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ANTIPROIBIZIONISMO

Megusta

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si ma sei in america,ti ricordo che siamo in Itaglia con un popolo di Itagliani

In questo concordo... Ma prima o poi arriverà anche qui! Basterebbe un personaggio pubblico (non Pannella e i soliti) stimato che con un po' di carisma faccia un po' di sensibilizzazione! Oppure martellare le camere con proposte di legge! Però 500.000 firme son tante e l'italiano medio si lamenta ma non agisce! Basta vedere i nostri politici che usano i cittadini e le tasse per farsi i cazzi loro senza nemmeno dare un minimo contributo positivo! Prima a Renzi su La 7 penso che gli avrei tirato una badilata per quanto era scarso a recitare senza contare che aveva gli occhi che sballinavano ovunque e chi ha un minimo di conoscenza delle tecniche di comunicazione e conosce gli accessi oculari se n'è subito reso conto!

Però questo non è il thread adatto per i miei discorsi di politica e lo so... Ma sono così nauseato da questa situazione che non posso far a meno di esternarlo!
 

pasqsn

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Ragazzi non voglio rompervi i coglioni ma io dedicherei il thread alle notizie relative l'argomento più che alle discussioni trite e ritrite, senza offesa per nessuno, altrimenti degenera la situazione!

ITALIA - Legalizzazione cannabis. DPA: la vogliono le multinazionali del tabacco

Le multinazionali del tabacco dietro le campagne per la legalizzazione della cannabis? E' l'ipotesi avanzata oggi dal capo del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni, durante la presentazione dei dati europei sul consumo di droga. "Le multinazionali del tabacco - ha detto Serpelloni - hanno tutte le capacita' e probabilmente anche le convenienze a riconvertire i loro aziende verso la produzione di cannabis legale. Le procedure di coltivazione del tabacco, del trattamento fino alla confezione e alla distribuzione del tabacco sono praticamente identiche. Una grandissima potenza come questa secondo qualcuno potrebbe essere interessata a riconvertire sulla cannabis una produzione che e' in calo in tutto il mondo come quella del tabacco, anche a causa del successo delle sigarette elettroniche". "Sono state fatte delle ipotesi - ha spiegato - sul fatto che tutta la spinta che c'e' in questo momento negli Usa, ma anche in Europa e in Italia, per legalizzare la marijuana, possa essere una attivita' di macro-marketing sostenuta da una serie di organizzazioni. Se chiedete alle Nazioni Unite se c'e' qualcuno che sta finanziando questa cosa, dicono esplicitamente che si chiama Soru (ndr Soros?). E' un'ipotesi credibile". "Il mio vuole essere un invito a riflettere, non voglio lanciare accuse verso nessuno" ha precisato infine.

http://droghe.aduc.it/notizia/legalizzazione+cannabis+dpa+vogliono+multinazionali_127445.php
 

pasqsn

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Il Dipartimento Antidroga di Serpelloni preferisce i minori

In questi ultimi tempi sembra che il DPA abbia deciso di rafforzare i propri progetti fallimentari per i “minori a rischio” e colpisce l’opinione pubblica la raffica di arresti, denunce e perquisizioni scolastiche, o alle fermate dei bus, che sono blitz con tanto di cani antidroga alla ricerca di nuovi adepti, consumatori rigorosamente minorenni, da consacrare ai suoi programmi, quali malati e tossicodipendenti a vita.

In Italia vige infatti l’idea che la tossicodipendenza sia una malattia incurabile, cronica, al di là del fatto che il consumatore smetta o meno di usare droghe nella sua vita e a Serpelloni basta anche solo uno spinello per dichiararci tali, cosi da assicurare lavoro per sé e per la sua cerchia di complici sanitari per almeno altri 70 anni.

Ci auguriamo che le politiche di Serpelloni e del suo DPA non abbiano vita così lunga e che questa persecuzione, fatta di accordi con le FF.OO. e diretta ora principalmente ai minori, alle donne e alle fasce più deboli, possa finire ancor prima di essere iniziata.

Progetti DPA – Nida Early Detection (di prevenzione precoce). Sono rivolti ai minori – di provenienza USA e lì molto criticati, esistono denunce di genitori e sono state costituite class action a riguardo, ma il “mitico Serpelloni” li ha importati in Italia!

Un’altra geniale ‘importazione’ è l’assunto che se una persona fuma uno spinello, ed entro 8 anni non chiede aiuto ai Sert, molto probabilmente cadrà nella dipendenza da altre droghe. Ma cosa ci racconta? Sta per caso ancora affermando che chi fuma uno spinello diventerà per forza un tossicodipendente di altre sostanze nell’arco di 5-8 anni, a meno che non si rivolga all’ambiguo e fallimentare progetto ‘Early Detection’?

