido carbonico, e’ facile capire quanto questo possa influire sul valore di pH, quindi sull’assorbimento dei nutrimenti, e come questi possa esser letto erroneamente come una carenza. Proprio come accade per la mancanza di carbonio organico per l’assorbimento dell’azoto. Oltretutto l’ossigeno che viene a mancare fa’ in modo che le radici non possano replicarsi e vivere senza il suo sostentamento. Quindi se il problema e’ il poco ossigeno unito allo squilibrio di “pH -“ ammenderemo il terriccio del nuovo travaso con cenere e zeolite(per il pH),bentonite,pomice leggera ecc.( per l’aria). Dimensionando il vaso secondo le necessità di crescita della pianta(1L fino a 10 gg-12 L fino a 30 gg e 20L fino a fine fioritura per esempio).

- Gli eccessi di fertilizzante sono facili da scoprire, come e’ facile imbattervi specie alle prime esperienze. L’importante e’ tenere un quadro chiaro di quello che abbiamo fornito, magari appuntandolo di volta in volta in un agenda.
Gli eccessi si hanno quando il valore dei minerali disciolti nel terriccio e superiore a quello della tensione che le radici possono sopportare ed e’ dato dal valore EC.
L’eccesso di azoto per esempio si traduce solitamente in foglie verdi molto scure che passano poi nello stadio successivo ad incurvarsi verso il basso e quelle piccole su se stesse, talvolta assumono un aspetto incartapecorito se l’eccesso è unito a quello di P, e K soprattutto. Il danno maggiore provocato dall’eccesso di azoto e’ che le cellule si allungano troppo e diventano deboli, quindi facilmente attaccabili dai patogeni. Inoltre la pianta si allunga a dismisura e non regge il suo peso nelle fasi successive (eziolatura).
Mentre nel caso di eccesso di fosforo si ha un blocco progressivo dell’assorbimento di potassio, e viceversa per l’eccesso di potassio, con le conseguenze visibili che spiegheremo fra poco nelle deficienze di entrambi.
In ambo i casi e’ sufficiente ridurre i dosaggi di fertilizzanti o sospenderli per 10 gg. Soprattutto dobbiamo sempre considerare che se nel terriccio possono esserci materiali organici in graduale decomposizione, farebbero sovrapposizione, e quindi il valore di minerali convertiti sarebbe sopra il valore consentito per l’assorbimento da parte delle radici (valore EC).In questo annoso problema che coinvolge molti BIOgrowers vorrei far notare che la zeolite svolge un ruolo sensazionale. Grazie al suo potere di scambio cationico elevato, infatti assorbe gli eccessi di ioni convertiti disciolti nel terriccio e li restituisce quando l’osmosi lo richiede ossia quando l’EC e’ nuovamente basso (effetto tampone o “buffering”).

- Le carenze nutrizionali sono la conseguenza di una mancanza di “cibo”, ma possono essere causate da eventuali concatenazioni di squilibri di diversa origine come visto in precedenza. L’importante e’ fare un attenta diagnosi per non incorrere in errori di valutazione. Chiaramente una volta fatta pratica, approfondendo l’argomento con l’ausilio di fotografie, sarà più facile leggere in anticipo qualsiasi segno e prevederne subito il rimedio per tempo.
Fermo restando che, se utilizzate un fertilizzante “veramente completo”, non incorrete mai in problemi di carenze e vi concentrate solo sugli eventuali squilibri collaterali. Avendo così più chiaro il quadro di lettura per esclusione.
Vediamo quindi come si mostrano i segni sulla pianta della mancanza di elementi primari. Quella di azoto lascia subito intravedere una progressiva colorazione delle foglie, specie su quelle piu anziane in basso, dal verde al giallo, dai margini estremi della foglia verso lo stelo. Si e’ soliti sopperire a questa carenza con del fertilizzante per la crescita che contenga sangue di bue, carniccio, humus, e biostimolatori con amminoacidi che ne velocizzano l’efficacia. Questi ultimi contenendo anche ferro e magnesio, utili per la clorofilla, fanno si che il verde ritorna brillante e la crescita copiosa.
La carenza di fosforo invece si manifesta nella foglie mediane e alte, mostrando delle macchie bruno grigiastre che dai bordi delle foglie vanno verso la nervatura. Questa mancanza si può prevenire con il guano pellettato nel terriccio che assicura un alto tenore di fosforo come pure calcio e magnesio molto utili per la struttura e il metabolismo.
Mentre la carenza di potassio e’ visibile quando le chiazze gialle sulle foglie mediane sono accompagnate da delle bruciacchiature che seguono i bordi delle foglie e nei casi drastici prendono gradatamente tutta la foglia dai margini allo stelo, irrimediabilmente.
Di solito si pone rimedio con borlanda fluida contenuta in molti fertilizzanti o artigianalmente con della cenere di legna (pH+).
E’ comunque buona regola trovare un fertilizzante bilanciato, completo e testarlo a seconda delle varietà per non incorrere in ulteriori errori;
infatti i dosaggi dello stesso prodotto possono differire a seconda della razza coltivata, talvolta anche fra la stessa varietà di seme(clonare evita problemi).
Mi riservo un discorso più approfondito quando parleremo delle talee.

