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appiccicoso

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bellissimo articolo Bodler, certo è quello che volevo sentirmi dire, però mi fa piacere che un giornalista abbia affrontato questa tematica. Io spero sempre che ci sia un'ondata di lucidità, nel mondo e soprattutto in italia, l'uruguai sembra essersi lanciato in qualcosa di rivoluzionario, chissà, magari è solo questione di pochi anni, speriamo. Anche solo trasformare la pena per coltivazione in pecuniaria sarebbe da sbavo...prenderei al volo un impianto almeno da 400W!!!
 

bodler

HiGH Member
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Bravo bodler, ben detto!
Complimenti ed auguri per il vostro libro.
Ma avete quantificato a quanto ammonta, "in soldoni", la repressione a livello di polizia e forze impegnate, cioè quanto costa al contribuente mantenere questo controllo?
Secondo me è un dato importante da pubblicizzare.
Complimenti rep

hey amico mio,occhio che il libro e l'articolo non è mio è:biggrin:

io ho solo riportato questo articolo,interessante, e condiviso con voi...
di sicuro costa più di quanto, nel caso di una depenalizzazione,legalizzazione, ecc ecc. questa schifosa legge ci imprigiona (in tutti i sensi) tra avvocati,limitazione della libertà,traumi vari e sputtanamenti a vita....

mi piacerebbe scrivere un libro con tutti i pensieri che ogni giorno mi frullano in testa in questa pessima situazione che viviamo ma ancora non sono arrivato a tanto! :D

@ appiccicoso.....si si ho letto anche io sulla situazione in America Latina...speriamo che si mettano a tavolino e cerchino una soluzione-situazione plausibile,e auspicabile ,per togliere dalle mani sbagliate una risorsa e non sprecare un'occasione di una ventata di freschezza e un'altro esempio di lucidità che ci arriva da altri paesi.

un saluto.
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Ultime news....a raffica!

Cannabis Terapeutica, Radicali: cara consigliera, fatti una camomilla terapeutica

Marijuana, i Radicali piantano i semi a Montecitorio

Cannabis terapeutica. Trisciuoglio a Giovanardi: do you remember?

Meglio farsi le canne che votare PDL. Stefano Fassina: legalizzare

La legalizzazione di marijuana in Uruguay coinvolge tutta l'America Latina, e non solo

Street Parade antiproibizionista a Napoli. Rave party in strada per la legalizzazione delle droghe

L.Fini-Giovanardi, Senatori PD: "E' ormai emergenza umanitaria, priorità progressisti è cancellarla"

ITALIA - Giornata internazionale contro droghe. Radicali versus DPA

Ecco il 3° libro bianco sulla Fini-Giovanardi

A vederle così fanno un pò effetto...è tutta roba dell'ultima settimana, questo weekend è stato molto produttivo, c'è stata l'Assemblea Ascia, a Napoli stanno muovendo un pò di cose, i radicali a montecitorio, il 3° libro bianco...è indice che il movimento antiproibizionista è più attivo che mai, ma ha anche bisogno del supporto di tutti noi!!

ps. Se vi interessano i libri, sulla colonna di dx ce ne sono di molto interessanti, tra cui quello dell'avvocato Zaina.
http://www.legalizziamolacanapa.org/
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Il paradiso della droga è in Italia

27/06/2012 - Il nostro paese si classifica ai primi posti per cocaina e marijuana

L’Onu ha appena pubblicato i dati del 2012 del World Drug Report: uno studio annuale sulla diffusione e il consumo di droga in tutto il mondo. E l’Italia, scrive l’ufficio delle Nazioni Unite, è tutt’altro che agli ultimi posti in classifica: il nostro paese è ai primi posti a livello mondiale per il consumo di cannabis e cocaina, mentre l’incidenza di altri tipi di droghe sintetiche fra cui l’eroina e l’ecstasy è sicuramente minore. Ma nel campo dei paesi a cui siamo comparabili, quindi l’Europa e il Nord America, non abbiamo rivali.
“L’isola del pacifico di Palau ha il tasso più alto: praticamente un quarto delle persone fra i 15 e i 64 hanno fumato marijuana l’anno scorso. Ad italiani e americani piace sballarsi, con tassi rispettivamente del 14,6 e 14,1. In Uruguay, dove ci sono piani per la legalizzazione della marijuana, il tasso è del 5,6%. Il consumo è stabile o in calo in molte zone del mondo, ma sta aumentando in Africa e Asia. La produzione è di difficile misurazione ma, secondo il rapporto, la coltivazione della cannabis in Afghanistan nel 2010 è stata due volte più redditizia della coltivazione di papaveri da oppio”.