Il progetto consiste nello stipulare un contratto con le scuole e con varie associazioni, le quali si impegnano a segnalare i ‘minori a rischio’ di consumo di droghe direttamente ai Sert (cosa che già i professori facevano prima in concordanza con i genitori ma non prima di averli avvertiti), il tutto bypassando ora il ruolo genitoriale, perché anche i tutori adesso verranno ‘educati e corretti’ direttamente dal DPA e dai Sert.

Ovviamente Serpelloni alza la posta e (da accordi) sostiene le retate della sua ‘polizia politica’ direttamente nelle scuole, a far blitz con i cani antidroga, per aiutare (con la legge vigente che persegue anche per un solo spinello) i professori a trovare qualche minore da introdurre per legge nei percorsi Sert e di recupero, giovani da schedare, quali malati e tossicodipendenti a vita, per riempire la sua rete da pesca.

Molto dubbia l’utilità e i modi che costringono il minore a frequentare tali percorsi di recupero, anche se ha fumato solo una canna e com’è risaputo nessuna terapia risulta efficace se non consensuale ed avvallata dall’utente stesso, nonché dai genitori.

Spacciare come validi progetti di questo tipo è molto più dannoso che spacciare droghe. (ricordiamo il tentativo di suicidio di un minore costretto ad andare in comunità perché trovato in possesso di una piccola coltivazione di cannabis).

Fortunatamente molte autorevoli associazioni solidali e Case famiglia, ma anche alcune strutture scolastiche, hanno rifiutato il ‘contratto’ proposto da Serpelloni, riscontrandone tutte le ambiguità e le assurdità.

Ci chiediamo se i 140 professionisti di settore Italiani che hanno sottoscritto questi progetti siano stati informati da Serpelloni sull’inefficacia e sulle problematiche che ne derivano, perché a lui stesso è affidata l’informazione in questo campo in Italia. E lui il ‘Guru del settore’. (Qui approfondimenti sulle denunce e sui fallimenti dei progetti di ‘prevenzione precoce’: http://www.fuoriluogo.it/blog/2013/03/06/dalleducazione-alla-chimica/)

Le statistiche mondiali rilevano che su 5 consumatori di cannabis solo 2 poi passano anche a droghe più pesanti, ed è normale che siano i giovani i maggiori consumatori di cannabis, mentre i più maturi solitamente ad una certa età smettono, tranquillamente e senza alterazioni di sorta o particolari problemi di assuefazioni da affrontare ma soprattutto senza aver compromesso la propria vita e le proprie normali attività…fatta eccezione per eventuali arresti dovuti alle sue politiche repressive e per la legge vigente che è fra le più discusse e criticate in Italia, di cui Serpelloni è paladino inossidabile.

Un sondaggio realizzato dall’Eurobarometro per la Commissione Europea, condotto su 7.600 giovani in età compresa tra i 15 e i 24, ha rivelato che è estremamente facile procurarsi la droga in tutti i paesi europei e che la curiosità e il gusto della trasgressione, rappresentano le principali ragioni dell’assunzione di sostanze.

Apprezziamo il prodigarsi di Serpelloni affinché i giovani non usino droghe, anche a noi sta a cuore la questione e più volte abbiamo affermato che per risolvere in gran parte il problema bisognerebbe legalizzare e regolamentare la sostanza più usata, ossia la cannabis, (ad uso terapeutico, ricreativo e industriale) al fine di poterne monitorare i consumi, la qualità, le percentuali di THC, la vendita e la coltivazione, vietandone così l’uso ai minori, il cui cervello e sistema nervoso sono ancora in fase di sviluppo e che quindi non dovrebbero assumere alcunché.

Serpelloni afferma: ”La variabile fondamentale nel condizionare i comportamenti degli adolescenti è il grado di ‘disapprovazione sociale’ trasmesso ai giovani dalle famiglie, dalle scuole, dallo Stato e dai coetanei. Se questo diminuisce – spiega – aumenta il consumo’‘.

Noi siamo d’accordo che l’educazione sia alla base, ma questo intento apparentemente buono non può comunque giustificare le politiche punitive e di terrorismo mediatico, farcite di inesattezze che il dottore ci propina come uniche soluzioni, né le sue fallimentari politiche antidroga, né il sovrapporsi dello Stato a compiti che spetterebbero ai familiari e all’istituzione scolastica, se si tratta di minori. Non è con la paura indotta, con la ‘disapprovazione’ e con le bugie di stato che s’impediscono e prevengono i consumi dei minori, ma con una corretta e onesta informazione. Serpelloni sembra un genitore che dica al figlio: “Dormi o viene l’uomo nero”, invece di spiegare al bambino l’importanza del sonno e del riposo. In questo caso quindi l’uomo nero è lo stesso Serpelloni e il suo operato diventa paragonabile a quello motivazionale dei “terroristi taleban”.