- Gli squilibri di pH rappresentano un'altra voce nell’elenco delle variabili da considerare. Ma dobbiamo pensare di essere molto fortunati, infatti per tutti i discorsi fatti sul materiale organico e gli acidi umici e acidi fulvici, sappiamo che questi regolano automaticamente gli squilibri di pH per noi, sia per le reazioni acide che per quelle basiche. Ma vediamo come possiamo corregger ulteriormente eventuali squilibri di questa natura nei casi più estremi che si possono verificare. Quando il pH del terriccio scende drasticamente si possono notare macchie necrotiche di tessuto sulle foglie o macchioline circolari marroni le quali sono sintomo di deficienza di microelementi. Per questo se non siamo stati attenti in precedenza possiamo correggere questa situazione con della cenere e vedere se e’ il caso di travasare per il discorso fatto in precedenza sulle radici fitte e i marciumi dovuti a troppa acqua.
Nel caso invece abbiamo delle acque di irrigazione molto dure (basiche con pH >8.5) possiamo intervenire direttamente nell’acqua correggendola con acido citrico da succo di limone (fino pH 6.3-7).

Arrivederci al prossimo numero dove parleremo delle malattie dovute da patogeni quali parassiti e funghi; come attaccano le nostre piante e come difendersi nel pieno rispetto della natura.

Brano consigliato : jill scott – watching me
 

filimagno

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PRONTO “BIO” SOCCORSO #1

Benvenuti nuovamente a tutti i biocoltivatori che leggono questa rubrica a loro dedicata che in questo numero prende in considerazione le malattie parassitarie, e i prodotti biologici per porvi rimedio in sintonia con la natura.

I PARASSITI
Partendo dal presupposto che ci sono delle condizioni favorevoli (caldo secco) e sfavorevoli (freddo + salute della pianta) per la proliferazione dei parassiti enunceremo come riconoscerli e quelli che sono i più comuni insetti che colpiscono le nostre piante, raggruppati secondo il rimedio adottato :

AZADIRACTINA (olio di neem o estratto macerato) e’ il principio attivo contenuto nell’albero dell’azadiracta indica e dal quale viene estratto utilizzando i semi che questa pianta produce per ricavarne olio o macerato.
Si può utilizzare anche unito in miscela a melasso di barbabietola (1ml\litro) il quale ne aumenta l’efficacia in quanto permette ai principi attivi di penetrare nei tessuti vegetali ed avere un effetto sistemico completo,e quindi anche preventivo se ci troviamo in condizioni favorevoli per lo sviluppo dei parassiti. E’ a mio parere il rimedio con più ampio spettro di azione, infatti e’ attivo sulla stragrande maggioranza dei parassiti che assillano la pace del coltivatore. Si utilizzano da 4ml(prevenzione) a 8 ml per litro di soluzione da nebulizzare unito ad un cucchiaino di sapone molle vegetale per avere un effetto tensioattivante (distensione delle gocce = maggiore assorbimento), e volendo anche con il melasso di borlanda come detto precedentemente. L’importante e’ avere cura di spruzzarlo bene anche sotto le foglie e sulla superficie della terra dove potrebbero esserci altri individui.
Vediamo quindi come riconoscere i singoli parassiti a cui il neem pone rimedio;

- “ragnetti rossi o bimaculati”(spidermites) sono molto piccoli ma si possono notare facilmente sulla pagina inferiore della foglia in quanto si spostano visibilmente lasciando una lanugine finissima. Hanno un corpo centrale che si distingue bene dalle loro zampe, classiche del ragno ma in dimensioni molto ridotte.
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I segni puntinati o a zig zag che questi parassiti lasciano sulle foglie sono molto piccoli e di colore bianco grigiastro , di solito mai ravvicinati come nei casi che seguiranno degli altri parassiti.
FOTO 2

- “tripidi” (frakliniella occidentalis) e’ a mio avviso uno dei peggiori e più invasivi parassiti che attaccano le foglie e indeboliscono decisamente in maniera globale il metabolismo della pianta. Sono difficilmente visibili nello stadio di larve ma ben riconoscibili quando adulte.
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Il fatto grave e’ che debbono essere debellate dal primo stadio in quanto una loro proliferazione sarebbe molto nociva, e quindi dobbiamo riconoscere subito i segni nelle foglie che questi invece risultano essere molto ben visibili ad un occhio allenato.
I tripidi vivono prima all’interno della foglia dove producono delle micro cavernette finissime e vicinissime che dall’esterno si notano bene. Questi segni essendo di colore grigio chiaro argento formano una pellicola sulla foglia come se fosse stato spruzzato un liquido seccatosi sul posto.
FOTO



-“minatori fogliari”(leaf miners) molto simili ai tripidi per i danni che producono all’apparato fogliare ma ben distinti da questi ultimi per forma 8simili a buchetti da larve) e disegno delle cavernette che producono nella foglia. In quanto i tracciati sono molto netti e levano completamente il verde alla foglia. Infatti per questa distinzione sono facili da distinguere e individuare. Sono anche più difficili da incontrare ma quando prolificano producono danni molto notevoli.
FOTO 5 -------------minatori fogliari---------------------------------------------------