FRA I GIOVANI - L’Italia dunque è sul podio mondiale degli stupefacenti, come abbiamo visto. Tuttavia, stando ai dati diffusi dall’Onu, nel nostro paese il consumo di tutti i tipi di droga, dalla cannabis alla cocaina, è in “grande discesa” rispetto ai dati del 2006, gli ultimi disponibili. Pare che il 12,3% dei giovani fra i 15 e i 16 anni abbiano fatto uso di droga nella loro vita, il 10% nell’anno precedente alla rilevazione (2009, dunque) e il 7,2 nel precedente mese, si legge sulle tabelle fornite dall’Onu. La ricerca è talmente completa da includere anche uno screening dei prezzi medi al grammo: in Italia nel 2010 un grammo di marijuana costava fra gli 8 e i 13 euro.

http://www.giornalettismo.com/archives/385403/il-paradiso-della-droga-e-in-italia/
 

Rudra

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il nostro paese è ai primi posti a livello mondiale per il consumo di cannabis e cocaina, mentre l’incidenza di altri tipi di droghe sintetiche fra cui l’eroina e l’ecstasy è sicuramente minore.


Sull'eroina in Italia,
sembra che il fenomeno sia scarsamente diffuso ma in realtà non ha mai conosciuto crisi.
I consumi non credo siano diminuiti, però sono cambiati nel frattempo le modalità di assunzione, che hanno reso i nuovi e ahimè giovani eroinomani meno visibili di un tempo. Ma non meno vulnerabili.
E' impressionante quanto le informazioni siano cresciute con l'ignoranza e la noia.
 

pasqsn

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Fini-Giovanardi. In 5 anni raddoppiati detenuti. Aumentano le denunce

I dati, "tutti ufficiali", sono contenuti in un Libro Bianco realizzato dalle associazioni Antigone, Forum Droghe e La società della ragione, con l'adesione di Magistratura democratica e Unione Camere Penali.

La legge Fini-Giovanardi in cinque anni ha provocato un raddoppio dei detenuti presenti in carcere per violazione dell'articolo 73 (detenzione illecita a fini di spaccio), un aumento delle denunce per lo stesso reato e degli ingressi in carcere in rapporto al totale degli ingressi: i dati, "tutti ufficiali", sono contenuti in un Libro Bianco realizzato dalle associazioni Antigone, Forum Droghe e La società della ragione, con l'adesione di Magistratura democratica e Unione Camere Penali. La conclusione degli autori e' che urge una modifica della legge.

Il Libro Bianco, presentato oggi alla sala Nassiriya del Senato alla vigilia della Giornata mondiale contro la droga, fornisce una serie di numeri sull'impatto della normativa antidroga. La tesi e' che una buona parte del problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari e' dovuta ai tossicodipendenti spediti in cella dalla legge del 2006 che porta la firma di Carlo Giovanardi e Gianfranco Fini.

Dal 2006 al 2011 - si legge nel documento - sono aumentati dal 28% al 33,15% gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi, si è passati da 29.724 a 33.686 denunce per questi reati e sono raddoppiati i detenuti presenti in carcere per l'articolo 73 della legge. Se nel 2006 gli ingressi in carcere per droga erano 25.390 su un totale di 90.714 detenuti, l'anno scorso, benché diminuiti a 22.677, è aumentata la percentuale rispetto al totale di 68.411 detenuti (fonte Dap). Delle 33.686 denunce dell'anno scorso, sottolinea il Libro Bianco, quasi 15 mila sono per cannabis (41%); gli arresti conseguenti alle denunce sono stati 28.552 contro i 25.730 del 2006. I detenuti presenti in carcere per l'articolo 73 sono passati dai 10.312 del 2006 ai 21.562 del 2011, il 32,67% del totale dei detenuti, e su 37.750 detenuti condannati presenti alla data del 27 novembre 2001, 14.590 (38,6%) era per violazione della legge sugli stupefacenti. Sono inoltre aumentate le segnalazioni al prefetto per il solo consumo
personale di droga: da 39.075 segnalati nel 2006 a 47.093 nel 2008 (ultimo dato consolidato, nel 2009 il dato provvisorio era di 37.800). Più che raddoppiate le sanzioni comminate, da 7.229 (2006) a 16.154 (2010); crollate le richieste di programmi terapeutici, da 6.713 a 518. Infine, diminuiscono le misure alternative al carcere: da 3.852 persone in affidamento nel 2006 a 2.816 al 30 maggio 2012: il Libro Bianco sottolinea che se prima del 2006 la maggioranza dei tossicodipendenti godeva dell'affidamento,con la nuova legge il rapporto si è invertito.