Ma ancora, secondo il dottore si potrebbe scongiurare e soprattutto curare la dipendenza da droghe, con qualche seduta di raggi laser sparati direttamente nel cervello. Una sorta lobotomia moderna. A quanto pare il dottore sta ancora una volta agendo nel modo sbagliato, accanendosi contro la sostanza sbagliata. (Integrarsi nella società con la cannabis > http://www.west-info.eu/it/integrarsi-nella-societa-con-la-cannabis/)

La cannabis per combattere la paura del rifiuto sociale? Pare proprio di sì, secondo una ricerca americana pubblicata in “Social Psychological & Personality Science”. Già testata per alleviare il dolore fisico, la cannabis sembra avere effetti positivi anche sulla vita sociale. Finora solo per il paracetamolo, che agisce sugli stessi recettori su cui agisce la cannabis, erano stati osservati effetti positivi sulla riduzione della paura da ‘esclusione sociale’. La nuova ricerca invece, fondata su ben quattro esperimenti, sostiene che anche la cannabis abbia il potere di ridurre la paura del rifiuto, l’ansia ed il senso di solitudine. Risultati che provano inoltre le similitudini tra la sofferenza fisica e quella emotiva. (http://www.rawstory.com/rs/2013/05/...ve-psychological-effects-of-social-exclusion/)

E cosa dire infine di quando Serpelloni lega la mortalità giovanile per incidenti stradali al consumo di cannabis? Studi recenti dimostrano che là dove invece è consentito e regolamentato l’uso medico e ricreativo di cannabis i dati dicono l’opposto; raramente i guidatori vengono trovati positivi alla cannabis e addirittura si registra una generale flessione degli incidenti stradali nonché un calo della criminalità giovanile. Ma forse Serpelloni fa volutamente confusione, come sempre e lo fa usando la comune, vaga e generica parola “DROGA”, per poter confermare le sue statistiche e la sua personale ideologia terroristica sulla cannabis. L’alcool, il cui consumo è socialmente tollerato e legalmente accettato e che è anche enormemente in crescita, rappresenta tra i minori la prima causa di incidenti stradali, la seconda per morti, ricoveri e malattie.

Sentiamo, ancora una volta, la puzza di una speculazione sociale ai danni delle fasce più deboli, in barba a qualunque deontologia medica. Da uno studio emerge che solo in USA più di 100 mila persone all’anno muoiano a causa dell’abuso di droghe farmaceutiche da prescrizione. Vi sembra deontologicamente corretto? A noi pare davvero strano che la Serpelloniana formula magica della ‘disapprovazione sociale’ (che noi preferiamo chiamare ‘terrorismo mediatico’) e la sua ‘prevenzione’ non vengano attuate per quelle droghe che sono le più pericolose e le più facilmente reperibili per i giovani, quali i tabacchi, le droghe farmaceutiche e gli alcolici, rigorosamente di stato, sostanze legali che attirano i giovani, introducendoli inevitabilmente alla più vasta ‘cultura della droga’. (Dott. Jonas, Medico Chirurgo Specialista in Pediatria e Neuropsichiatria Infantile > http://ceraunavolt-important-people.blogspot.it/2013/04/dott-jonas-su-modinorg.html#.UZNeWuGEW3R)

E al nostro solito sfidiamo il dottore ad un confronto diretto.

Giovanni M. – L.A. – ASCIA

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5827
 

pasqsn

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Carceri Italiane, la vergogna dell'Europa!

Da l’Unità del 24 maggio 2013

Le carceri italiane non sono degne di un paese civile

Sovraffollamento, carenze strutturali, mancanza di fondi per ammodernamento e tagli continui alla sanità. Il giudizio del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, sulla situazione degli istituti di pena italiani è lapidario: “le nostre carceri non sono degne di un paese civile”.

Un giudizio duro che, tuttavia non rappresenta certo una novità, visto che il tema del sovraffollamento è, stando almeno alle posizioni ufficiali, da anni in cima alle agende di qualsiasi governo salvo poi scivolare presto in fondo ogni qual volta che tagli ed esigenze più urgenti relegano i diritti umani delle persone detenute ben lontane dalle esigenze cavalcate davanti all’opinione pubblica.

Tutto questo nonostante, a più riprese, anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano abbia chiesto al parlamento e ai governi un intervento urgente e misure strutturali in grado di alleggerire l’emergenza.

L’ultima nel gennaio scorso, quando la Corte Europea dei diritti ha condannato (per la seconda volta) i nostro Paese a pagare 100mila euro per danni morali a sette detenuti nelle prigioni di Busto Arsizio e di Piacenza per quello che Strasburgo ha definito un “sovraffollamento strutturale delle carceri italiane”.

