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ANTIPROIBIZIONISMO

CrazyDog

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Chiediamo la legalizzazione alla UE

Chiediamo la legalizzazione alla UE

Il diritto d’iniziativa dei cittadini europei consente ad un milione di cittadini di prendere direttamente parte all’elaborazione delle politiche della UE, invitando la Commissione europea a presentare una proposta legislativa.

L’iniziativa relativa alla richiesta di legalizzazione della cannabis è chiamata “Weed like to talkcertificata dal ministro europeo per la pubblica amministrazione.

Abbiamo ancora solo 10 mesi per raggiungere 1.000.000 di firme a livello europeo ed è un tentativo che va fatto, considerando anche che la maggior partecipazione proviene da quei Paesi che attuano una politica proibizionista.
Vi invitiamo quindi a partecipare e diffondere la notizia dell’iniziativa fra tutti i vostri contatti web, dall’Italia sono richieste 54.750 firme

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Clicca --> QUI <-- per leggere l'iniziativa e sostenerla

Non è la solita iniziativa che non conta nulla, come scritto sopra è certificata dal ministro europeo per la pubblica amministrazione.

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al raggiungimento di 1.000.000 di firme ecco cosa succede:

La Commissione ne esamina attentamente il contenuto ed entro 3 mesi dalla data in cui l'ha ricevuta:

i rappresentanti della Commissione incontrano gli organizzatori per consentire loro di esporre in dettaglio le tematiche sollevate dall'iniziativa
gli organizzatori hanno la possibilità di presentare la loro iniziativa in un'audizione pubblica presso il Parlamento europeo
la Commissione adotta una risposta formale in cui illustra le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell'iniziativa dei cittadini e le sue motivazioni per agire o meno in tale senso.
La risposta, che prende la forma di una comunicazione, è adottata dal Collegio dei commissari e pubblicata in tutte le lingue dell'UE.

La Commissione non ha l'obbligo di proporre un atto legislativo a seguito di un'iniziativa. Se la Commissione decide di presentare una proposta, ha inizio la normale procedura legislativa: la proposta viene sottoposta al legislatore (in genere il Parlamento europeo e il Consiglio, oppure in alcuni casi soltanto il Consiglio) e, se adottata, avrà forza di legge.

Per vedere la situazione della raccolta firma in tempo reale di tutti gli stati europei:

--> CLICCA QUI <----

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:wave:
 

CrazyDog

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In Italia esultiamo e ci meravigliamo (giustamente) se il governo non rimanda alla consulta la legge della regione abbruzzo in materia di cannabis terapeutica.........guardate in Slovenia cosa potrebbe accadere...... http://realgdritalia-mondo.forumcommunity.net/?t=56042809

REAL GDR MONDO è un gioco di ruolo di simulazione politica internazionale che si basa sul REALISMO e sul buon senso.
Inoltre bisogna registrarsi...
Credo non centri niente questo post in area antiproibizionismo, mi sembra off topic. Just my 2 cent! :wave:
 

CrazyDog

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ANALISI TOSSICOLOGICHE GUIDA/LAVORO

ANALISI TOSSICOLOGICHE GUIDA/LAVORO

Ciao a tutti, riporto quanto letto su legalizziamlaocanapa.org in quanto credo che l'argomento interessa tutti:

DUE BREVI RIFLESSIONI SULLA GUIDA SOTTO EFFETTO DI SOSTANZA STUPEFACENTE (ART. 187 C.D.S.) E SULLE ANALISI TOSSICOLOGICHE SUL LUOGO DI LAVORO

Dopo aver difeso alcuni assistiti, è giunto il momento di condividere con tutti voi un paio di spunti per far capire come non ci si debba rassegnare dinanzi a certi abusi che, troppo spesso, vengono perpetrati contro i cittadini.

Il caso: R.F. un ragazzo rasta di 25 anni, viene fermato di notte alla guida di un’autovettura per un controllo stradale. Dopo esser stato trovato positivo alla cannabis, viene condotto all’ospedale dove confermano la positività. A questo punto scatta anche il processo penale ai sensi dell’art. 187 codice della strada.

Cosa è accaduto nel processo penale? Risposta: è stata ottenuta l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussiste in quanto, se l’imputato è trovato positivo alle analisi, ma non sono stati rilevati gli indici sintomatici di non idoneità alla guida, lo stesso deve essere assolto nel processo penale.