-“metcalfa” (Metcalfa pruinosa) è un insetto Omottero della famiglia dei Flatidi originario del Nord America. La sua rapida e intensa diffusione di questi ultimi anni è dovuta alla capacità dello stesso di attaccare numerosissime specie vegetali e alla limitata presenza di antagonisti naturali. Si nutre di linfa assunta dalle piante ospiti tramite l’apparato boccale pungente-succhiante, compie una sola generazione annua e sverna come uovo deposto fra le screpolature della corteccia delle piante ospiti.
Foto 10--------metcalfa------------------------------------------------------------------------------------------------


OLIO DI PINO (olio estratto) viene ricavato dalla pianta del pinus pinea e contiene oli esenziali in gradi di difendere la pianta dagli attacchi di particolari parassiti e in più contenendo pinolene riesce a fare sopportare alle foglie anche le temperature più calde senza che queste ne risentano particolarmente entrando in stress. E’ stato dimostrato che aumenta anche la conservazione dei raccolti. Si utilizzano da 4ml (prevenzione) a 8 ml per litro di soluzione da nebulizzare, uniti ad un cucchiaino di sapone molle vegetale per avere un effetto tensioattivante (distensione delle gocce = maggiore assorbimento), e volendo anche con il melasso di borlanda come detto precedentemente. L’importante e’ avere cura di spruzzarlo bene anche sotto le foglie e sulla superficie della terra dove potrebbero esserci altri individui.

E’ molto efficace nella lotta contro;

-“afidi” sono piccoli parassiti della dimensione da 0,3 mm a 3 mm e quindi difficili da individuare nei primi stadi senza una lente di ingrandimento , a meno che abbiano gia cosparso le foglie dei loro tipici segni puntinati fittissimi abbinati ad una tipica “melata”appiccicosa. Questi punti possono essere di colore scuro oppure in forma secca come se fossero tante piccole bruciature microscopiche. Da un occhio inesperto possono essere confusi con i ragnetti, ma sono molto più grandi, ed essendo molto più fitti come popolazione sarà facile distinguerli da questi ultimi.
Foto 6 -----afidi---------------------------------------------------------------------------------------------
Foto 7--------afide-------------------------------------------------------------------------------------------
-“cocciniglia” Le cocciniglie sono dei rincoti, come gli afidi; questi insetti perforano la lamina fogliare o dei fusti giovani e si nutrono della linfa in essi contenuta, ricca di zuccheri. I parassiti denominati volgarmente come Cocciniglia sono molti, alcune decine, di dimensioni varie, dai pochi millimetri, al mezzo centimetro o più. In genere colonizzano in gran numero le parti giovani delle piante, i germogli ,le foglie ma soprattutto le parti deboli dei rami che partono dal tronco centrale. Spesso vengono spostati sulle piante dalle formiche, che si nutrono di melata, talvolta la presenza di formiche sulle nostre piante può essere un campanello di allarme, che ci svela la presenza di parassiti in zone a noi non visibili.
FOTO8 ---------cocciniglia-----------------------------------------------------------------------------------------
Se l'infestazione è di lieve entità è possibile debellare questo parassita asportandolo manualmente, avendo cura di disinfettare i fori lasciati dagli insetti con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool in cui e’ stato macerato del tabacco. Se l'infestazione dovesse essere massiccia è bene intervenire utilizzando dell'olio di pino(8ml/litro), magari attivato con melasso di borlanda, e per un'azione più efficace con il sapone vegetale.

SILICATO DI SODIO ( Soluzione acquosa di tetrasilicato di sodio al 38-40°) L’importanza del ruolo dei silicati e’ ambivalente; svolgono funzione sia costituente del metabolismo cellulare , quindi stimola e fortifica le cellule, sia come barriere fisica sulle foglie. Infatti il principio attivo ha un’azione disidratante delle cellule dei parassiti e svolge un’azione protettiva meccanica, creando una barriera verso litofagi e crittogame. Tale protezione risulta efficace, in fase preventiva anche verso ovidepositori e insetti che perforano la cuticola delle foglie e dei frutti i quali non sono più in grado di intaccare gli organi della pianta.
Risulta essere quindi una panacea verso molti problemi creati sia da parassiti che da malattie fungine.
Intervenire ogni 2 settimane in prevenzione (8ml\litro) e 1 volta a settimana durante un attacco (15ml\litro).
Per migliorare l’adesione e rinforzare ulteriormente le difese immunitarie della pianta consigliamo l’unione di 2 cucchiaini per litro di sapone vegetale molle. E’ efficace come Insetticida-acaricida in frutticoltura, orticoltura su Cocciniglie, Afidi, Acari, Mosca bianca. E come Fungicida sulla peronospora e l’oidio.
Foto 9 --------mosca bianca-----------------------------------------------------------------------------

Arrivederci al prossimo numero dove tratteremo le malattie fungine o crittogame , volgarmente dette marciumi…e i metodi più efficaci per farvi fronte senza l’ausilio della chimica di sintesi.
 

filimagno

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Alghe e loro estratti: caratteristiche e impiego come biostimolanti sulle colture orticole
L'efficacia dei biostimolanti a base d'alga nel miglioramento delle produzioni vegetali


di Laura Bona, Lorenzo Gallo
(da Phytomagazine n. 36 del 31/01/2005 )

Le alghe e i prodotti derivati rappresentano uno strumento tecnico ampiamente utilizzato da secoli in tutti i settori dell’agricoltura. Il tipo di alghe impiegate e i processi di lavorazione incidono sulla loro efficacia e azione. L’effetto di questi prodotti non è riconducibile unicamente all’apporto di nutrienti minerali contenuti, ma anche a un fenomeno di stimolo e di regolazione del metabolismo delle piante, tipico dei composti biostimolanti. Sorge di conseguenza un delicato problema di classificazione da un punto di vista tecnico e normativo, che ha notevoli ripercussioni sul loro impiego. Attualmente infatti non esiste una legislazione chiara e condivisa. Si è verificata, attraverso una sperimentazione su pomodoro da industria, l’efficacia delle ALGHE (estratti d’alga Ecklonia maxima e micronutrienti) su radicazione e risposta vegetativa in post-trapianto.