“Una mortificante conferma dell’incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena”, aveva commentato amaramente il presidente Napolitano.

Un pensiero evidentemente condiviso dal Guardasigilli che ieri, da Palermo dove ha preso parte alle commemorazioni per l’anniversario della strage di Capaci, ha ribadito che “per risolvere il problema non bastano nuove carceri, ma bisogna ripensare il sistema delle pene, valutando se ci sono spazi per quelle alternative”.

Anche perché di nuove carceri, ad oggi, non se ne sono viste e l’ambizioso piano messo a punto in passato dall’allora Guardasigilli Alfano è rimasto lettera morta. Minimi, invece, i frutti del cosiddetto “svuota carceri” del ministro Severino. “Le nostre carceri non sono degne di un Paese civile e della nazione di Cesare Beccaria – ha spiegato Cancellieri – serve un’azione molto vasta. Non bastano nuove carceri, ma ripensare il sistema delle pene, valutando se non ci siano spazi ulteriori per quelle alternative, pensando che l’obiettivo è certo far sì che si paghino gli errori, ma al contempo che i reclusi ne escano migliori”. “Occorre dare – ha aggiunto – possibilità di studio, di formazione, bisogna rimodulare le modalità di detenzione e certamente servono nuove e moderne carceri, con spazi decenti per lavorare, per essere curati. Un’impresa titanica, ma ce la metteremo tutta”.

Del resto è l’Europa a certificare un fallimento che si ripete da anni e a cui, indulto a parte, l’Italia non è sembrata in grado di trovare rimedio.

Soltanto due settimane fa, infatti, il consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto secondo il quale l’Italia è terza fra i Paesi del continente per emergenza sovraffollamento negli istituti di pena.

L’analisi basata su dati del 2010-2011, assegna alla Serbia il poco invidiabile record per la densità di carcerati rispetto ai posti disponibili: nei luoghi di detenzione serbi, secondo i dati resi noti dal CoE, la densità carceraria è di 157 detenuti per 100 posti disponibili.

Nella classifica, alle spalle di Belgrado, c’è la Grecia (151 detenuti per 100 posti) e poi l’Italia (147 per 100). Ma il nostro Paese, secondo il Consiglio d’Europa, si segnala anche per la scarsità di risorse destinate al sistema carcerario: se infatti la Norvegia spende 330 euro al giorno per detenuto, l’Italia si ferma a quota 116 euro.

Una situazione di emergenza che incide in maniera drammatica sulla qualità della vita dietro le sbarre e influisce pesantemente anche sul numero dei suicidi. Già 71 nel 2013, un trend purtroppo stabile considerato che nei dodici mesi del 2012 erano stati 154.

“Sovraffollamento? Cambiamo la Fini-Giovanardi”

Il ministro della Giustizia vuole svuotare le carceri e rendere l’Italia un paese più civile?

Una soluzione ci sarebbe: cambiare linea sulle tossicodipendenze. E archiviare la legge Fini-Giovanardi, che da sette anni riempie le prigioni del Belpaese.

Lo chiedono a gran voce le comunità d’accoglienza, gli operatori del settore, ma anche il garante dei detenuti Franco Corleone e il presidente di Antigone, riuniti ieri nel ricordo di don Gallo e in un accorato appello a Palazzo Chigi che recita: “Droghe, il governo cambi strada”.

I dati parlano da soli: il 37% dei detenuti sono in carcere per la legge fini-Giovanardi. “Una normativa criminogena e punitiva”, attacca Riccardo De Facci, vicepresidente del Cnca, “che non ha prodotto nessun risultato se non il sovraffollamento delle carceri”.

Gli ultimi dati raccolti in queste ore dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria restituiscono una fotografia ancora più esatta, e drammatica, della situazione carceraria in Italia.

I 66mila e 137 detenuti nelle carceri italiane hanno a disposizione meno di 3 metri quadri ciascuno e devono dividersi un numero di posti letto che è anche più basso di quello fin qui conteggiato. “I 45mila posti letto delle stime ufficiali sono destinati a scendere a 37mila nella prossima relazione del Dap”, denuncia Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

Anticipando il dato che proprio ieri il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria gli ha confermato. Fin qui – spiega Gonnella – il Dap aveva considerato nel numero dei posti letto disponibili anche interi reparti chiusi da tempo”, chiosa il presidente di Antigone, che, con i dati alla mano, incalza il governo sulle prossime scadenze.

Sull’Italia pende una sentenza della Corte europea. E se la Grande Chambre confermerà non sarà più possibile fermare il conto alla rovescia: un anno di tempo per porre riparo al sovraffollamento che, secondo i dati aggiornati, fa arretrare l’Italia, dietro la stessa Serbia.