Devo osservare, per spirito di completezza, che prima della mia udienza, in due casi precedenti analoghi al mio, altri avvocati hanno proceduto con il patteggiamento, ma il patteggiamento non è il rimedio, tutt’altro: per come la vedo io, infatti, il patteggiamento deve costituire solo l’estrema scelta.

Come conseguenza di ciò, ossia il fatto che non basta essere positivi alla cannabis per integrare il reato di guida sotto l’effetto di sostanza stupefacente, è possibile estendere il medesimo ragionamento anche per le analisi tossicologiche sul luogo di lavoro.

E’ legittimo pensare che un lavoratore possa bere alcool il sabato sera e non avere problemi sul luogo di lavoro il lunedì successivo, mentre un altro lavoratore che fumi uno spinello deve aver paura che, nell’arco di un mese, sia potenzialmente esposto ad analisi chimico-tossicologiche (tipo sangue e/o urine) che possano trovarlo positivo alla cannabis?

Nel caso di positività alla cannabis, scattano automaticamente le sanzioni disciplinari e questo non è assolutamente giusto.

Questi test, infatti, non sono utili a stabilire se una persona sia realmente sotto l’effetto psichico dovuto all’assunzione di canapa durante lo svolgimento del lavoro ma rivelano, solamente, l’avvenuta assunzione di canapa fino a 30 giorni prima del test. L’unico effetto, ad onor del vero, è quello di colpire chi utilizza canapa nella vita privata, penalizzando gravemente i cittadini-lavoratori come se fossero stati realmente trovati sotto l’effetto psichico della canapa sul luogo di lavoro.

Invito, pertanto, tutti i lavoratori – che siano anche consumatori – a rivolgersi al sottoscritto per comprendere come possano legittimamente interfacciarsi con i propri datori di lavoro al fine di redigere memorie scritte che facciano chiarezza sui limiti di validità di prelievi di campioni biologici – per accertare la presenza di cannabis – sul luogo di lavoro.

Contatti:

Avv. Lorenzo Simonetti
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Telefono
 

CrazyDog

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Cannabis - Quei soldi che lo stato vuole regalare alla mafia

Cannabis - Quei soldi che lo stato vuole regalare alla mafia

Il Fatti Quotidiano:
di Paolo Pinzuti | 12 marzo 2014

Il Colorado, dopo aver legalizzato la vendita di marijuana a scopo ricreativo, solamente nel primo mese di vendite ha incassato due milioni di dollari in tasse i cui utili saranno reinvestiti nell’edilizia scolastica. Il Colorado è uno stato con una popolazione di 5 milioni di abitanti, ovvero circa un dodicesimo di quella italiana.

Questo mi porta a pensare che, se le vendite dovessero continuare con lo stesso ritmo e se le proporzioni con l’Italia possono essere più o meno rispettate, l’Italia potrebbe incassare da un provvedimento simile circa 600 milioni di euro l’anno di tasse.

Invece di incassare questi 600 milioni di euro (da utilizzare poi per il risanamento dell’edilizia scolastica come previsto dagli annunci di Renzi), il nostro paese preferisce lasciarli alla mafia per poi mettere in prigione (dovendoli poi mantenere) frotte di disperati che si sono rovinati la vita perché non hanno trovato un modo migliore per mettere insieme il pranzo con la cena o magari persone normali che semplicemente se la volevano coltivare sul balcone; il tutto mentre le forze di polizia, i giudici, gli avvocati, i tribunali vengono impiegati (cioè pagati) per combattere il traffico di droga.

E infatti la lotta ai narcotrafficanti è talmente efficiente che se oggi uno qualunque di voi lettori volesse fumarsi una canna non impiegherebbe sicuramente più di mezz’ora per trovare l’erba più schifosa e cara che esiste sul mercato. Non sapete come si fa? È semplicissimo: basta andare in una qualunque stazione, parco pubblico o parcheggio dopo il tramonto e cercare qualcuno di età compresa tra i 15 e i 35 anni e dall’aria poco rassicurante.

Chiedi e ti sarà dato, recita il Vangelo.

Ma se trovare della droga in Italia è così semplice, allora il problema non è più “consentire o non consentire ai cittadini di fumare cannabis”, bensì “a chi diamo i soldi dell’erba che viene comunque venduta sul mercato”.

Oggi Renzi il giovane ci racconterà del taglio delle tasse che realizzerà e dei due miliardi destinati alla riqualificazione dell’edilizia scolastica. Ci racconterà soprattutto di come riuscirà a coprire la spesa. Io un’idea su come contribuire a coprire la spesa ce l’ho, ma so anche che la mia speranza resterà disattesa.