Le alghe e i prodotti a base di esse rappresentano uno strumento tecnico ampiamente utilizzato in tutti i settori dell’agricoltura e, più recentemente, del verde pubblico e privato a uso sportivo e ricreativo. Il loro impiego, infatti, è motivato dai benefici apportati alle colture in termini di miglioramento qualitativo e incremento delle produzioni.
In passato l’azione esplicata era attribuita, considerando tali prodotti come semplici fertilizzanti, sia a un apporto nutrizionale diretto alla pianta, sia a un effetto indiretto sulla fertilità del terreno.
In questi ultimi anni, sulla scorta di nuovi studi e sperimentazioni, si è constatato che l’elevata efficacia dei prodotti a base d’alghe non può essere riconducibile unicamente all’apporto di nutrienti minerali contenuti (in particolare di micronutrienti), come per lungo tempo si è ritenuto.
Tale considerazione è avvalorata dalla loro modesta concentrazione naturale nei formulati commerciali che non sono stati diversamente integrati, mentre si riscontra una cospicua presenza di importanti composti organici quali aminoacidi, colloidi, zuccheri e fitormoni.
Queste sostanze, alle quali è riconosciuto un effetto di stimolo e di regolazione del metabolismo delle piante, sono - unitamente ai nutrienti minerali - i componenti responsabili degli effetti sulle piante.

Alghe: fertilizzanti o biostimolanti?
Le alghe esplicano sia una funzione prettamente nutrizionale sia una preponderante azione di regolazione e stimolo della crescita, tipica dei composti biostimolanti.
Sorge di conseguenza un delicato problema di classificazione di questi prodotti da un punto di vista tecnico e legislativo, che ha notevoli ripercussioni sul loro impiego.
Escludendo, infatti, il mondo dei fertilizzanti minerali, scrupolosamente regolamentato dalle norme comunitarie (Reg. C.E. 2003/2003) e nazionali, che descrivono accuratamente composizione, classi di prodotti, metodi d’analisi e di produzione, si entra nell’indefinito universo degli altri prodotti.
La normativa europea, attualmente, non disciplina, e quindi non classifica, i fertilizzanti di derivazione organica (tra i quali potrebbero trovare eventuale posto anche i derivati delle alghe), e neppure i prodotti ad azione biostimolante, che devono, di conseguenza, trovare una loro posizione tecnico-legale nella normativa dei singoli Paesi.
La situazione che si presenta è ovviamente di grande eterogeneità, e per questo prodotti simili sono classificati in modo diverso nelle varie Nazioni o, addirittura, neanche contemplati dalla normativa, come nel caso delle alghe in Italia.
In genere, gli altri prodotti sono catalogati in base alle materie prime che li compongono, in funzione della loro composizione chimica (es. organici e organo-minerali) o della loro origine (es. di sintesi, naturali, di provenienza animale o vegetale). Più difficile risulta invece definire categorie in funzione del tipo di azione svolta.
Per alcuni prodotti come letami, deiezioni, compost, è comunemente riconosciuto il tipo d’azione ammendante e/o nutriente, mentre per altri, come nel caso di alcuni prodotti a base di aminoacidi e degli estratti di alghe (dove è non chiaro il confine fra nutriente e stimolante), il limite di classificazione risulta alquanto sfumato.
Allo stesso modo, è difficile stabilire una separazione tra fitoregolatori di sintesi, classificati come fitosanitari (pertanto soggetti a registrazione che ne regolamenta accuratamente l’uso) e una serie di prodotti a base di estratti vegetali o di microrganismi che esplicano funzioni simili.
Per questi motivi, in maniera erronea, prodotti di origine naturale ad azione stimolante o fitoregolatrice - per i quali non è riconosciuta una funzione nutrizionale, in quanto non apportano in quantità consistente macro, meso o microelementi - sono spesso assoggettati alla normativa prevista per i mezzi tecnici per la protezione delle colture, cioè agrofarmaci o fitosanitari (anticrittogamici, battericidi, insetticidi, acaricidi, nematocidi, limacidi, rodenticidi), fisiofarmaci, fumiganti ed erbicidi.
Il tentativo da parte dei diversi operatori del settore (legislatori, produttori di mezzi tecnici, ricercatori, agricoltori) di mettere ordine in materia deve fare purtroppo i conti con numerosi problemi da risolvere, quali:
- la terminologia non standardizzata (per esempio sul termine stesso di biostimolante);
- l’ampia gamma di prodotti e materie prime attualmente presenti sul mercato;
- l’assenza di metodi di analisi per le diverse molecole validi e facilmente fruibili;
- il tipo d’azione svolta da questi prodotti, che spesso non dipende da un singolo principio attivo e/o agisce su meccanismi metabolici delle piante ancora poco conosciuti.
Una definizione abbastanza riconosciuta per biostimolante è: “prodotto naturale o sintetico, caratterizzato da diverse azioni e modi d’uso, in grado di contribuire positivamente al miglioramento della nutrizione e allo sviluppo delle specie vegetali, con l’esclusione di fitoregolatori e prodotti con dichiarata e specifica funzione fitosanitaria”. In merito al tipo di azione, spesso i biostimolanti vengono definiti come attivatori di reazioni biologiche che, incidendo sul metabolismo della pianta, ne modificano fisiologia e morfologia.
Rientrerebbe nell’indefinita categoria dei biostimolanti un’ampia gamma di prodotti: derivati proteici (di sintesi, naturali di origine animale e/o vegetale, da processi di fermentazione enzimatica o idrolisi chimico-fisica), glucidi, estratti vegetali (yucca, brassinolidi ecc.), precursori di aminoacidi e ormoni (acido N-acetiltiazolidin-4-carbossilico o A.T.C.A.), vitamine (acido folico ecc.), derivati di lavorazioni alimentari ricchi di enzimi, umati, microrganismi (batteri, funghi) e, nel caso non fosse riconosciuta la componente nutrizionale, anche i prodotti a base di alghe.
Allo scopo di riordinare il settore dei biostimolanti, i progetti legislativi più recenti mirano a definire test di efficacia affiancati da test di sicurezza ambientale e sanitaria, seguendo procedure estremamente semplificate rispetto a quelle previste per la registrazione dei fitofarmaci. Nella maggior parte dei Paesi (Ue ed extra Ue) tuttavia la disciplina in materia è ancora in via di definizione.
La loro attuale collocazione in un quadro normativo improprio, tuttavia, comporta regole di applicazione inadeguate alle reali caratteristiche e la mancanza di una specifica normativa ne rende difficoltoso l’utilizzo. Nel contempo si favorisce la presenza sul mercato di prodotti di dubbia o scarsa utilità, impedendo di difendere il consumatore da sofisticazioni e inganni indotti da pubblicità scorrette, e i produttori onesti da fenomeni di concorrenza sleale, che sfociano in vere e proprie turbative di mercato.
A supporto della tesi secondo cui le alghe possono essere classificate come fertilizzanti, si può citare il Reg CEE 2092/91, nel quale i prodotti a base di alghe sono contemplati nell’allegato II, fra i fertilizzanti ammessi in agricoltura biologica.
In proposito occorre ricordare che in Italia l’attuale legislazione nazionale in materia di concimi (Legge 748/84 e successive modifiche e integrazioni), non contemplando le alghe in alcuna categoria di fertilizzanti, di fatto paradossalmente ne preclude l’impiego nel settore dell’agricoltura biologica, con grave pregiudizio per gli operatori.