Basterebbe che il governo riprendesse in mano il capitolo delle misure alternative al carcere e archiviasse la legge Fini-Giovanardi, correggendo la rotta sulle tossicodipendenze. Peccato che questo sia uno di quei temi classificati come “divisivi” per la nuova maggioranza.

Non a caso a un mese dalla formazione del governo Pd-Pdl, il presidente del consiglio Letta non ha ancora assegnato la delega sulle tossicodipendenze. Colpa del ritardo, il tentativo maldestro di riportare la competenza sotto l’egida del ministero dell’Interno e di Angelino Alfano. Soluzione caldeggiata dal “partito” di Giovanardi e da San Patrignano che ha scritto anche a Palazzo Chigi. E certo non sgradita al direttore del Dipartimento per le tossicodipendenze Serpelloni, uomo di Giovanardi, che ha resistito fin qui ai cambiamenti di governo.

“Non si possono trattare le tossicodipendenze come una questione di ordine pubblico”, insorgono al Cnca. Pronti ad alzare le barricate, se il governo non si deciderà a cambiare rotta. Mentre la stessa Unione delle camere penali incalza il ministro della Giustizia: “Ci auguriamo che le sue non restino affermazioni di principio”.

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5944
 

fumo

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SVIZZERA - Entra in vigore la depenalizzazione del consumo di cannabis.


A partire dal primo ottobre, gli adulti che consumano cannabis in Svizzera saranno puniti con una multa disciplinare di 100 franchi, pari a circa 80 euro, ma sarà loro evitata una denuncia e il successivo procedimento penale. Il governo elvetico ha deciso oggi di porre in vigore da ottobre la revisione della legge sugli stupefacenti, adottata dal parlamento il 28 settembre dell'anno scorso. La misura consentirà di alleggerire il lavoro di polizia e tribunali, riducendone i costi, nonché di punire il consumo di canapa in modo uniforme in tutto il Paese, ricorda il Consiglio federale in un comunicato. In Svizzera i consumatori occasionali di "erba" sono fra i 350.000 e i 500.000. I tribunali devono esaminare ogni anno oltre 30.000 denunce.
La multa - precisa il Corriere del Ticino - potrà essere inflitta solo se l'autore del reato non possiede più di 10 grammi di canapa. Se la sanzione viene accettata e pagata, non è prevista né la denuncia, né l`apertura di una procedura ordinaria. I giovani consumatori di canapa continueranno a essere giudicati secondo la procedura ordinaria, come previsto dalla procedura penale minorile.

chissà cosa ne pensa il dpa?
 

CrazyDog

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Canapuglia 06/06/2013

Canapuglia 06/06/2013

Dopo l'esperienza del comune toscano Capannori, è partito un altro progetto, stavolta in Puglia, per rilanciare la coltivazione della canapa. L'associazione CanaPuglia ha già permesso la semina di 120 ettari di canapa, che verrà utilizzata per vari scopi, dai tessuti, ai materiali edili, all'energia, ai carburanti.
di Andrea Degl'Innocenti - 6 Giugno 2013

Prima Capannori, poi la Puglia. Adagio adagio l’Italia torna a piantare e coltivare quella che un tempo era uno dei prodotti più diffusi ed esportati del nostro paese: la canapa. Tempo addietro vi abbiamo parlato dell’esperienza del comune “virtuoso” toscano, che a marzo ha iniziato la semina di quasi cento ettari di terreno; oggi vi raccontiamo di CanaPuglia, un progetto nato due anni fa e che ha portato alla semina, nell’aprile scorso, di circa 120 ettari di terreno sparsi per tutta la regione. E che mira a contagiare tutta Italia.

In pochi lo sanno, ma oltre mezzo secolo fa l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa, dietro solamente all’Unione Sovietica. La canapa italiana, di altissima qualità, veniva lavorata ed esportata in tutto il mondo. Da essa si ricavavano tessuti per vestiti, i suoi semi davano un ottimo olio combustibile e in campo farmaceutico le sue applicazioni erano vastissime, dalla cura dell’asma all’utilizzo come antidolorifico. La marina inglese utilizzava la canapa per le vele delle proprie imparcazioni e anche le vele dell’Amerigo Vespucci, imbarcazione simbolo della marina militare italiana, sono fatte di canapa.

Ma l’avvento dell’industrializzazione e il “boom economico” portarono nel nostro paese le fibre sintetiche provenienti dagli Usa e la canapa finì ben presto nel dimenticatoio. In molti smisero di coltivarla perché considerata inutile e superata.