Quello che non riesco a capire è il motivo per cui ci si ostina a regalare soldi alle mafie invece che provare a indebolirle rafforzando le finanze dello stato. Magari qualcuno di voi riesce a spiegarmelo.

Fonte: --> LINK <--
 

ganja_man

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L’ipocrisia del ministro Lorenzin (e del Governo) sulla Cannabis

L’ipocrisia del ministro Lorenzin (e del Governo) sulla Cannabis

L’ipocrisia del ministro Lorenzin (e del Governo) sulla Cannabis

marzo 17, 2014 Nelle ultime 48 ore abbiamo assistito ad un pessimo tentativo della ministra Lorenzin di reintrodurre, di fatto, la normativa sulla cannabis della Fini-Giovanardi abrogata recentemente dalla Consulta. E quel che è peggio è che tutto questo è avvenuto nel segreto di un consiglio dei ministri (e non in parlamento, come si converrebbe, per temi di questa portata) dove, a quanto riportano oggi diversi giornali, ci sarebbe stato un durissimo scontro con il Guardasigilli, Orlando, che per nostra fortuna si è fortemente opposto alla proposta della titolare del dicastero della sanità.


La Lorenzin ha provato ad effettuare un vero e proprio “colpo di mano”, riscrivendo di fatto, e tramite decreto, la normativa sugli stupefacenti, togliendo nuovamente la differenziazione tra droghe leggere e pesanti, oggetto della sentenza della Consulta. Questo aveva fatto subito esultare i nostri (sigh) alleati di governo, come Giovanardi, o di riforme (sigh di nuovo) come Gasparri, che hanno visto nella proposta del ministro, l’affermazione delle loro convinzioni proibizionistiche.
È bene a questo punto ricordare, a beneficio di tutti, che anche la stessa ONU dopo decenni di atteggiamenti e legislazioni proibizionistiche, si stia negli ultimi tempi convincendo che molto probabilmente queste sono state almeno concause del problema droga, e che sia invece arrivato il momento di mettere in atto politiche diverse, di depenalizzazione completa, di sperimentazione, di riduzione del danno e di legalizzazione. Perché l’approccio proibizionistico ha dimostrato tutta la sua inutilità e dannosità sotto qualsiasi livello di analisi lo si voglia studiare, da quello di vista sociale, sanitario, giudiziario e carcerario, ed è quindi arrivato il momento di valutare metodologie alternative di approccio, appunto.
E sempre per completezza di informazione, non si può dimenticare di citare le recenti iniziative internazionali di legalizzazione della cannabis anche per uso ricreativo ( e non soltanto medico, di cui non dovremmo nemmeno discutere) come quelle del Colorado o dello stato di Washington negli USA, quella dell’Uruguay in sudamerica o quelle olandesi, spagnole e portoghesi in Europa. Dove seppur con metodologie e soluzioni legislative diverse, questo diverso approccio è stato messo già in atto, e dove si sta riscontrando che i benefici, sociali, economici e giudiziari, sono infinitamente superiori ai pochi svantaggi?
Da inizio legislatura sono state presentate già due proposte di legge da esponenti del PD (oltre ad un’altra di Farina/SEL) per la depenalizzazione della cannabis da Manconi al senato e per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati, da Civati alla Camera, sottoscritte da molti parlamentari, a dimostrare che il dibattito nel partito democratico è aperto ed alla ricerca di una soluzione legislativa diversa da quella proibizionistica adottata negli ultimi venti anni in Italia. Sembra che tutto questo non sia stato stato abbastanza per la nostra ministra, che aveva evidentemente a cuore solo la propria parte politica, ed il consenso per la stessa (che sembra essere rimasta l’unica politicamente schierata verso un proibizionismo tout cour), e si era altrettanto evidentemente dimenticata di far parte di un governo di “coalizione” o di “strette intese” e che quindi ci sarebbe dovuto essere quantomeno un confronto con le altre parti politiche che lo compongono.
La normativa sugli stupefacenti, come altri argomenti, tipo i diritti civili delle coppie omosessuali, lo ius soli, la legge 40, sono soltanto alcuni dei punti che fanno risaltare agli occhi di tutti l’estrema eterogeneità delle posizioni che esistono in questo governo, e che rendono di fatto impossibile un intervento “definitivo” sulle questioni di cui sopra ; lo scontro avvenuto in Cdm tra la Lorenzin e Orlando rischia quindi di essere soltanto il primo di una lunga serie, ed il rischio è quello che questi argomenti vengano usati come contropartita per altri, dimenticandosi delle esigenze della società, ma tenendo conto soltanto degli interessi politici di una parte o dell’altra.
Mi piacerebbe a questo punto capire quale sia esattamente la posizione del Presidente Renzi a proposito, visto che le sue dichiarazioni a riguardo, sono state spesso fumose e poco chiare, e che lo stesso Renzi il 7 Gennaio scorso aveva dichiarato “prima cambiamo questa leggiaccia” (cfr. Fini-Giovanardi). Adesso, che la “leggiaccia” è stata di fatto cancellata dalla Consulta, la titolare del dicastero della salute del governo che lei presiede, tenta di ripristinarla, lei cosa ne pensa caro Renzi?
fonte: www.civati.it
 