Gli autori del Libro Bianco chiedono dunque una urgente modifica della legge, cominciando da norme che definiscano come reato autonomo l'ipotesi di lieve entita' dell'art.73, in modo da ridurre la pena per i consumatori o piccoli spacciatori (da 6 mesi a 3 anni, invece che da 1 a 6 anni) evitando l'ingresso in
carcere; chiedono poi la cancellazione della legge Cirielli sulla recidiva e che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, cie per le condanne penali che per le sanzioni amministrative.

Di "emergenza umanitaria" prodotta dalla legge Fini-Giovanardi ha parlato il senatore del Pd Roberto Della Seta, per il quale la legge anti-droga insieme alla Bossi-Fini sugli immigrati "sono tra le eredita' piu' pesanti del decennio berlusconiano. Mi auguro che il centrosinistra qualora torni al governo nei prossimi mesi cancelli queste norme". (ANSA).

http://www.fuoriluogo.it/sito/home/m...anardi-3768752
 

pasqsn

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Droga: in Europa cresce produzione locale cannabis

26 Giugno 2012 - 15:48

(ASCA-AFP) - Lisbona, 26 giu - Cresce la produzione domestica di cannabis in Europa, a scapito delle importazioni di hashish. Lo sostiene il Centro di monitoraggio europeo sulla droga (EMCDDA), che in un rapporto mette in guardia sul fatto che ''la crescita della coltivazione all'interno dei confini europei e' sempre piu' spesso associata a danni collaterali, come violenze e criminalita'''. Secondo il Centro, ''Belgio, Danimarca, Olanda, Finlandia e Regno Unito hanno registrato un notevole aumento dei livelli di produzione nell'ultimo ventennio''.

Il consumo di droghe leggere in quasi tutti i paesi e' dominato dall'erba, che in Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Slovenia e Slovacchia, rappresenta fino al 90% del mercato.

Quanto all'hashish, resina della cannabis, ''il Marocco resta il primo paese esportatore, attraverso la Spagna e il Portogallo.

Ogni anno in Europa vengono sequestrate 700 tonnellate di cannabis, 600 delle quali riguardano la resina. Oltre 78 milioni di europei fra i 15 e i 64 anni hanno provato la cannabis e circa 9 milioni di persone fra i 15 e i 34 anni l'hanno usata nell'ultimo mese.

http://www.asca.it/news-Droga__in_Europa_cresce_produzione_locale_cannabis-1170109-ATT.html
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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New York, la polizia uccide un uomo a Times Square

Manhattan si trasforma in un far west. Un cinquantenne tira fuori un coltello per sfuggire a un controllo mentre fumava uno spinello. Decine di agenti lo inseguono tra la folla, poi gli spari. Sul web i video dei passanti
Una caccia all'uomo culminata con una sparatoria mortale in pieno giorno. La location dell'episodio di ordinaria follia è Times Square, una delle zone più famose di New York. Un uomo afroamericano di 51 anni, forse ubriaco, è stato sorpreso da una pattuglia della polizia mentre si faceva uno spinello.
Quando gli agenti si sono avvicinati per un controllo, l'uomo ha estratto un coltello da cucina lungo 28 centimetri e ha iniziato a brandirlo contro i poliziotti. Alla richiesta di rinforzi hanno risposto decine di agenti che hanno l'hanno inseguito lungo la Settima Strada. Centinaia di passanti cercano in tutti i modi di scappare, molti però fanno un video con il cellulare.

Le pistole puntate non fermano l'uomo in fuga. Qualche agente prova a bloccarlo con lo spray urticante, poi viene aperto il fuoco. La dinamica non è chiara, ma i testimoni parlano di almeno una decina di colpi esplosi. Il fuggiasco crolla a terra, gravemente ferito. Morirà poco dopo all'ospedale Bellevue. A pochi minuti dalla sparatoria, i video amatoriali girati dai passanti erano già su youtube. E ora, l'America si interroga sul comportamento del NYPD, ritenuto quanto meno esagerato.

video: http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2012/08/12/new_york_times_square_sparatoria_nypd_spinello.html
 

appiccicoso

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cowboys del c***. Massì, ha un coltello, bucherelliamolo come uno scolapasta! C'è da dire che lui con un coltello da 28 cm...avrebbero potuto fulminarlo col teaser se proprio...oppure, in un mondo utopico, fumarsi una bomba in giro sarebbe sembrata la cosa più naturale e tranquilla del mondo, come lo è per me quando vedo qualcuno che fuma, e nessuno si sarebbe fatto male risparmiandoci questo misero spettacolo di violenza gratuita. Costruiamo un mondo migliore noi che possiamo, ve lo chiedo per favore.
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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In Uruguay la sagra della cannabis. Premiati gusto, profumo ed effetti Il Paese è in attesa di una riforma per creare il monopolio statale della marijuana.