Poi venne il proibizionismo, e le dette la spallata finale. Il divieto di consumare la cannabis fu introdotto dal governo italiano nel 1961, con la sottoscrizione della convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (cui fecero segioti quella del 1971 e quella del 1988). Nel 1975 la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti ne vietò anche la coltivazione cosicché negli anni successivi anche gli ultimi ettari coltivati a canapa scomparvero.

Oggi però c’è un rinnovato interesse verso la canapa. Tale pianta, come la descriveva il magazine americano Popular Mechanics nel 1938, “'Cresce rapidamente in una stagione […] Può essere coltivata in ogni stato [...] Le sue lunghe radici penetrano il terreno e lo rompono, lasciandolo in perfette condizioni per la coltura dell’anno successivo. La densa massa di foglie, che arriva a 8-12 piedi da terra, soffoca le erbacce.” Attualmente, ai suoi classici utilizzi (tessuti, corde, olii e farine, medicinali, carta, materiali per l’edilizia) se ne sono aggiunti altri resi possibili dallo sviluppo delle tecniche di lavorazione (carburanti, energia).

n Puglia l’idea di tornare a coltivare canapa è venuta ad un gruppo di ragazze e ragazzi (età media attorno ai 25 anni) che grazie ai fondi del bando Principi Attivi (un progetto della Regione Puglia per incentivare e finanziare le iniziative dei giovani) hanno messo su un’associazione che hanno chiamato Canapuglia con lo scopo di informare, fornire consulenze e assistenza a aziende e canapicoltori, organizzare corsi, progetti per le scuole, eventi di sensibilizzazione, visite guidate nelle piantagioni e giornate di studio, effettuare studi e ricerche scientifiche sulla cannabis terapeutica, creare una rete di aziende, associazioni e sostenitori.

“Sappiamo bene che la civiltà della Canapa è stata uccisa dalla civiltà della Plastica” ha detto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che si è mostrato soddisfatto dell’iniziativa intrapresa da CanaPuglia. Il progetto ha anche vinto il Premio Ambiente Faraglioni di Puglia 2012 in quanto “progetto di straordinaria innovazione che ha aperto un mondo sconosciuto agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica avviando un processo di sensibilizzazione sui concetti di eco-sostenibilità e bio-compatibilità promuovendo la coltivazione e l’impiego in diversi campi della Cannabis Sativa”.

Già i primi 120 ettari sono stati seminati. “La cosa più bella” come ha affermato l’Assessore alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni “è che CanaPuglia è un progetto che parte dalla Puglia ma si è esteso e sta mettendo radici in tutta Italia.”

Fonte: LINK
http://www.youtube.com/watch?v=NH2mqsK2uCA
 

CrazyDog

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Rita Bernardini pianta canapa a Montecitorio e intervengono forze dell'ordine 06/06

Rita Bernardini pianta canapa a Montecitorio e intervengono forze dell'ordine 06/06

06/06/2013

Radicali e associazioni sono scesi di nuovo in piazza giovedì pomeriggio davanti a Montecitorio, per una manifestazione antiproibizionista per l’accesso alla cannabis terapeutica e la depenalizzazione per uso personale della coltivazione della marijuana. Ad organizzare la manifestazione il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, l’Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani e l’Associazione Lapiantiamo.


Rita Bernardini, già protagonista di una coltivazione e distribuzione ad uso terapeutico quando era deputata, ha piantato semi di canapa: “'Sono migliaia i malati che lo Stato costringe ad approvvigionarsi al mercato criminale. E' un proibizionismo irragionevole” ha detto, auspicando che i 'tempi di approvazione della proposta di legge coincidano con i tempi di maturazione delle piante', piantate oggi a Montecitorio. Quando la polizia ha tentato di sequestrale, Bernadini ha incalzato” perché quando l’ho fatto in Parlamento non avete operato sequestri?”.
Durante la conferenza stampa è stata richiamata la proposta di legge per l'istituzione dei 'Cannabis social club' in tutta Italia dove si possa piantare e coltivare canapa per la cura della sclerosi multipla e altre patologie. Un primo club si e' costituito a Racale, in provincia di Lecce, grazie a Lucia Spiri e Andrea Trisciuoglio (Presidente e segretario dell'associazione Lapiantiamo) presenti alla manifestazione insieme al sindaco di Racale Donato Metallo.
'Questa proposta andrebbe spalmata in tutta Italia, la ricerca scientifica si adoperi per fare vera ricerca', ha osservato Mina Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni. La pdl per i 'Cannabis social club' è stata affidata dai Radicali a due parlamentari bi-partisan, Sandro Gozi del Pd e Luca Barani di Grandi autonomie e Libertà che l’hanno depositata.
Momenti di tensione perché le forze dell'ordine che presidiano la piazza hanno sequestrato anche un farmaco a base di canapa, previsto dal Servizio Sanitario Nazionale, che i malati di sclerosi multipla presenti alla manifestazione avevano portato con se.
“La polizia ha sbagliato a sequestrare il farmaco e questo fa capire il livello di disinformazione che esiste sul tema. Alla fine li abbiamo convinti a restituirlo, avevano visto marijuana e gli sembrava impossibile fosse legale” ha sottolineato il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini, che ha ricordato l’imminente avvio della raccolta firme sul referendum che elimina il carcere per i fatti di lieve entità.