geryhoops

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E chi non la coltiva x curarsi,ma semplicemente x uso "antistress" diciamo?dobbiamo farci riconoscere lo stress come malattia??sono un pò confuso a riguardo...insomma chi ne fa uso ma nn é malato come fa?immagino che dobbiamo aspettare la legalizzazione vera e propria...o sbaglio? Xché se ci si mette a inscenare malattie per avere l'autorizzazione , a posto siamo...

La trovo più che GIUSTA la tua riflessione, dobbiamo lottare per non farci trattare come dei rimbambiti, loro (quelli che leggiferano oggi) sono disonesti intellettualmente, la restrizione per loro è un interesse economico che ruota su tutta la filiera del farmaci, del tabacco, dell'alcool, del gioco d'azzardo, degli psico farmaci, chi fuma la cannabis, non ha interessi per almeno tre di queste droghe legali.
 
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weedaman

Pubblicato venerdì sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto della ministra Lorenzin diventa legge e nonostante i tentativi per far resuscitare le tabelle della Fini-Giovanardi con lo scopo di continuare a voler considerare la cannabis una sostanza alla pari di eroina e cocaina, la cannabis e i suoi derivati tornano definitivamente in tabella II, anzi, la tabella II è esclusiva per la cannabis.

In tabella I rimane il Delta 9-trans-tretraidrocannabinolo, il THC insomma, ma quel “trans” dovrebbe stare ad indicare l’elemento pisco-attivo nei derivati sintetici e non in quelli naturali, appianando i dubbi che sono sorti immediatamente per quello che a prima vista poteva sembrare una contraddizione in termini.
D’altronde, se il buon senso ancora può valere qualche cosa, sarebbe assurdo classificare la cannabis e i suoi derivati in una tabella “ad hoc” per poi considerare il THC naturale alla stregua di quello presente nei derivati per sintesi o semisintesi.

La definitiva classificazione della cannabis in una tabella specifica potrebbe quindi portare ad un ulteriore concetto, che presuppone comunque un cambio di marcia da un punto di vista culturale: se c’è una tabella per le DROGHE, una per la CANNABIS e altre per barbiturici, farmaci e via dicendo, si afferma quindi il concetto che la cannabis non è una droga, in quanto i livelli di dipendenza e assuefazione possono risultare più o meno identici a quelli del caffè e molto meno accentuati di quelli del tabacco e a nostro avviso non dovrebbe addirittura figurare in nessuna tabella.

Comunque, la tabella specifica dedicata alla cannabis potrebbe creare il giusto trampolino di lancio per operare con più libertà nell’ottica di una nuova legislazione che ne preveda una regolamentazione per l’uso domestico e la definitiva estrapolazione da qualsiasi ritorsione penale o amministrativa nei confronti dei consumatori.

Entro 60 giorni il parlamento dovrà ratificare il decreto Lorenzin, pena la sua decaduta, vedremo quale tipo di dibattito si svolgerà nelle aule, ma possiamo fin da ora aspettarci che un nutrito gruppo di deputati e senatori, tentino l’ultimo assalto per cercare di non far naufragare gli interessi di Giovanardi e delle Comunità di recupero e in tutti i casi, anche se il Decreto dovesse decadere non si farebbe altro che tornare alla Jervolino-Vassalli che comunque prevede l’inserimento della cannabis tra le “droghe leggere” e dalla quale dipendiamo da un punto di vista penale in tutti i casi, in attesa che la Commissione Giustizia sdogani le proposte in giacenza …con estrema urgenza!