Alghe e derivati
L’uso delle alghe nella pratica agricola ha origini antiche. Per secoli, nelle zone costiere europee, previo lavaggio, esse vennero utilizzate tal quali per apportare sostanza organica ai suoli, sfruttando l’azione ammendante e nutriente.
A partire dalla seconda metà del XX secolo iniziò la produzione dei primi derivati, tra cui formulati liquidi adatti anche alle applicazioni fogliari. L’esperienza e la ricerca hanno evidenziato che numerosi effetti non possono essere ascrivibili ai soli principi nutritivi, rilevando, oltre a un aumento della produzione, un incremento dell’assorbimento dei nutrienti, della resistenza a stress ambientali e ad attacchi biotici e una maggiore conservabilità dei prodotti vegetali.
Attualmente sul mercato è presente un’ampia gamma di prodotti a base di alghe, la cui composizione e azione differiscono in funzione del tipo di materia prima (cioè del tipo di specie impiegata), del processo di lavorazione e dell’addizione di altre sostanze attive o nutrienti. Tale varietà di formulazioni giustifica le molteplici possibilità d’uso su tutte le colture nelle differenti fasi fenologiche, nonché le diverse fasce di prezzi esistenti.
Tali prodotti, infatti, sono comunemente impiegati nei diversi settori dell’agricoltura intensiva, sotto copertura e in pieno campo, e anche in regime di coltura estensiva. Si ricorre al loro utilizzo nei vivai, in floricoltura, in orticoltura, in frutticoltura e anche nelle colture industriali. Si applicano per via fogliare e radicale con diverse modalità: in fertirrigazione, nelle soluzioni idroponiche, per immersione di semi, talee e piantine radicate, nonché attraverso somministrazioni localizzate alle radici.
I prodotti a base d’alghe possono venire formulati come sospensioni più o meno concentrate, creme, gel, polveri e microgranuli, e possono essere a base di sole alghe (normalmente di un unico tipo) oppure in miscela con molecole organiche (aminoacidi, umati ecc.) e/o elementi minerali (macro, meso e microelementi ecc.).
Normalmente i prodotti a base di alghe utilizzati in agricoltura derivano da pochi generi appartenenti al phylum Heterokontophyta (alghe scure), come riportato in tabella 1 e in tabella 2, nonostante le numerose specie esistenti, stimate in più di 25.000.
Tra i generi più impiegati si possono ricordare:
- Ascophyllum spp. (foto 1);
- Durvillaea spp. (foto 2);
- Ecklonia spp. (foto principale);
- Fucus spp. (foto 3);
- Laminaria spp. (foto 4);
- Macrocystis spp. (foto 5);
- Sargassum spp. (foto 6).
La specie, lo stadio fenologico in cui vengono raccolte e le condizioni ambientali in cui crescono influenzano la composizione degli estratti ottenuti, da un punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. Varia, infatti, il contenuto dei diversi composti attivi presenti: ormoni e loro precursori (auxine, citochinine, betaine, oligosaccarine ecc.), alginati, microelementi, vitamine, nonché il rapporto tra le loro concentrazioni. Quest’ultimo aspetto risulta molto importante per quanto riguarda gli ormoni e la conseguente tipologia di azione sulla pianta.
I metodi di produzione possono a loro volta influenzare la composizione degli estratti, potendo modificare la struttura e quindi la funzionalità delle molecole. Per esempio, temperature superiori ai 40 °C, idrolisi alcalina e disidratazione (che promuove i fenomeni ossidativi) riducono sensibilmente il contenuto di auxine. Le citochinine, invece, mostrano una maggiore resistenza a questi fattori e quindi presentano una minore suscettibilità al tipo di lavorazione.
I processi di estrazione del contenuto cellulare, brevettati dalle diverse case produttrici, sono schematicamente riportati in tabella 3. Tutti prevedono, dopo la raccolta, un lavaggio per allontanare il sale e una prima lavorazione meccanica per ridurre le dimensioni delle alghe da trattare (foto 7).