L'Uruguay è in fermento, aspettando la riforma della legislazione locale sulla cannabis, attesa per il 9 agosto e che dovrebbe portare a un vero e proprio monopolio della marijuana nel Paese.
E per entrare in tema un gruppo di coltivatori ha organizzato la prima sagra della pianta: l'8 agosto una sessantina di candidati, sia uruguayani che stranieri, hanno partecipato al concorso per ottenere la Coppa cannabis.
Teatro della curiosa manifestazione, una nuova moda proveniente dagli Stati Uniti e già passata per la Spagna e l'Argentina, è stata Montevideo, dove il parlamento ha in discussione la nuova legge.
GUSTO, PROFUMO ED EFFETTO. Nella lotta per la Cannabis cup i partecipanti si sono sfidati in diverse categorie: presentazione del prodotto, profumo dell'erba, gusto e, immancabile, l'effetto della marijuana.
Al termine una giuria di esperti in materia ha assegnato i premi, sancendo i vincitori per ogni categoria.
«NON È ILLEGALE». «Non è che stiamo facendo qualcosa di illegale», ha spiegato Laura Blanco, dell'Associazione di studi sulla cannabis in Uruguay, «perché legalmente è solo proibito ridistribuire o vendere questa sostanza: questo tecnicamente è consumo collettivo, qualcosa che la Corte suprema ha già autorizzato in altri casi».
Certo, ha precisato, «comunque bisogna stare attenti», anche con il consumo.
RIFORMA CONTRO IL NARCOTRAFFICO. L'idea della riforma è nata, aveva spiegato il presidente José Mujica lo scorso giugno, come parte di un più ampio pacchetto di misure per lottare contro la criminalità e il narcotraffico, cresciuti in Uruguay negli ultimi anni.
Il consumo non è già più considerato un reato e, secondo quanto ha confermato il segretario alla presidenza, Diego Canepa, il progetto di legge è ormai pronto e in attesa di approvazione.
L'idea è quella di creare appunto un monopolio di Stato ma i dettagli sono da definire in parlamento.
Tra le proposte, la coltivazione e la distribuzione statale della cannabis, la legalizzazione della coltivazione a fini di consumo e la creazione di un registro nazionale di consumatori.


http://www.lettera43.it/cronaca/in-...miati-gusto-profumo-ed-effetti_4367560692.htm


Certo che il mondo è proprio strano...
 

crazycheesy

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Ecuador Vs. The World

Ecuador Vs. The World

L’attacco alla Repubblica dell’Ecuador. Ecco il perché di Londra.


Questo articolo è forse uno dei più interessanti spaccati geopolitici di questo momento storico, e ci dice a che livello si stia combattendo una battaglia occulta, anticipandoci che da qui in poi lo scontro uscirà necessariamente in campo aperto. Buona lettura.

Jervé

19 agosto 2012 Autore: Nicoletta Forcheri

Fonte: sergiodicorimodiglianji.blogspot.it

attraverso: http://www.stampalibera.com/?p=50829

Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete.

Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.
Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange,wikileaks, e la Repubblica di Ecuador. Perché il caso esplode, oggi?
Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché, adesso?

Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.

Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa.

Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali.

Ma il mondo non funziona più così.

In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.

Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.

Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate.

Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc.

Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange.

L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”.

Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro.

Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.
E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.

Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.

La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.
Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.



fonte: http://www.iconicon.it/blog/
 

appiccicoso

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Io voglio che giovanardi si dimetta immediatamente per manifesta ignoranza, su tutto, non solo sulla canapa. Ogni volta che apre bocca dice cose sbagliate, da ricco bigotto quale è. Fuori, non l'ho votato, fa solo parte di un partito che se non sei un completo idiota non ti considera. (sia ben chiaro che sono ormai anni che disprezzo tutti sti partiti schifosi. Speravo che nel disastro della crisi ci fossero le basi per una svolta e invece nada, ci sono ancora sti 4 str*** che ci propinano le solite falsità e i loro programmi politici di m****!)
 

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