Giancarlo Cecconi – ASCIA
 
W

weedaman

25-03-2014
Semi di cannabis per posta, giovane denunciato

ORISTANO. Nel pacco postale proveniente dall'Olanda c'erano 20 semi di “cannabis”. Il destinatario, F. C., 26 anni, di un paese dell'hinterland di Oristano, è stato denunciato dalla polizia per detenzione di sostanze stupefacenti.

Il plico sospetto è stato individuato nei giorni scorsi dall'Agenzia del Demanio e segnalato alla questura del capoluogo. Gli agenti della squadra mobile hanno recuperato il plico ed hanno accertato la presenza dei semi di canapa indiana, confezionata in apposite buste di cellophane.
Successivamente hanno effettuato una perquisizione a casa del giovane dove è stata rinvenuta una discreta quantità di inflorescenza e di fogliame di marijuana.
Per il giovane è scattata la denuncia a piede libero alla magistratura. Le indagini sono ancora in corso e dovranno fare luce su questo anomalo traffico di sostanze stupefacenti tra l'Olanda e la Sardegna.

Ora mi chiedo: é cosi sicuro comprare semi visto che la polizia postale controlla i pacchetti?
A voi i commenti......
 

sballast

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Cari ragazzi ora non si scherza più.....decisive per tutti noi le prossime settimane in cui si svolgerà l'iter di conversione in legge del decreto della ministra Lorenzin. Di buono c'è che l'esame è stato affidato alla commissione affari costituzionali e soprattutto alla commissione giustizia http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=20613
La prossima settimana si annuncia fitta di audizioni....aimè con massiccia presenza di proibizionisti convinti.....dall'immancabile serpelloni passando alla comunità di san patrignano e arrivando a garrattini....visionare il calendario incontri:
1 aprile: http://www.camera.it/leg17/360?slAnnoMese=201404&slGiorno=01&shadow_organo_parlamentare=2076
2 aprile: http://www.camera.it/leg17/360?slAnnoMese=201404&slGiorno=02&shadow_organo_parlamentare=2076
3 aprile: http://www.camera.it/leg17/360?slAnnoMese=201404&slGiorno=03&shadow_organo_parlamentare=2076
dita incrociate ed un imbocca al lupo a tutti....sballast
 

CrazyDog

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Gli Usa aprono i loro primi coffee shop

Gli Usa aprono i loro primi coffee shop

Articolo del 26 marzo 2014 - High Times

In Colorado e nello Stato di Washington, il consumo di marijuana è ormai autorizzato. Su tutto il continente americano, le mentalità e le legislazioni diventano più disponibili in materia. Il mondo della cannabis in Usa può, a partire da questo primo gennaio, consumare legalmente la marijuana a fini ricreativi in uno Stato dell’ovest del Paese, il Colorado, e potranno farlo tra poco anche nello Stato di Washington.

In seguito ad una legge votata a novembre, i primi coffee shop hanno aperto le loro porte in Colorado, dove i consumatori potranno acquistare legalmente, a condizione di avere almeno 21 anni, fino a 28 grammi di cannabis a testa per ogni acquisto. Nello Stato di Washington, nel nord-ovest del Paese, i primi negozi dovrebbero aprire entro la primavera. Il principale gruppo di pressione sulla legalizzazione della cannabis, il Marijuana Policy Project (MPP), ha salutato, con un comunicato diffuso ieri, “la fine del proibizionismo della cannabis”, facendo riferimento ai 13 anni (1920-1933) durante i quali l’alcool era vietato in Usa.

Questa legge è una novità sul continente americano, dove la politica fino a poco tempo fa era una combinazione di divieti e repressione per i consumatori, nonché lotta armata contro produttori e trafficanti, essenzialmente nel centro e nel sud del continente. Ma anche lì le cose stanno per cambiare. A maggio, l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), che raggruppa tutti i Paesi del continente tranne Cuba, ha pubblicato un rapporto che invita a studiare un’eventuale legalizzazione della cannabis per “tagliare l’erba” sotto i piedi ai trafficanti.

In Usa, un recente sondaggio ha mostrato, presso i giovani, una tolleranza crescente per una droga illegale e considerata come fautrice di dipendenza. Il consumo di cannabis a fini terapeutici è già legale e regolamentato in 20 Stati del Paese. E nella maggior parte di essi, il consumo a fini ricreativi non è considerato un reato. Ma il Colorado e lo Stato di Washington hanno fatto un passo in più, con le autorità locali che controlleranno coltivazioni, distribuzione e marketing dell’erba per il semplice piacere dei consumatori. Il mercato è enorme: secondo il centro studi ArcView Research, le vendite legali di cannabis aumenteranno del 64% tra il 2013 e il 2014, passando da 1,4 miliardi di Usd a 2,34 miliardi.

fonte: Notiziario Aduc
 

CrazyDog

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Marijuana legale anche in Missouri?