Modalità d’azione nelle piante
Si attribuiscono molte proprietà ai prodotti a base di alghe, essendo state rilevate diverse azioni di stimolazione e inibizione dei processi fisiologici e numerosi effetti sui risultati produttivi delle colture.
Il termine elicitore o induttore individua sostanze capaci di stimolare nella pianta la produzione di fitoalessine (= metaboliti antimicrobici) anche in assenza di patogeni, aumentando i sistemi di protezione naturale del vegetale. Numerosi segnali elicitori sono riconducibili ad alcuni oligosaccaridi. Tale gruppo di sostanze, indicato con il nome di oligosaccarine, è considerato come una classe di fitormoni. Questi composti, come per esempio il β-1.3-1.6-glucano (conosciuto con il nome di laminarina), si trovano in molti prodotti a base di alghe e sono ritenuti responsabili dell’aumento delle difese endogene delle piante trattate nei confronti di stress biotici (patogeni) e abiotici (fattori ambientali: freddo, siccità ecc.).
Le poliammine (PA), molecole di basso peso molecolare costituite da catene di idrocarburi a cui sono legati due o più gruppi amminici, sono una classe di regolatori della crescita naturalmente presenti nei giovani tessuti in crescita delle piante (le più conosciute sono la putrescina PUT, la spermidina SPD e la spermina SPM). Controllano i fenomeni di divisione cellulare e di organogenesi (differenziazione dei tessuti), svolgendo pertanto un importante ruolo nei processi di fioritura, fecondazione e allegagione.
Queste sostanze, unitamente alle betaine - un altro gruppo di fitormoni che in alcune condizioni si comportano come le citochinine, stimolando la crescita dei tessuti - si trovano in quantità cospicua nei prodotti a base di alghe.
Tali formulati contengono anche ormoni vegetali più conosciuti, come auxine e citochinine. Nei preparati freschi si riscontra anche la presenza di gibberelline, ma il loro contenuto si riduce a livelli insignificanti durante lo stoccaggio.
Si riconduce alla presenza di questi ormoni l’azione di regolazione di crescita delle piante (Pgr) attribuita alle alghe. Il rapporto tra le quantità di ormoni presenti, in particolare tra auxine e citochinine, determina il differente tipo di azione svolto dai diversi prodotti a base di alghe. Tale rapporto dipende strettamente dal tipo di alghe e dal processo di lavorazione utilizzati. Per questo motivo alcuni estratti possono stimolare la crescita dell’apparato epigeo e altri invece regolare lo sviluppo della pianta, favorendo la crescita dell’apparato radicale e riducendo la dominanza apicale (promuovendo lo sviluppo delle gemme ascellari e riducendo la distanza tra gli internodi).
Un altro effetto importante dei prodotti a base di alghe si osserva sulla nutrizione: grazie all’azione veicolante essi aumentano l’assorbimento degli elementi minerali, sia per via radicale sia per via fogliare; successivamente viene favorita, all’interno della pianta, la redistribuzione degli elementi verso gli organi in accrescimento.
Numerosi studi hanno evidenziato che fotosintesi, respirazione e sintesi proteica traggono beneficio dall’applicazione di prodotti a base di alghe.