Fonte: LINK
VIDEO: LINK
 

ganoc

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"Legge antidroga, dubbi di cosituzionalità:
la Giovanardi-Fini finisce alla Consulta


L'invio degli atti alla Alta Corte stabilito dalla Cassazione in seguito al ricorso di un cittadino. Equiparare le pene per gli stupefacenti leggeri a quelle per gli stupefacenti pesanti "non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all'esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario"
ROMA - Equiparare le droghe leggere a quelle pesanti potrebbe essere in contrasto con i precetti della Costituzione. Con questa motivazione la Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l'invio degli atti alla Consulta perché valuti i dubbi di legittimità della legge sulla droga Fini-Giovanardi.

La decisione della Suprema Corte arriva in risposta ad un ricorso presentato da un 46enne originario di Palermo, condannato a 4 anni di reclusione e ad una multa di 20 mila euro per essersi rifornito di quasi 4 kg di hashish. Il difensore ha sollevato in Cassazione la questione di legittimità costituzionale della norma sulla base del fatto che l'eliminazione della distinzione "e il rilevantissimo aumento delle pene edittali" per le condotte che riguardano le droghe leggere "non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all'esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario". I giudici della Terza sezione penale, ritenendo fondate le questioni sollevate, ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale.

I dubbi della Cassazione riguardano però anche il percorso che portò all'approvazione della Giovanardi-Fini e in particolare la possibile violazione dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, che regola i decreti legge e le leggi di conversione: le norme in questione, infatti, vennero inserite nella legge di conversione con un maxiemendamento al dl 272/2005, inerente "misure urgenti dirette a garantire la sicurezza e il finanziamento per le Olimpiadi invernali di Torino, la funzionalità dell'amministrazione dell'interno e il recupero di tossicodipendenti recidivi".

Per la Suprema Corte, dunque, la questione di legittimità della norma che "parifica ai fini sanzionatori" droghe pesanti e leggere - elevando così le pene (prima comprese tra 2 e 6 anni) per chi spaccia hashish prevedendo la reclusione da 6 a 20 anni con una multa compresa tra 26mila a 260mila euro, riguarda, in via principale, "il profilo dell'estraneità delle nuove norme inserite nella legge di conversione all'oggetto, alle finalità e alla 'ratio' dell'originale contenuto del decreto legge". In via subordinata, la Cassazione chiede che, "qualora le nuove norme siano ritenute non del tutto estranee al contenuto e alla finalità della decretazione d'urgenza" venga valutato il profilo della "evidente carenza del presupposto del caso straordinario di necessità ed urgenza" relativo ai decreti legge. "Appare non manifestamente infondato - si legge nella sentenza n.25554 depositata oggi - ritenere che l'introduzione delle nuove norme abbia travalicato i limiti della potestà emendativa del Parlamento tracciati dalle pronunce della Corte Costituzionale"."



Fonte repubblica:
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/06/11/news/cassazione_consulta_giovanardi_fini-60862155/


sarà l'ennesimo buco nell'acqua?
vi ricordo anche che è aperta la raccolta firme per il referendum su introduzione del reato di tortura, diritti umani nelle carceri e depenalizzazione per consumo personale.

linko: http://www.3leggi.it/
 

Bluesmell

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Domanda: se una pianta di cannab non fa reato fino a che non fiorisce, proprio per la legge in questione (vedi sentenza recente), ora per noi non potrebbe essere meglio tenerla?
Scusate l'ignoranza, ma che vantaggi ci porterebbe l'abolizione della f-g oltre al fatto di poter girare con 1g?
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Coltivazione di Cannabis: Storica sentenza del tribunale penale di Milano!


Articolo degli Avv.ti Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio:

La coltivazione di cannabis per uso personale, con principio attivo superiore alla soglia permessa dalla legge, non è sempre reato!

“La paura ti rende prigioniero, la speranza può renderti libero” (Dal film “Le ali della libertà”)

Il tribunale penale di Milano, con sentenza depositata il 22 maggio 2013, ha disposto l’assoluzione per due giovani milanesi che coltivavano 27 piante nella loro abitazione: 18 “piantine” presentavano un basso grado di principio attivo, mentre altre 9 piante avevano un principio attivo superiore a quanto stabilito dalla legge stupefacenti.