Marijuana legale anche in Missouri?

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Il Missouri potrebbe essere il terzo stato americano a legalizzare la marijuana. E’ stato infatti presentato un disegno di legge da Chris Kelly che prevede un sistema di autorizzazioni statali per produttori e rivenditori con una tassazione statale del 25%.

Se la legge passasse le persone dai 21 anni su avrebbero il permesso di coltivare 8 piante e custodire e trasportare fino a mezzo chilo di marijuana per abitazione. Dal punto di vista commerciale il progetto prevede che ogni contea possa avere un rivenditore autorizzato ogni 2500 abitanti: a St. Louis County si potrebbero creare dunque circa 400 dispensari per una popolazione superiore al milione di persone. Ma non finisce qui perché la legge prevede anche disposizioni per i minori di 21 anni che vogliano avere accesso a cure mediche con farmaci a base di cannabis e regolamentazioni per la produzione di canapa industriale.

Attualmente il Missouri ha una delle leggi più dure degli Stati Uniti riguardo alla marijuana. Per il possesso di una qualsiasi quantità di marijuana – anche meno di un grammo – si rischia fino ad un anno di carcere e una multa di 1.000 dollari, mentre col possesso di oltre 35 grammi si rischia una pena che può arrivare a sette anni con una multa di 5mila dollari.

Ora gli organizzatori devono raccogliere le firme di circa 320mila elettori entro il 4 maggio e, se gli sforzi non portassero al risultato sperato, l’associazione Show-Me Cannabis, che ha voluto questa riforma, ha fatto sapere che chiederà un emendamento alla costituzione dello stato che consenta la definitiva regolamentazione.

Da un sondaggio condotto a marzo dall’associazione è risultato che i residenti, dopo che il progetto è stato loro spiegato, sono favorevoli alla legalizzazione, tassazione e regolamentazione della marijuana con un margine del 54-44 %.

Il tutto accade mentre, dopo l’appello della Global Commission on Drug, L’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) ha diffuso nei giorni scorsi un comunicato congiunto con altre associazioni affinché gli stati rivedano le leggi in materia di regolamentazione di sostanze stupefacenti perché “La War on drugs non porta benefici” e, secondo il direttore esecutivo della DPA (Drug Policy Alliance) Ethan Nadelmann, “il rinchiudere qualcuno in galera per il possesso di sostanze stupefacenti è una cosa che semplicemente non ha basi scientifiche, mediche ed etiche”.
 

CrazyDog

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Svizzera: primi passi per la legalizzazione della cannabis

Svizzera: primi passi per la legalizzazione della cannabis

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in High times — 28 marzo 2014

La Commissione federale per i problemi legati alle droghe (CFLD) intende rilanciare il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in Svizzera, in virtù delle esperienze in corso in Usa, in Uruguay e in Spagna. Ma, secondo l’opinione del presidente di questa commissione, l’impulso per una liberalizzazione non verrà dal governo di Berna. “Diversi modelli che esistono oggi attraverso il mondo devono essere stu- diati e analizzati, ed è questa la base della nostra riflessione”, ha dichiarato all’agenzia ATS Toni Berthel, presidente della CFLD e membro della Società svizzera di medicina delle dipendenze.

Berthel fa riferimento all’esperimentato avviato all’inizio dell’anno nello Stato del Colorado, in Usa, il quale ha dato ufficialità al mercato della cannabis ricreativa. Il tema della legalizzazione suscita anche un ampio dibattito in America Latina dopo che in Uruguay una legge ha autorizzato produzione e vendita di cannabis sotto il controllo dello Stato. Da aggiungere l’esperienza dei coffee shop olandesi dagli inizi degli anni ‘70.

“I membri della nostra commissione desiderano anche essere informati sulle diverse esperienze in materia di commercio controllato delle sostanze psicotrope”, continua Berthel: “Abbiamo intenzione di aprire un dossier in merito, i consumatori, essenzialmente giovani, sono spesso esposti al mer- cato nero in Svizzera, è questo non è un fatto positivo”.