Principali applicazioni sulle colture
Gli estratti a base di alghe, soprattutto in forma liquida o crema, possono essere somministrati alle radici delle colture con trattamenti localizzati o mediante fertirrigazione, oppure direttamente alla vegetazione attraverso applicazioni fogliari.
In generale il principale effetto riscontrato è l’aumento della produzione delle colture in termini qualitativi e quantitativi grazie all’aumento di allegagione e pezzatura dei frutti, accompagnato da colorazione più intensa, maggiore consistenza e conservabilità (shelf life); la fioritura risulta più abbondante e l’invecchiamento di petali e foglie è ritardato.
Si evidenzia altresì un incremento della resistenza agli stress ambientali di tipo climatico, in particolare alle gelate e alla siccità, nonché una maggiore sanità della pianta, grazie all’induzione delle difese endogene contro attacchi di insetti e funghi.
Immergendo i semi in soluzioni diluite di estratti di alghe si incrementa in modo sensibile la germinazione, mentre applicazioni radicali favoriscono la crescita e l’approfondimento dell’apparato radicale, aumentando la disponibilità e l’assorbimento dei nutrienti.
Si contengono gli stress da trapianto e si riduce la morte delle piantine causata da malattie fungine radicali e i danni provocati da attacco di nematodi.
I prodotti a base d’alghe, considerando il funzionamento delle sostanze che li compongono, esplicano in pieno la loro azione quando applicati in forma preventiva: prima di un possibile stress o all’inizio dello sviluppo dell’organo o dei tessuti su cui si desidera intervenire.
Nella maggior parte dei casi, applicazioni ripetute a basso dosaggio sono da preferire a pochi interventi con dosi consistenti. Verificata la compatibilità, che normalmente è molto ampia, questi prodotti possono essere miscelati con fertilizzanti e fitosanitari, di cui aumentano assorbimento e azione.
Per ottenere la massima efficacia è necessario applicare precocemente i prodotti a livello radicale per favorire la nutrizione idrica-minerale della pianta, come pure immediatamente sulla vegetazione per mantenere la coltura sana e pronta a superare eventuali stress, allo scopo di ottenere produzioni ottimali e un buon livello qualitativo.

Un esempio di sperimentazione: valutazione dell’efficacia su radicazione e sviluppo di colture orticole
I dati riportati sono frutto di una sperimentazione realizzata in Brasile dall’Università di Jaboticabal dello Stato di San Paolo nel 2004.
Obiettivo della prova è la valutazione, secondo quanto riportato da recenti studi, dell’efficacia di estratti d’alga (in particolare di Ecklonia maxima) e di alcuni micronutrienti sulla formazione dell’apparato radicale di giovani piantine e sullo sviluppo della vegetazione.
Sono state testate diverse dosi e modalità di applicazione di un prodotto commerciale nella fase di trapianto del pomodoro da industria per migliorare la risposta vegetativa delle piante nelle prime fasi del ciclo di sviluppo.

Trattamenti con Biostimolatori alle alghe su pomodoro da industria al trapianto
Estratti d’alga Ecklonia maxima e micronutrienti è stato applicato al trapianto in diverse dosi e modalità (come riportato nella tabella 4) su piantine di pomodoro da industria cv. Heinz 9992.
Il disegno sperimentale a blocco randomizzato ha previsto tre ripetizioni di 16 piante ciascuna per ogni tesi. I dati rilevati sono stati sottoposti a trattazione statistica.
Tutte le tesi sono state mantenute nelle stesse condizioni di luce, temperatura, umidità e livello nutrizionale, essendo così l’unica variabile rappresentata dai trattamenti oggetto della sperimentazione.
Il trattamento di alghe alla dose di 1 mL/pianta in fertirrigazione dopo il trapianto - che corrisponde a circa 25-28 L/ha - è stato realizzato per testare l’eventuale fitotossiccità del prodotto. Tale dose è il triplo di quella normalmente consigliata in fertirrigazione.
Le piantine sono state allevate in contenitori alveolari e trapiantate dopo 45 giorni in vasi di 2 L di volume, contenenti sabbia e substrato per ortaggi, per consentire i rilievi biometrici, realizzati durante i 35 giorni successivi al trapianto (foto 8).
L’allevamento delle piantine dalla semina al trapianto e durante la successiva fase di sviluppo è stato condotto in serra non climatizzata.


Effetti del biostimolante a base d’alghe
Le piante trattate con alghe sono risultate più alte e sviluppate rispetto al testimone, eccetto la tesi fertirrigata, che mostra un ritardo causato dalla leggera fitotossicità causata dalla dose elevata impiegata (tabella 5).
Considerando che l’altezza maggiore si manifesta a partire dal 20° giorno successivo al trapianto, si ritiene che questo effetto dipenda dalla maggiore efficienza produttiva delle piante trattate.
Con l’eccezione della tesi fertirrigata, il tenore di clorofilla delle piante trattate con alghe, in particolare nel caso delle applicazioni fogliari, è maggiore del testimone (tabella 6). Si ritiene che ciò dipenda sia dall’apporto di microelementi sia dall’azione degli estratti d’alghe.
Eccetto la tesi fertirrigata, il numero di foglie e l’area fogliare delle piante trattate con alghe (in particolare nel caso delle applicazioni fogliari) è maggiore rispetto al testimone (tabella 7 e tabella 8). In accordo con le sperimentazioni precedenti, si reputa che il prodotto favorisca lo sviluppo delle gemme ascellari e stimoli la divisione cellulare.
Con la sola esclusione della tesi fertirrigata, le piante trattate con alghe sviluppano una maggiore quantità di sostanza secca rispetto al testimone (tabella 9 e tabella 11); questo effetto è dovuto alla maggiore efficienza metabolica della pianta. Tale incremento si verifica sia nella parte aerea, in particolare nel caso delle applicazioni fogliari, sia nelle radici (tabella 10 e tabella 11), in forma maggiore nella tesi trattata per immersione. In accordo con le sperimentazioni precedenti, si reputa che il particolare bilancio ormonale del prodotto stimoli lo sviluppo dell’apparato radicale.