Il giudice di Milano si è reso sensibile alle nostre argomentazioni difensive sostenute anche dalla questione di legittimità costituzionale per dimostrare che la coltivazione di cannabis per uso personale non è sempre reato.

Questa volta, a differenza del recente caso di Ferrara (dove il giudice ha assolto anche perché mancava l’accertamento sulla quantità di principio attivo), le 9 piante presentavano un principio attivo penalmente rilevante ma il tribunale ha accertato come la condotta di coltivazione di cannabis non è sempre pericolosa per la salute pubblica. Condannare avrebbe significato violare principi costituzionali cardini del sistema giuridico italiano.

In particolare (pag. 8 della sentenza), il giudice ha riconosciuto come “Quanto alle altre 9 piante è pur vero che il dato quantitativo di sostanza rilevabile supera le soglie individuate dal d.m. citato, ma è anche vero che tale superamento non significa che la condotta accertata sia di per sé pericolosa per la salute dovendo essere considerate, ai fini della valutazione dell’idoneità a ledere il bene giuridico tutelato, anche le ulteriori circostanze fattuali che concorrono a determinare la fattispecie concreta, quali la natura domestica della coltivazione, il numero limitato di piante oggetto di coltivazione e l’assenza delle finalità di distribuzione a terzi della sostanza ricavata”.

Finalmente, si comincia a ragionare seriamente.

Infatti, siamo riusciti a dimostrare come la coltivazione di cannabis per uso personale non accresce il mercato della droga. Tutt’altro!

Semmai, come ci ha confermato il giudice, è proprio la coltivazione per uso personale che non accresce il mercato in danno delle giovani generazioni e, allo stesso tempo, può erodere dall’interno la richiesta di stupefacente sul mercato, senza rafforzare l’attività della criminalità organizzata.

Siamo convinti che le nostre argomentazioni difensive – portate al contro attacco – stanno prendendo il giusto consenso nei tribunali italiani.

Al fine di prendere atto dell’ottimo risultato ottenuto, indichiamo la sentenza in formato PDF.

Ringraziamo ASCIA e tutti coloro che ci danno piena fiducia nel nostro quotidiano lavoro.

Ad maiora…

Avvocato Lorenzo Simonetti – Avvocato Claudio Miglio

Scarica in PDF: la sentenza di assoluzione del tribunale di Milano

http://www.ascia-web.org/home/?p=1084


PS. Che poi se si va a leggere il Pdf, si può notare come i due ragazzi erano accusati non di coltivazione, ma di dentenzione. Per cui il discorso cambia.
 
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fumo

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ed ora? ITALIA - Marijuana nell’orto. No all’arresto. http://droghe.aduc.it/notizia/marijuana+nell+orto+no+all+arresto_127571.php


Un giovane di 21 anni è comparso nei giorni scorsi nell’aula delle «direttissime» in stato di detenzione per 6 piantine di marijuana coltivate nell’orto della casa dei genitori a Brozolo, vicino a Chivasso. Accusato del possesso di 3,95 grammi di foglie essiccate della sostanza. Il giudice Roberto Arata non ha convalidato l’arresto e ha disposto l’immediata liberazione del ragazzo. «Non vi sono elementi per ritenere che l’insignificante quantitativo di marijuana non fosse destinato al consumo personale».
Il pm di turno aveva autorizzato l’arresto, in aula il rappresentante della procura si è limitato a chiederne la convalida senza una successiva misura cautelare. I difensori del giovane, Ilenia Albanese e Stefano Gubernati, hanno sottolineato l’incensuratezza del ragazzo. Il giudice ha rilevato che «una pregressa segnalazione del giovane come tossicodipendente, curiosamente indicata nel verbale di arresto come precedente di polizia, rafforza la tesi difensiva della coltivazione “casalinga” per uso personale».
In un recente convegno a Giurisprudenza sul sovraffollamento in carcere e sui suicidi dietro le sbarre gli avvocati Roberto Capra e Davide Mosso, della Camera penale, hanno denunciato «gli “arrestini” per reati minori»

che dire,.............. avanti così che i cattivi alla fine saranno sconfitti,
 
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jorgeXXL

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cristo...io so su focus - FOCUS, cazzo in quanti lo leggono? parecchi secondo me, e questi scrivono quello che vogliono - ho letto un articolo sulla skunk in cui la descrivevano come una varietà di marijuana geneticamente modificata, fatta crescere sotto lampade speciali, che provocava effetti e assuefazioni di una droga pesante...rendiamoci conto...la gente ci crede a queste cose ragazzi... poi io mi chiedo perchè da quando ho i dreadlocks mi guardano male per strada (anzi, ovunque)..
 
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