Nessuna “rivoluzione di mentalità”
“Alcune città come Zurigo, Basilea, Berna e Ginevra, sono più reattive rispetto alla Confederazione in materia di cannabis”, dice ancora il presidente della CFLD, che non si aspetta una “rivoluzione della mentalità” a livello federale per i prossimi anni in Svizzera. La cannabis è la droga più diffusa, soprattutto tra i 15/24enni. Dal punto di vista legale, da ottobre, un adulto pizzicato a fumare uno spinello, può evitare di essere perseguito penalmente versando 100 franchi di ammenda. Questa revisione della legge sugli stupefacenti ha lo scopo di alleggerire i compiti della giustizia e della polizia. Ma le leggi cantonali in materia sono diverse fra loro. A Friburgo, una persona trovata con meno di 10 grammi rischia di dover sborsare 50 franchi, mentre potrebbe pagare un’ammenda di 3.000 franchi se ciò accade nel Canton Ticino.

Ballon d’essai a Ginevra
Alla fine del 2013, un gruppo interpartitico di deputati ginevrini ha proposto un’esperienza pilota: autorizzare per tre anni, nel cantone di Ginevra, la coltivazione, distribuzione e consumo di cannabis nell’ambito di associazioni poste sotto controllo. Si tratta dei Cannabis Social Club e fanno riferimento ad una pratica già in vigore in Spagna dal 2002. Una soluzione che, secondo chi l’ha proposta, limiterebbe gli effetti del mercato libero della cannabis. Il gruppo ginevrino ha stilato un rapporto sul proprio lavoro durato un anno e mezzo. Il gruppo ha esaminato quattro modelli sperimentati all’estero: la vendita in negozi specializzati, i coffee-shop olandesi, il modello di uso terapeutico e le associazioni di consumatori di cannabis (ACC).

Gli abitanti del Canton Ticino nei ranghi
In un Cannabis Social Club, i consumatori si organizzano in associazione e si fanno carico di una quota in funzione del proprio consumo (circa 2 grammi al giorno) che possono fare nella sede del club o a casa propria. Secondo il gruppo ginevrino, questo sistema permette di controllare la qualità dei prodotti e il loro livello di THC, nonché di separare i mercati della cannabis da quelli delle droghe più pericolose. Il gruppo sostiene che questo progetto pilota dovrà essere lanciato in collaborazione con altre grandi città, in modo da dare un sostegno alle iniziative già avviate a Basilea e Zurigo. La speranza è di ottenere una deroga a livello federale per un periodo di prova di tre anni. Un progetto che suscita l’interesse di altre regioni. L’Associazione Cannabis Ricreativa Ticino ha presentato una proposta del genere nel proprio cantone.

fonte: Notiziario Aduc
 

CrazyDog

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Depenalizzazione della coltivazione di cannabis? L’ennesima bufala

Depenalizzazione della coltivazione di cannabis? L’ennesima bufala

2 aprile 2014

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In un momento in cui bisognerebbe mantenere alta l’attenzione su quello che sta accadendo a livello legislativo, bisognerebbe evitare di dare notizie inesatte con leggerezza. Da questa mattina, dopo l’annuncio di una testata nazionale, si sta diffondendo in rete e sui social network l’ennesima bufala a proposito della depenalizzazione del reato di coltivazione di cannabis ad uso personale. Non è vero.

Oggi ci sarà semplicemente la votazione finale alla Camera dei Deputati del provvedimento cosiddetto “svuotacarceri”, e non c’è nessuna norma che depenalizzati la coltivazione ad uso personale, ma solo una modifica per gli istituti universitari e laboratori pubblici di ricerca che hanno ottenuto autorizzazione ministeriale alla coltivazione per scopi scientifici, sperimentali o didattici. E comunque, essendo una legge delega, per diventare effettiva ci vuole un provvedimento attuativo del Governo che, eventualmente, ha tempo fino a 18 mesi per poterlo fare.