Conclusioni
La prova sperimentale – nonostante si tratti del primo anno di applicazione e i risultati debbano essere verificati nei due anni successivi - ha già mostrato in modo evidente che le alghe, su pomodoro da industria cv. Heinz 9992, esercita una consistente azione stimolante del metabolismo della pianta e ne regola lo sviluppo.
I trattamenti realizzati in questa sperimentazione, con l’eccezione della tesi in fertirrigazione, hanno permesso di ottenere risultati migliori del testimone.
La dose volutamente eccessiva (circa 25-28 L/ha) del trattamento in fertirrigazione ha prodotto una lieve fitotossicità, che si ascrive al forte apporto di micronutrienti. Gli interventi in fertirrigazione sono pratica comune, e pertanto a dosi inferiori a 1 L/1000 m2 (come riportato in etichetta), risultati efficaci in altre sperimentazioni non sono da precludere e verranno verificati nella prosecuzione della prova.
Le applicazioni di alghe aumentano la sostanza secca della pianta e pertanto la sua efficienza produttiva.
In particolare, i trattamenti fogliari favoriscono il tenore di clorofilla della foglia, il che si traduce in una maggiore efficienza fotosintetica e pertanto in superiori capacità produttive.
I migliori risultati di radicazione si ottengono con il trattamento per immersione e con l’applicazione fogliare alla dose di 100 mL/1000 m2.( 1 ml \ litro )
Il migliore rapporto apparato radicale/chioma e la maggiore efficienza metabolica, nelle prime fasi successive al trapianto, consentono alle piante di superare meglio gli stress idrici e termici, permettendo una pronta ripresa della crescita e una maggiore uniformità della coltura.
La crescita contemporanea della coltura migliora l’efficienza dei successivi trattamenti sanitari e nutrizionali e garantisce un’omogeneità di maturazione fondamentale per la raccolta meccanizzata.
In conclusione, l’impiego di prodotti naturali come le alghe (il cui uso in molti Paesi è permesso in agricoltura biologica) consente di migliorare le performance produttive, riducendo l’impatto ambientale delle coltivazioni.
 

dekabum

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aggiugno come richiesto dal Master Filimagno, la tabella di fertigazione aggiornata.

picture.php


:wave:
 

LuTerrone

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Ciao Deka

Scusa se ne approfitto per chiederti consiglio sul Tricoderma(micosat).

-Ho sentito varie volte, che può essere usato come prevenzione sulla botrite,vero?
In che modo va utilizzato(quantità,tempi..).


-Per quanto riguarda l uso sull apparato radicale,il micosat(o tricoderma)va aggiunto al terriccio per semina,o può essere aggiunto all acqua di irrigazione?


Grazie
 

dekabum

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Veteran
Ciao LU!!!

Il micosat è ottimo contro la botrite.... va nebulizzato direttamente sulle cime (1-2g/L) alla 2-3week di fioritura quando ci sono i fiori in formazione.... cosi facendo il tricoderma occupa tutto lo spazio disponibile ed evita che altre muffe e/o funghi attacchino le parti dove è stato inoculato.

Nel terriccio la migliore cosa è miscelarlo durante la preparazione.

Puoi anche irrigarle con una soluzione micosat+h20.... il tricoderma si "lega" comunque alle radici.
 

DanaD

Active member
Permettendo che io sono un sostenitore del Bio, ho trovato molto interessante l'argomento dal punto di vista esplicativo in quanto alcuni passaggi erano a me noti. Detto questo, ho trovato stimolante la lettura dei terreni, dei vari apporti nutritivi e delle eventuali compensazioni, dei rimedi naturali contro i parassiti e anche della regolazione del ph del terreno tramite batteri. Peccato per il testo mancante del pronto bio soccorso 2, penso sarebbe stata un'altra lettura interessante. Ho trovato però meno entusiasmante la parte inerente alle alghe (forse per l'eccessiva lunghezza dei testi in generale). Complimenti per l'ottimo lavoro da te svolto, sono soddisfatto di aver passato il mio tempo libero impiegandolo leggendo questi testi.
Grazie mille
 

StRa

Señor Member
Veteran
UP! UP! UP!!!!!

Una delle pietre migliari della sezione itallllica... questo thread a mio avviso è uno di quelli che più mi sono stati utili a trovare SOLUZIONI a vari ed eventuali squilibri dei coltivi (INGIALLIMENTO PRECOCE in PRIMIS)!!!

Buon studio e tanti saluti allo Zio Ragno.....
 

Alogeno

Post apocalyptic grower
UP! UP! UP!!!!!

Una delle pietre migliari della sezione itallllica... questo thread a mio avviso è uno di quelli che più mi sono stati utili a trovare SOLUZIONI a vari ed eventuali squilibri dei coltivi (INGIALLIMENTO PRECOCE in PRIMIS)!!!

Buon studio e tanti saluti allo Zio Ragno.....

Hai ragione, è una vera miniera di informazioni, peccato solo che probabilmente è stato penalizzato dal titolo troppo criptico per incuriosire chi è alla ricerca di risposte.
 
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