Qui sotto il comunicato di Pietro Yates Moretti, vicepresidente di Aduc:

Si terrà oggi la votazione finale alla Camera dei Deputati del provvedimento cosiddetto “svuotacarceri“. Contrariamente a quanto emerge da qualche articolo di stampa un po’ troppo ottimistico apparso oggi, la proposta di legge non depenalizza la coltivazione della cannabis, neanche per uso personale.
Per prima cosa, si tratta di una legge delega, ovvero di un provvedimento che richiede l’intervento attuativo del Governo entro 18 mesi. Niente in esso contenuto depenalizza alcunché fino a quando il Governo non emanerà i relativi decreti legislativi.
Soprattutto, l’unica modifica prevista in merito alla coltivazione di sostanze stupefacenti riguarda solo ed esclusivamente le violazioni commesse da istituti universitari e laboratori pubblici di ricerca che hanno ottenuto autorizzazione ministeriale alla coltivazione per scopi scientifici, sperimentali o didattici. In breve, se questi istituti autorizzati dal Ministero non osservano le prescrizioni e le garanzie cui l’autorizzazione è subordinata, non incorreranno più in sanzioni penali ma solo amministrative (pecuniarie).
Questo significa che chiunque coltiva piante di cannabis senza autorizzazione ministeriale – che come detto può essere concessa solo a istituti universitari e laboratori pubblici di ricerca – continua ad essere perseguito penalmente, esattamente come prima.
Questa precisazione è assolutamente indispensabile per evitare che qualcuno possa pensare che da oggi cambia effettivamente qualcosa in tema di stupefacenti. Non è così, l’impianto proibizionista che ormai è rimesso in discussione ovunque, rimane in Italia perfettamente integro.


Cosa dice questo emendamento?
Più in generale è un decreto in cui si dà la delega al governo per depenalizzare alcuni tipi di contravvenzioni, per cui la pena prevista sia ammenda amministrativa o arresto. Ma parliamo sempre di contravvenzioni, non reati. La coltivazione è un reato. Fra gli emendamenti presentati dai vari parlamentari ad arricchire la struttura generale del disegno di legge c’è quello di cui stiamo parlando. Porta la firma di Lumia (PD) e altri sei parlamentari e non parla affatto della coltivazione da parte dei privati, di quelli che vengono arrestati con tre piantine e portati al processo.

E chi riguarda?
Quelli che sono autorizzati. Non so, i centri di ricerca, le università, laboratori di biologia. Quello che viene depenalizzato in questo caso, è il mancato provvedimento a condizioni necessarie per avere l’autorizzazione. I consumatori comuni non c’entrano niente, quello che è stato pubblicato è assolutamente fuorviante.

Sì, ma non è che ci sia stata qualche smentita dai firmatari della proposta o da altri.
Ah ma questo è un altro discorso. Non so dirle se ci sia stata volontà politica nel non illustrare la cosa con chiarezza o la tendenza dei giornali a ingigantire. Questa non è una norma destinata a riguardare chi abbia due piantine sul balcone, comunque.

Quindi si rischia ancora nel coltivare?
Non è cambiato nulla! Ho visto gente che già festeggiava, che andava dicendo e scrivendo ovunque “io coltivo!” ma praticamente sono delle autodenunce. È un fatto piuttosto grave far passare per depenalizzazione questo provvedimento, si dà un’informazione falsa in relazione a un reato.

È inutile anche fare lo sforzo di considerarla un’apertura, seppur piccola, sul tema, quindi.
Assolutamente. Non vale nulla in questo senso. La legge sugli stupefacenti si deve modificare in modo completo, serio e strutturato, non così. Alcuni si sono innamorati della proposta di legge Farina che forse è anche peggio..

Perché peggio?
È una proposta giuridicamente infondata. Si pone l’obiettivo di legalizzare il piccolo spaccio, peraltro, senza curarsi granché di quali sarebbero le conseguenze. Non tiene nemmeno conto dei vincoli che abbiamo con i trattati internazionali. È una materia molto complessa e l’impressione è che si ricerchi del consenso facile, invece. Continuando a ragionare in questi termini non è possibile trovare soluzioni valide e concrete. Se vogliamo cambiare una legge pessima come la Fini-Giovanardi non si può fare a macchia di leopardo. Va sostituita in blocco. Interventi pensati così sono come dare aspirina contro un tumore.

Quale dovrebbe essere il primo passo?
Cambiare la struttura di tutte le norme che prevedono delle sanzioni per certi comportamenti. Togliere le sanzioni amministrative, che non producono nessun effetto. Al contrario oggi chi detiene a fine personale e se la cava col penale poi deve cominciare l’inferno della pubblica amministrazione, spesso con funzionari che non si intendono affatto della materia. Bisogna cambiare la disciplina sull’uso personale. Pensa alla Spagna dove la coltivazione personale è ammessa e il limite è di un chilo l’anno. Il cambiamento da fare è molto più importante e completo di quelli proposti fino ad ora.

Fonti:

Aduc

Dolcevitaonline

Vice
 
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